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Altre Economie

La lepre e gli alberi – Ae 59

Numero 59, marzo 2005Il Forum sociale mondiale prova a tenere insieme la lotta alle povertà di oggi e i sogni di giustizia di domani. Cresce il commercio equo Sud-Sud, ma sul “mantra” del mercato il confronto è impari “Mia nonna andava…

Tratto da Altreconomia 59 — Marzo 2005

Numero 59, marzo 2005

Il Forum sociale mondiale prova a tenere insieme la lotta alle povertà di oggi e i sogni di giustizia di domani. Cresce il commercio equo Sud-Sud, ma sul “mantra” del mercato il confronto è impari
 
“Mia nonna andava a raccogliere legna per cucinare, e ogni settimana era costretta ad andare sempre più lontano. Mio padre diceva: non ci sarà più legna se non piantiamo altri alberi. La nonna lo guardava, assentiva, e rispondeva: ‘Sì, tu hai ragione, ma io ho bisogno oggi di legna per cucinare”.
Molti nostri lettori ci chiedono: “Ma che cos’è un Forum sociale mondiale? Che cos’è, e come si svolge Porto Alegre?”
Ecco, nell’aneddoto riportato all’inizio e ascoltato da uno dei relatori, nello spazio tra questo oggi e il tempo per far crescere gli alberi, c’è il senso di un forum sociale mondiale come quello che si è recentemente svolto in Brasile: l’urgenza dei fatti di oggi (denunce, campagne di pressione, diritti negati) e l’esigenza, anche questa pressante, di trovare soluzioni concrete a problemi sempre più globali.
A Porto Alegre la quinta edizione del Forum sociale mondiale ha chiuso i battenti il 31 gennaio: forse più che nel passato si è trattato di un evento popolare (150 mila i partecipanti) la cui principale caratteristica continua ad essere quella di un’enorme piazza di incontri, di scambio di esperienze e di pratiche. Certamente il Forum non è ancora, e forse non sarà mai, il luogo dove nasce un nuovo pensiero politico. Non ha mai preteso di esserlo per la verità. Eppure è vero che qui è nata, o meglio ha preso consapevolezza di sé, un’idea di resistenza, un modello di opposizione a un sistema di politiche neoliberiste che si è rapidamente moltiplicato nei Sud del mondo. Non ancora una soluzione, ma la condivisione delle critiche e dei problemi.
In un forum mondiale si incomincia a credere che “la lotta di uno è la lotta di tutti”: prendono infatti voce le denunce e le esperienze dei popoli indigeni, degli esclusi, delle donne, dei poveri. Per sei giorni questo diventa chiaro: poi tutti si torna a casa e che succede?
 
Mancano 10 anni agli obiettivi del millennio, otto obiettivi che capi di Stato e di governo in ogni occasione importante s’impegnano a raggiungere (dimezzare il numero di chi muore di fame entro il 2015, assicurare l’istruzione elementare universale, diminuire la mortalità infantile, garantire la sostenibilità ambientale…) ma intanto il tempo passa e  840 milioni di persone continuano a patire la fame, più che cinque anni fa.
Qui a Porto Alegre si coglie che questo degli “obiettivi del millennnio” potrebbe essere uno dei temi che ci accompagnerà nei prossimi mesi, bandiera e richiesta per il G8 che si riunirà a giugno, per l’Assemblea generale dell’Onu di settembre, per il vertice dell’Organizzazione mondiale del commercio di dicembre. Ultime occasioni per prendere sul serio la data del 2015.
Un tormentone oppure ci si può aspettare qualcosa di nuovo?
 
Il Forum favorisce (e costruisce a sua volta) l’idea di una realtà in movimento, non solo in senso ideologico: centinaia di associazioni, organizzazioni non governative, gruppi di approfondimento, tutti, nei diversi angoli della terra sembrano in grado di far sentire con più forza la loro voce.
Il commercio equo e le economie solidali hanno conquistato spazio e ormai sono punti forti del “manifesto” del forum.
Il commercio equo Sud-Sud (alimentari e artigianato prodotti non per il ricco Nord ma anche per i mercati interni e quelli vicini) incomincia a prendere forma. Non solo quindi resistenza al neoliberismo ma anche chiazze di alternativa che si espandono nel mondo.
Nulla, se non seguiranno adeguate politiche strutturali, se le stesse “buone pratiche” non arriveranno a incidere sulle leggi nazionali e i rapporti internazionali. Lo scontro, come testimonia anche il Brasile di Lula, resta durissimo tra chi accumula ricchezza e chi non esce, se non a prezzo di generazioni, dalla povertà estrema.
Come ricorda il Forum: “L’efficienza è il mantra del mercato. La tartaruga e la lepre hanno uno loro efficienza. Ma se la gara è su chi è più veloce, la tartaruga perderà sempre. I poveri perderanno sempre”.!!pagebreak!!
 
