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Opinioni

La necessità di un’alternativa politica

Il fantasma di Silvio Berlusconi. L’eventualità del suo ritorno al potere suscita sgomento e incredulità. Però al di là di queste sensazioni è urgente capire come sia possibile che una situazione del genere si ripeta come se nulla fosse, dopo quanto abbiamo subito nei lunghi anni di governo di questo personaggio e di tutto quello che rappresenta.

Tratto da Altreconomia 141 — Settembre 2012

Se dovessimo ripiombare in una spirale che comporta la disarticolazione di tutti i nuclei della democrazia (dall’assetto del sistema dell’informazione alla Costituzione, dalla scuola e dall’Università ai rapporti che regolano il lavoro, dalla magistratura alla vita dei partiti), di chi sarebbe la colpa? E visto che ci poniamo la domanda prima che tale eventualità diventi effettiva, chi ha oggi la responsabilità di scongiurarla?
La colpa non è solo di partiti come il Pdl e la Lega, che hanno pur sempre il diritto di riconoscersi in colui che evidentemente incarna in sé, in maniera esemplare, la loro mentalità e la loro visione della politica. La colpa, ripartita in tante piccole quote ma non per questo meno pesante, è di tutti quei cittadini che votano per un personaggio e per un governo del genere. Per loro l’evidenza non conta, i risultati disastrosi prodotti sono come dei meriti, il discredito in cui l’Italia tornerebbe a cadere sarebbe solo frutto del pregiudizio dei giornali stranieri. Con pazienza, con rispetto umano e civile, bisognerà parlare con questi elettori del “centro-destra” (in realtà destra estrema). Occorre farli ragionare, avranno pure dei figli, delle persone care, dei valori, vivono in Italia come tutti noi. E quindi, prima o poi, possono e devono aprire gli occhi per arrivare a scegliere finalmente di revocare il consenso a questo modo di fare politica e a questo modo di essere di destra. Penso, per esempio, alla situazione di un movimento cattolico come Comunione e liberazione, che ormai deve specchiarsi nel disastro culturale e politico a cui ha collaborato e avere l’onestà dell’autocritica. Chi ha condiviso e alimentato la mentalità del berlusconismo (nei costumi quotidiani o nella politica, nelle attività economiche o nel mondo della cultura) deve essere sollecitato a meditare sulle conseguenze delle proprie scelte elettorali. Bisogna far capire che, tentando di riportare in vita il fantasma del capo, si dà un colpo mortale all’Italia.
Ma la responsabilità cruciale investe quanti -forze politiche, sindacati, movimenti, associazioni e singoli cittadini- si sentono alternativi a questo “centro-destra”. Finora la loro, la nostra, inadeguatezza è stata il pilastro portante del berlusconismo, che ha trionfato anche perché un’alternativa appariva inesistente. Ora è vitale, decisivo, improrogabile che tutti questi soggetti si parlino e scelgano con coraggio di fare politica seguendo il metodo della giustizia che riconosce dignità a chiunque e lavora per la sua attuazione. I protagonisti di questo movimento di alternativa democratica hanno il dovere di procedere insieme. Devono leggere lucidamente la società italiana e la situazione in cui ci troviamo, e -di conseguenza- adottare senza ambiguità quelle priorità di programma che permettono non solo di rispondere alla crisi attuale, ma anche di cominciare a sradicarne le cause. Mi riferisco a priorità come queste: la centralità dell’occupazione, il rilancio del diritto allo studio e al lavoro per le nuove generazioni, la riforma fiscale patrimoniale, la tutela dell’ambiente naturale, la difesa dei beni comuni, il rafforzamento dei servizi sanitari e sociali, l’impulso alla partecipazione democratica e il riordino antimonopolista del sistema dei media, la salvaguardia dell’indipendenza della magistratura, il ritiro dall’Afghanistan e il contributo dell’Italia alla costruzione di nuove regole per la democrazia e per l’economia su scala mondiale, la salvaguardia dei diritti dei migranti e di tutti coloro che si trovano in condizioni di maggiore vulnerabilità, l’umanizzazione della situazione dei detenuti nelle carceri, lo sviluppo della cultura, della ricerca, dell’arte. Sono priorità riconoscibili veramente solo da quanti superano l’ideologia della società di mercato e scelgono invece la cultura della giustizia seconda la dignità umana e secondo il bene comune. Se i partiti del centro-sinistra e della sinistra avranno un sussulto di coraggio e di intelligenza, se saranno disposti a dare coralmente rappresentanza a questo progetto, allora il berlusconismo sarà solo un triste ricordo e non un incubo che sembra interminabile. —
 

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