Una voce indipendente su economia, stili di vita, ambiente, cultura
Diritti

La polizia manganella gli studenti: va bene così?

Com’era successo qualche giorno fa con Curzio Maltese testimone oculare dell’aggressione operata da un gruppo di estremisti di destra sotto gli occhi della polizia, anche ieri una giornalista di Repubblica ha riferito l’incredibile comportamento della polizia di stato durante una…

Com’era successo qualche giorno fa con Curzio Maltese testimone oculare dell’aggressione operata da un gruppo di estremisti di destra sotto gli occhi della polizia, anche ieri una giornalista di Repubblica ha riferito l’incredibile comportamento della polizia di stato durante una manifestazione studentesca. Stavolta la stessa cronista è finita sotto i colpi di manganello degli agenti.
Sta diventano “normale” l’uso della violenza contro studenti pacifici, che scendono in piazza senza alcuna intenzione violenta. Va bene così? Nessuno ha nulla da dire? Che si aspetta a denunciare questi comportamenti come indegni della polizia di un paese democratico?

Nel frattempo l’ex presidente della repubblica insiste nei suoi deliranti consigli alla polizia: lasciateli fare, fate in modo che ci siano violenze (a questo fine servono gli infiltrati) e quando l’opinione pubblica sarà con voi, picchiate e arrestate chi manifesta. Un giorno qualcuno dovrà spiegare perché continua a dare credito a un personaggio come Francesco Cossiga.

da Repubblica:

Ingabbiati sotto i manganelli

di LAURA MARI

ROMA. “Giornalisti, siamo giornalisti, stampa, stampa” ho gridato d’istinto con le mani alzate cercando di evitare le prime manganellate assieme ad altri due cronisti che si trovavano accanto a me. Ma quando ho visto la violenza con cui gli agenti colpivano gli studenti, circa una trentina di ragazzi e ragazze tra i 20 e i 26 anni chiusi in uno spazio di neanche 20 metri quadrati, ho tentato di scappare.

Sono all’incirca le 15 quando gli studenti dell’Onda, dopo una giornata di cortei, arrivano alla stazione Ostiense, a Roma, per bloccare simbolicamente i binari. Stavo tentando di scavalcare i tornelli per raggiungere, assieme ai fotografi e agli altri cronisti, le banchine prima che arrivasse il resto del corteo. Ma è bastato attendere qualche frazione di secondo in più, giusto il tempo di aspettare che un cameraman oltrepassasse il tornello, per sentire le urla degli studenti dietro alle mie spalle e vedere più di una decina di agenti di polizia in tenuta antisommossa sferrare i manganelli contro di noi.

Ho sentito un rumore sordo, un dolore improvviso alla testa. La prima manganellata. Gli studenti si spintonavano per uscire dai cancelli sbarrati dalle forze dell’ordine. Urlavano agli agenti di smetterla di picchiare, tenevano le mani alzate. Ho trovato un piccolo passaggio nella ressa, mi sono coperta la testa con le mani e ho sentito il secondo colpo. Più forte, duro, secco. Sopra il gomito. Dietro di me una voce:«Di qua di qua, passate di qua» gridavano i pendolari della stazione.

E mentre la polizia continuava a manganellare, sono riuscita a scappare, insieme agli studenti, dalla gabbia della stazione. Qualche ragazzo è caduto e, mentre tentava di rialzarsi, è stato colpito nuovamente dalle forze dell’ordine. A quel punto, dal corteo degli studenti che si trovavano fuori dalla stazione Ostiense sono iniziati i cori contro gli agenti di polizia. Sono volate bottiglie di plastica e d ivetro,non più di una decina. Mi sono guardata attorno: c’erano studenti che piangevano.

Una ragazza si teneva la testa, un’altra si toccava il braccio dolorante. Un ragazzo perdeva sangue dalla testa. E tutto questo per aver cercato di scavalcare i tornelli e tentare di bloccare, simbolicamente, i binari di dei treni. Una decisione che gli studenti dell’Onda avevano preso almeno un’ora prima di raggiungere là stazione Ostiense. Lo avevamo capito noi giornalisti quando abbiamo visto i leader della protesta che concordavano’ il percorso con i dirigenti delle forze dell’ordine e ci sembrava impossibile che non lo avessero capito anche loro.

Eppure, all’ingresso della stazione, gli agenti si sono schierati ai lati dell’edificio. Quasi ad attendere che gli studenti entrassero per poter poi intervenire. Mentre mi accorgo che negli scontri mi si erano spaccati anche gli occhiali, sento una ragazza avvicinarsi e dirmi «vieni via, corri». Mi giro e mi rendo conto che gli scontri stanno ricominciando. Da fuori intravedo un fuggi fuggi davanti all’ingresso della stazione Ostiense. Poi torna la calma. E gli studenti dell’Onda tomano in corteo verso la Sapienza.

I “consigli” di Cossiga 

(ANSA) – ROMA, 8 NOV – ”Un’efficace politica dell’ordine pubblico deve basarsi su un vasto consenso popolare, e il consenso si forma sulla paura, non verso le forze di polizia, ma verso i manifestanti”. Ne e’ convinto il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga, che, per questo, in una lettera aperta da’ dei ”consigli”, sul filo del paradosso, al Capo della Polizia Antonio Manganelli.
 Per il senatore a vita e’ stato ”un grave errore strategico” reagire con ”cariche d’alleggerimento, usando anche gli sfollagente e ferendo qualche manifestante” ai cortei che si sono fatti piu’ minacciosi.
 ”A mio avviso – scrive Cossiga – dato che un lancio di bottiglie o insulti contro le forze di polizia, l’occupazione di stazioni ferroviarie, qualche automobile bruciata non e’ cosa poi tanto grave, il mio consiglio e’ che in attesa di tempi peggiori, che certamente verranno, Lei disponga che al minimo cenno di violenze di questo tipo, le forze di polizia si ritirino, in modo che qualche commerciante, qualche proprietario di automobili, e anche qualche passante, meglio se donna, vecchio o bambino,
siano danneggiati e cresca nella gente comune la paura dei manifestanti e con la paura l’odio verso di essi e i loro mandanti o chi da qualche loft o da qualche redazione, ad esempio quella de L’Unita’, li sorregge”.  ”Solo dopo che la situazione si aggravasse e colonne di studenti con militanti dei centri sociali, al canto di ‘Bella ciao’, devastassero strade, negozi, infrastrutture pubbliche e- scrive ancora Cossiga- aggredissero forze di polizia in tenuta ordinaria e non antisommossa e ferissero qualcuno di loro, farei intervenire massicciamente e pesantemente le forze dell’ordine contro i manifestanti, ma senza arrestare nessuno”.

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di Altreconomia per non perderti le nostre inchieste, le novità editoriali e gli eventi.


© 2024 Altra Economia soc. coop. impresa sociale Tutti i diritti riservati