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La nuova galleria di Bormio e il condominio sgomberato

A metà febbraio, il sindaco di Valdisotto ha ordinato lo sgombero di un condominio sotto al quale è in via di realizzazione una nuova galleria lunga meno di un chilometro. 40 milioni di euro di investimento che la Provincia di Sondrio avrebbe sostenuto per "favorire le esigenze dei cittadini". Una storia diametralmente opposta al turismo responsabile promosso ad esempio dall’associazione "AltraValtellina"

La saga del turismo di massa nelle località sciistiche di Bormio e Livigno si arricchisce di un altro capitolo, potenzialmente drammatico. A scriverlo, il 18 febbraio di quest’anno, è stato il sindaco del Comune di Valdisotto, Sergio Bracchi, attraverso un’ordinanza di 14 pagine con cui ha disposto lo “sgombero, il divieto di accesso e di utilizzo” di un intero condominio chiamato “Zebrù 2” e costituito da seconde case.
 
Il legame insostenibile sarebbe sancito dal primo “considerato” dell’atto firmato dal sindaco, dove si dà conto della “realizzazione, da parte della Provincia di Sondrio” della galleria stradale “S.S.38 variante di Bormio per Santa Caterina Valfurva e Livigno (lotto6) – Variante Santa Lucia” posta a circa 110 metri di distanza proprio dal condominio ‘Zebrù 2’”.
 
Infatti, a costringere il primo cittadino -e gli uffici del Comune- a metter mano al provvedimento è stata una comunicazione via mail sottoscritta tre giorni prima (il 15 febbraio) da due consulenti tecnici d’ufficio incaricati dal Tribunale di Sondrio: “Non sussistono più sufficienti condizioni di sicurezza per l’agibilità del fabbricato del Condominio denominato ‘Zebrù 2’ -si legge- […] e l’estensione del dissesto in atto potrebbe non essere limitata al condominio oggetto di causa, ritenendo altresì necessaria un’estensione del monitoraggio alle aree limitrofe”. 
 
Il condominio sorge su un versante che s’affaccia sulla piana di Bormio in località Santa Lucia (da lì il nome della variante). L’infrastruttura, concepita dalla Provincia di Sondrio per “favorire le esigenze dei cittadini ed offrire un servizio diretto più prossimo”, consiste in 1,4 chilometri, di cui 994 metri in galleria, per un costo complessivo di partenza pari a 40.374.444 euro. Oltre 28 milioni di euro per chilometro per un’opera -non ancora a regime nonostante l’ultimazione fosse prevista per l’autunno 2015- incaricata di spostare il traffico veicolare dal centro di Bormio e dirottarlo verso Santa Lucia, e dunque le Motte -poco sotto al sito d’interesse comunitario del Paluaccio di Oga (che custodisce una torbiera)-, in direzione del più distante Passo del Foscagno e quindi Livigno. Livigno, zona franca da 106 anni, che è un magnete turistico: nel solo mese di dicembre 2014, quel borgo condannato a vetrine, piste e parcheggi per 6mila abitanti ha contato arrivi per oltre 38mila persone.
 
 
Fatto sta che le parole che il sindaco di Valdisotto ha rivolto a metà febbraio alla Provincia di Sondrio sono pietre, specie quando -nell’ordinanza- l’ha individuato quale “ente preposto e competente ad eseguire urgentemente ed indifferibilmente tutte le attività e le opere necessarie ad estendere il monitoraggio continuativo anche alle aree limitrofe, comunque interessate dai dissesto in atto” in qualità di “appaltante della galleria stradale in corso di costruzione”.
 
Ma se la responsabilità sul dissesto da parte della galleria è ancora tutta da dimostrare, è sufficiente scorrere le 24 pagine di un provvedimento del novembre 2007 della Direzione generale territorio e urbanistica della Regione Lombardia per rendersi conto della delicatezza del versante ormai bucato.
 
Già nove anni fa, infatti, la Regione aveva dato conto del fatto che le “aree interessate” dall’intervento ricadevano in zone dalla “fattibilità con consistenti limitazioni” o “fattibilità con gravi limitazioni”, e che fossero evidenti “elementi potenzialmente critici per la realizzazione della galleria”. Ad esempio, la “possibile influenza del movimento gravitativo di versante”, i “potenziali impatti legati a cedimenti sotterranei o erosione connessa all’esecuzione dei lavori”, “la presenza di incisioni da erosione concentrata di alcuni rii”. Il parere, in ogni caso, fu come al solito favorevole seppur con prescrizioni.
 
In attesa dei “benefici” della nuova SS38 promessi dalla Provincia, gli inquilini dello Zebrù 2 -e forse, dopo le rilevazioni disposte, anche quelli delle “aree limitrofe”- si son visti sgomberare.

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