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Opinioni

La “lista” di Altreconomia

“Fare riviste, interpretare i tempi, è fare politica” ha detto recentemente il saggista Goffredo Fofi, anima de “Lo straniero” (che da poco ha tagliato il traguardo dei 15 anni). Sposiamo questa affermazione e la utilizziamo come premessa mentre ragioniamo di quel che accadrà nei prossimi mesi, in cui un susseguirsi di appuntamenti elettorali ridisegneranno -forse radicalmente- la geografia istituzionale del nostro Paese.

Tratto da Altreconomia 145 — Gennaio 2013

Non abbiamo ricette (né le potremmo fornire), tantomeno abbiamo indicazioni di voto (o di non voto) da suggerire (né sarebbe tra i nostri compiti).
La confusione, l’incertezza -e un non trascurabile livello di sfiducia e astio piuttosto giustificato- caratterizzano questi tempi. Data la quasi necessità di procedere per esclusione, quel che possiamo fare è immaginare una lista -una sorta di decalogo- di temi e posizioni che nel corso di tutti questi anni abbiamo avuto modo di intercettare dalle pagine della nostra rivista, che poi potrà essere utilizzata mettendola a confronto con i programmi -o i fatti- che fanno riferimento a l’uno o l’altro schieramento o individuo politico, sia a livello nazionale sia locale. Possiamo considerarla un elenco che costituisca un minimo comune denominatore, una punto di partenza imprescindibile. Particelle elementari -che non possono essere ulteriormente scomposte e divise- di un confronto che possa poi aiutare a scegliere, e una volta votato, a verificare. È un lista certamente non esaustiva, ed ogni punto è naturalmente e intimamente legato agli altri. Forse, le possiamo addirittura chiamare “pretese”. Alla fine, ciascuno farà le sue scelte.

 

Clicca sull’anteprima per vedere la presentazione video della rivista del direttore di AltreconomiaPietro Raitano.

 

 
Una siffatta “griglia” non può che partire dal lavoro (né più né meno come fa la Costituzione), e dalla sua tutela. La crisi si è abbattuta sui lavoratori e sulle loro famiglie, colpendo non solo il reddito ma anche la dignità e le basi per un futuro più sereno. Le politiche “di mercato” e la precarietà, non hanno funzionato. Chi ancora se ne fa bandiera, non avrà il nostro appoggio. Lo avrà invece chi vorrà sperimentare pratiche di redistribuzione del reddito, a partire dalla tassazione delle rendite e delle transazioni finanziarie, passando per la lotta all’evasione fiscale, fino all’istituzione di un reddito minimo garantito. Lo avrà chi sosterrà le pratiche migliori di mutualismo, di cooperazione, di credito e finanza etica.
La seconda pretesa è che i candidati a essere decisori politici e istituzionali non facciamo più finta di niente di fronte alla necessaria (non semplicemente auspicabile) conversione ecologica dell’economia e della società. A discendere da questo principio, daremo fiducia a chi blocca la cementificazione, a chi tutela il paesaggio, a chi vede nel territorio la vera ricchezza, sia essa sotto forma di potenziale agricolo, turistico, relazionale.
Daremo fiducia a chi immaginerà piani che mettano al centro il risparmio energetico e le fonti rinnovabili (e con essi la mobilità sostenibile e condivisa), non in un ottica di profitto o finanziarizzazione, ma di buon senso e vantaggio per tutti. Non daremo retta a chi inneggia alle “grandi opere” a prescindere, senza saperne o comprenderne reali costi e benefici.Non ascolteremo nemmeno i comizi (ed è la terza pretesa) di chi non vorrà ascoltare la volontà popolare, sia essa quella dei mille comitati sparsi per il territorio, che quella, lampante, emersa dai referendum del 2011, contro l’energia nucleare e contro la privatizzazione dei servizi pubblici locali, a partire dall’acqua.
Appoggeremo invece chi si impegnerà per la riduzione delle spese militari, chi con accortezza si interrogherà sul debito pubblico e sul modo di gestirne i costi in un’ottica di giustizia.
Appoggeremo chi guarderà alla questione di genere non per ingraziarsi parte dell’elettorato, o per operazioni di facciata, ma come cardine di politiche innovative e di lungo respiro.
Daremo fiducia a chi anteporrà i diritti agli egoismi, come nel caso delle vergognose norme italiane sull’immigrazione. Sosterremo chi si interrogherà sulla tenuta democratica delle nostre forze dell’ordine, e cercherà di porvi rimedio.
E infine, staremo dalla parte di chi, magari senza clamori e a costo di fatiche personali imponenti, denuncia e combatte la criminalità organizzata, a Nord e a Sud. —
 

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