Nel 2006 forum multipli in contemporanea poi sarà la volta dell’Africa
Il prossimo anno il Forum sociale mondiale sarà “multiplo”: si svolgerà cioè in diversi luoghi del mondo ma nella stessa data (in contemporanea, come sempre, con il Forum economico mondiale di Davos). Le proposte dovranno pervenire  al Consiglio internazionale entro marzo, che prenderà le prime decisioni  nella prossima riunione, prevista per l’inizio di aprile.
Un’idea è anche  quella di un forum virtuale, un Fsm 2006 in rete, utilizzando le tecnologie per far incontrare, discutere e proporre on-line da tutto il pianeta (che può accedere in qualche forma a Internet).  
Il Consiglio internazionale ha anche deciso che sosterrà i processi tematici e regionali già attivi (come il Forum sociale europeo, previsto per aprile 2006 in Grecia) e che il Segretariato internazionale continuerà con l’attuale composizione fino ad aprile, quando sarà “riconfigurato”.  Quest’ultimo passaggio è sicuramente il più delicato da affrontare, insieme alla richiesta di ritornare a Porto Alegre nel 2008 o con cadenza biennale, che il presidente Lula stesso ha voluto rimarcare nel suo incontro con il Consiglio internazionale. 
L’altra decisione adottata è che nel 2007 il Forum mondiale tornerà ad essere in un unico posto, in un Paese africano.  Quale ancora non è dato saperlo, dal momento che è responsabilità del Forum sociale africano decidere, entro aprile.  Per ora sono candidati Marocco, Sud Africa, Senegal, Ghana e Kenya e quest’ultimo sembra il favorito.
Certo è che sia il nuovo corso del 2006, sia quello del 2007 potrebbero cambiare profondamente il “processo” del Forum, la sua struttura e forse anche la sua natura di “spazio aperto”.  Chico Whitaker, uno dei “padri” fondatoi del Forum, mantiene fermamente la sua posizione di fronte alle ripetute richieste di rimettere in discussione il ruolo del Fsm, perché diventi un soggetto attivo nell’arena politica mondiale, con strategie e azioni proprie.  È la richiesta, per esempio, dei 19 “saggi” (tra cui due premi Nobel) che hanno lanciato un documento durante il Forum, che potremmo chiamare il “Consenso di Porto Alegre”, opponendolo a quello di Washington.   Dice Whitaker: “La nostra missione è quella di facilitare e sostenere l’incontro tra le diverse espressioni della società civile globale, offrendogli uno spazio e un processo di elaborazione comune, non è quella di prendere decisioni al suo posto.  Sono le organizzazioni, i movimenti che lanciano le campagne, le manifestazioni, le proposte e le azioni, riunendosi e confrontandosi qui al Fsm e negli altri forum locali.  Noi dobbiamo aiutare il processo ad allargarsi e radicarsi nel mondo e sistematizzare i risultati che si producono”. 
Rimangono da risolvere questioni urgenti, come la democrazia interna e la rappresentatività nel “movimento”.  Forse con l’arrivo di nuove voci e nuove forze da tutti i continenti si arriverà a un vero coordinamento internazionale della società civile che, valorizzando le differenze, sia unito nelle principali battaglie e sfide che ci attendono.
Jason Nardi
 
A fine giugno un incontro mondiale sulla cultura
Il quinto Forum sociale ha dato ampio spazio alla cultura, che ha costituto un nucleo tematico autonomo. La cultura quindi da elemento di intrattenimento ad asse di costruzione di un nuova educazione del gusto. Oltre 200 gruppi hanno portato al Forum piu di 400 differenti attività, dimostrando che una cultura glocale è possibile, che la circolazione di film, musica, teatro, puó essere indipendente dalle grandi major. Nessuno è stato pagato, ma agli artisti più poveri è stato offerto l’alloggio e a volte il viaggio.
A fine giugno si terrà il primo Forum mondiale della cultura; Cuba ed Argentina sono per il momento i possibili Paesi ospitanti. !!pagebreak!!
 
