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La prossima banca – Ae 83

Intesa Sanpaolo sta per lanciare una nuova banca, interamente dedicata al mondo del non profit. Una scelta innovativa tra lungimiranza e business Intesa Sanpaolo guarda al terzo settore. Il colosso bancario italiano (5.800 filiali e oltre 10 milioni di clienti,…

Tratto da Altreconomia 83 — Maggio 2007

Intesa Sanpaolo sta per lanciare una nuova banca, interamente dedicata al mondo del non profit. Una scelta innovativa tra lungimiranza e business


Intesa Sanpaolo guarda al terzo settore. Il colosso bancario italiano (5.800 filiali e oltre 10 milioni di clienti, nella foto la sede di Milano) nato dalla fusione di Banca Intesa e Sanpaolo Imi, sta per dare vita a una nuova banca, interamente dedicata al mondo del non profit laico e religioso. Si chiamerà “Banca Prossima – Impresa sociale e comunità” e a quanto risulta ad Altreconomia è già a buon punto il processo autorizzativo da parte di Banca d’Italia, il cui iter dovrebbe concludersi a giugno. La nuova banca sarà una società per azioni, detenute interamente (almeno all’inizio) da Intesa e avrà un patrimonio iniziale di non meno di 100 milioni di euro. La nuova nata conterà su un “bacino” di 50 mila tra associazioni, cooperative, parrocchie ed enti religiosi che già oggi sono clienti di Intesa (anche se non ci saranno passaggi automatici), e che costituiscono il 20% del “mercato” della clientela non profit italiana.

A questi dovrebbe rivolgersi “Banca Prossima”, che probabilmente avrà un paio di sportelli con insegna propria a Milano e Roma ma i cui “prodotti” e servizi saranno disponibili in tutte le filiali del gruppo. Inoltre saranno presenti presidi territoriali, almeno uno per Regione e forse uno per Provincia. Già oggi Intesa sta provvedendo a formare il personale (oltre 100 persone) che seguirà il lavoro della banca. Obiettivo: conquistare altri 10 mila clienti in 3 anni. L’idea di una banca destinata tutta al terzo settore nasce dal laboratorio “Banche e società” voluto dall’amministratore Corrado Passera ormai quattro anni fa. Il percorso fatto sinora aveva portato a parlare di “finanza etica” perfino nel piano d’impresa del gruppo. Banca Prossima dovrebbe costituire il salto di qualità, sviluppando meccanismi innovativi rivolti al mondo del non profit. L’intenzione è quella di guardare al terzo settore con prodotti specifici meno costosi per i clienti, e che tengano conto delle loro specificità, in particolare in tema di finanziamenti.

Sarà tra l’altro messo in piedi un meccanismo per il quale gli utili non saranno ditribuiti all’azionista (almeno per i primi dieci anni) ma confluiranno in un fondo di sicurezza destinato ai finanziamenti più rischiosi, che altrimenti non avrebbero accesso al credito. Un meccanismo che al momento sarebbe un caso unico in Italia.

Oggi c’è una forte sproporzione tra quanto raccolto da Intesa dai clienti non profit (non meno di 5 miliardi di euro) e gli impieghi verso il terzo settore (800 milioni di euro), considerato dalle banche troppo rischioso e poco remunerativo. Intesa Sanpaolo sembra invece intenzionata a scommettere sul terzo settore come attore capace di fare business, e per questo da finanziare.

Il meccanismo ricalcherà quello già sperimentato con i finanziamenti per l’apertura di asili nido privati. In due anni Banca Intesa ha contribuito alla nascita di 250 asili nido, con prestiti fino al 95% dei costi da sostenere.

In un futuro non troppo lontano questa possibilità potrebbe riguardare cooperative, associazioni, botteghe del commercio equo. Banca Prossima aprirà probabilmente in autunno.



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