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Diritti

La riforma delle forze di polizia non può attendere

Stefano Gugliotta è stato dunque liberato dopo alcuni giorni di incredibile detenzione, seguiti al pestaggio subìto sotto casa ad opera di alcuni agenti di polizia. Se l’esito è stato tutto sommato positivo e le responsabilità dei poliziotti sono emerse rapidamente,…

Stefano Gugliotta è stato dunque liberato dopo alcuni giorni di incredibile detenzione, seguiti al pestaggio subìto sotto casa ad opera di alcuni agenti di polizia. Se l’esito è stato tutto sommato positivo e le responsabilità dei poliziotti sono emerse rapidamente, in questo caso è merito di chi ha ripreso la scena dell’aggressione e impedito così trucchi e minimizzazioni, ma è difficile trascurare quanto sia stata lunga e inutile l’incarcerazione del ragazzo. Il fatto è di una gravità estrema.

La vignetta di Mauro Biani dopo la sentenza di primo grado al processo DiazOra pare che il ministero dell’Interno si voglia costituire parte civile nel processo che sarà probabilmente aperto, ma ha ragione Giuliano Pisapia a commentare, sul Manifesto di oggi (vedi allegato), che non è questione di poche mele marce: nelle nostre forze di polizia si sta radicando una cultura della violenza, un’aspettativa di impunità (spesso effettivamente garantita) che rende urgente una riforma seria, a cominciare dalla creazione di un Garante delle persone private della libertà e la riconoscibilità – attraverso una sigla sulle divise – degli agenti in servizio.

Il Comitato Verità e Giustizia per Genova fa anche notare come l’annunciata costituzione di parte civile contro gli aggressori di Gugliotta, sia una piccola foglia di fico del tutto insufficiente a coprire le cospicue vergogne accumulate negli anni: perché, intanto, non costituirsi parte civile nei processi di Genova G8, perché non rimuovere i condannati in quei processi, perché non chiedere scusa? C’entra qualcosa, per caso, il coinvolgimento di alti funzionari e dirigenti?

 

– Il comunicato del Comitato Verità e Giustizia per Genova


IL VIMINALE PARTE CIVILE PER IL PESTAGGIO DI GUGLIOTTA.
FACCIA ALTRETTANTO PER GENOVA G8

Apprendiamo con piacere che il ministero degli Interni ha intenzione di
costituirsi parte civile nel processo che probabilmente seguirà la vicenda di
Stefano Gugliotta, il cittadino picchiato e arrestato senza motivo a Roma da alcuni agenti.
Ci pare che sia una scelta responsabile: non c’è niente di più odioso, in una
democrazia, delle violenze perpetrate contro cittadini inermi da parte di
uomini in divisa.

Domandiamo però all’attuale ministro degli Interni e ai suoi
predecessori, perché non si sia fatto altrettanto nel caso dei processi seguiti
al G8 di Genova: nella scuola Diaz furono pestate e arrestate arbitrariamente
quasi cento persone; nella caserma di Bolzaneto decine di detenuti furono
maltrattati. Decine di agenti sono già stati condannati nei processi che si
sono svolti a Genova (per Bolzaneto anche in secondo grado), eppure il Viminale
non si è costituito parte civile e non ha neppure preso le distanze da quelle
violenze e tanto meno chiesto scusa alle vittime dirette e ai cittadini.

Gli imputati di grado più alto sono stati addirittura promossi e
nessuno dei condannati è stato rimosso o sottoposto a provvedimenti
disciplinari. Quali sono le ragioni di questa incoerenza?  Perché si sono
tollerate e coperte le violenze del G8 di Genova?

La verità è che lo stato italiano non è stato capace di garantire la priorità dei diritti costituzionali
rispetto alle pretese e alle carriere di alcuni alti funzionari, contribuendo
così a creare quel clima di violenza e di impunità che conduce a episodi come
quello avvenuto a Roma ai danni di Stefano Gugliotta (l’elenco è purtroppo
molto lungo). La costituzione di parte civile annunciata dal Viminale sarà solo
una foglia di fico, che non potrà coprire le vergogne accumulate in questi
anni, se non sarà avviata un’autentica operazione-verità all’interno delle
forze di polizia: la condanna degli abusi dev’essere netta e completa, il
ricambio ai vertici dev’essere radicale, un riforma complessiva che porti
trasparenza nelle forze di sicurezza dev’essere messa in cantiere. Sta
diventando un’esigenza vitale per la nostra democrazia.

Genova, 13 maggio 2010
Comitato verità e giustizia per Genova

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