L’organizzazione dietro le quinte
Dove inizia un forum sociale
Quando comincia, dal punto di vista organizzativo, un evento come quello di Porto Alegre?
Il primo gruppo di lavoro locale, 8 persone che già avevano collaborato alla gestione dei precedenti Forum mondiali, si è messo al lavoro nel giugno dello scorso anno. Comunicazione, infrastrutture, logistica, informatica, servizi, finanza, sono state le diverse aree di lavoro. Particolarmente complessa si è rivelata proprio la gestione delle infrastrutture. Abbandonata l’idea di un Forum tra le mura delle università (fino al 2003 la Pontificia università cattolica, per il 2005 si proponeva l’Università Rio Grande do Sul) bisognava capire come costruire uno spazio forum aperto alla città.
Si è deciso di realizzare il Forum vicino al lago, in un unico spazio. “Volevamo creare una specie di grande città -spiega il coordinatore generale, Jeferson Miola- un luogo dove poter sperimentare nuove relazioni sociali, economiche, culturali. Doveva essere un Forum orizzontale, il piú possibile democratico, per cui abbiamo fatto proporre e gestire ad associazioni di tutto il mondo le attività dell’ incontro”.
4 ettari di terreno occupato, oltre 120 000 metri quadrati di costruzioni che sono state realizzate in poco più di un mese. 400 uomini, soldati e molti membri del movimento dei sem terra, hanno lavorato 12 ore al giorno in un grande cantiere all’aria aperta, per edificare i 500 spazi del forum, tende, case di cemento leggero e biocostruzioni.
Con 4 milioni e 400 Reais, circa un terzo del budget complessivo del Forum, il volto della città è cambiato, il bianco delle tende e l’azzurro della segnaletica, centri di informazione, sicurezza, e alimentazione assieme a 203 auditorium hanno riempito l’orizzonte del lago, nuovi compagni dei tradizionali abitanti delle sponde del Guaiba, i meninhos de rua e i favelanti che qui trascorrono lunghi pomeriggi, pescando e guardando il sole tramontare, dimenticati dal resto di Porto Alegre. 
 
Il nucleo della comunicazione, coordinato da Zilda Piovesan, ha lavorato con un budget di 1,9 milioni di Reais. “I nostri principali obiettivi sono stati da subito l’appoggio ai media alternativi e al software libero, la produzione giornaliera di materiale scritto e audio, la raccolta di interviste, voci di alcuni grandi pensatori contemporanei sul ruolo e sulla funzione del Fsm 2005, la preparazione delle infrastrutture audio e video che avrebbero consentito la diffusione locale e via satellite. Abbiamo programmato ad agosto tutte le azioni di comunicazione, dall’elaborazione del programma alla segnaletica (anche se il programma stampato, un tabloid di un centinaia di fogli, è arrivato solo in extremis per l’apertura del Forum, ndr) dai comunicati stampa alla campagna di accreditamento individuale, di associazioni e giornalisti”.
 
1.800 le persone impegnate nel settore della logisitica, diretto da Jarbas Ferriera. “A dicembre eravamo solo in 4, a gennaio l’ufficio è diventato operativo, 22 persone e un milione di Reais per coordinare 1500 volontari,  500 uomini della sicurezza, medici dei posti di salute e tutte le attività dell’economia solidale (alimentazione, artigianato…) Il vero problema del nostro nucleo è stata la sicurezza, numerossissimi furti (anche 15 computer, lettori dvd e stampanti) e diversi tentativi di stupro nell’accampamento della gioventù hanno dimostrato quanto sia indispensabile un controllo più serrato in eventi di questa dimensione, per garantire l’incolumità di tutti i partecipanti e il regolare svolgimento delle attivitá programmate”. 
Laura Fantozzi
 
Cyber cafè e “software libre”
30 cyber café, 12 centri di informazione, 850 nuovi punti di rete internet in tutta Porto Alegre, e oltre 800 computer noleggiati.
Una infrastruttura informatica imponente quella montata dal Forum
che, alla fine, è rimasta a disposizione della comunità locale, così come le opere di drenaggio e le case, nuovi alloggi popolari da distribuire tra gli indigenti della periferia.
Un milione e mezzo di Reais il costo dell’operazione informatica.
 
Una Babel planetaria risolta grazie ai volontari
Una parte dei fondi del Forum è stata riservata alla copertura delle spese di alloggio e viaggio dei traduttori:
530 volontari provenienti da tutti e 5 i continenti (quasi l’80% dal Sud America) sono stati indispensabili per consentire a tutti i partecipanti di seguire i relatori del Forum, che hanno parlato in una ventina di diversi idiomi.
Babel, la rete internazionale di traduttori nata con il primo Forum sociale mondiale, e il gruppo Nomad, rete di informatici impegnati nel rendere la tecnologia piu accessibile, promuovendo l’utilizzo di Linux, hanno iniziato a lavorare a pieno ritmo solo a gennaio.
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Suor Dorothy uccisa come Chico Mendes
Prima che l’avvenimento  fosse ripreso dai quotidiani è stato il tam tam degli amici, dei compagni di missione a farci arrivare la notizia: il 12 febbraio, nello stato brasiliano del Parà, è stata uccisa suor Dorothy Stang, 76 anni, da oltre 25 in Brasile, impegnata nella difesa dei contadini e dei senza terra.  Il pensiero è andato a Chico Mendes, il difensore dei diritti dei raccoglitori di cauciù, assassinato con uguale brutalità nello stato dell’Acre nel 1988. Almeno dal 1999 la missionaria aveva ricevuto minacce di morte per la sua instancabile lotta a difesa dell’Amazzonia e per l’affermazione dei diritti dei Sem terra.
Dorothy, originaria dell’Ohio, negli Stat Uniti,  di recente aveva ottenuto la cittadinanza brasiliana e quella onoraria dello stato del Parà. Il Parà, grande quattro volte l’Italia e con una popolazione di poco superiore ai sei milioni di abitanti, è un punto nevralgico per i trafficanti illegali di legno, latifondisti e altri speculatori dell’Amazzonia. Quello di Dorothy è stato l’undicesimo assassinio in 12 mesi.
 
Fortaleza, paradigma del Brasile
Contro tutti,anche il partito
Il 13 è il numero con cui, poco più di due anni fa, Lula ha vinto le elezioni in Brasile; con lo stesso numero Luizianne de Oliveira Lins ha battuto in una rocambolesca avventura elettorale i suoi avversari, dentro e fuori il partito dei lavoratori (Pt), diventando a soli 36 anni “prefeita” (sindaco) della grande città di Fortaleza, 2,5 milioni di abitanti, oggi quinta capitale del Brasile.
La storia di Luizianne è emblematica delle tensioni che attraversano il Paese e la sinistra al potere. Luizianne si era candidata lo scorso autunno come espressione della parte più radicale del Pt, la corrente che fa riferimento a Democrazia socialista, affrontando una forte opposizione a livello locale e nazionale.
Per un gioco classico di equilibri politici il Pt aveva puntato tutto non su di lei ma sul candidato di un piccolo partito alleato, il PCdB.
Luizianne non si spaventa e si candida a dispetto di tutti, con pochissimi soldi per la campagna elettorale ma un forte sostegno della società civile e delle reti di economia solidale. Cinque giorni prima delle elezioni è ancora quinta nei sondaggi; poi risale, nonostante la boca de urna, il lavoro sottile che il Pt svolge per convincere gli incerti a votare l’altro candidato, Inacio Arruba.
L’escalation continua e Luizianne passa al secondo turno, costringendo a questo punto il partito ad appoggiarla; così vince le elezioni con il 55 per cento dei consensi e diventa la prima donna di Fortaleza.
L’abbiamo incontrata qualche giorno prima del Forum sociale mondiale: la sua è una storia densa di politica e impegno per le minoranze. Giornalista, iscritta al Pt dal 1989, milita nei movimenti della sinistra dal 1987. Ha lavorato, tra le altre cose, come funzionaria pubblica e come ricercatrice sociale. Tramite concorso diventa professoressa di Comunicazione sociale all’Università federale del Cearà.
Ex-segretraria della gioventù del Pt, è eletta consigliere comunale nel 1996 e poi rieletta nel 2000; figura di rilievo sul piano dei diritti umani, assume l’incarico di presidente della Commissione educazione e cultura e di presidente della Commissione di difesa delle donne, della gioventù e dell’infanzia. Nel 2002 viene eletta deputata dello stato del Cearà con 60.821 preferenze, la più votata in assoluto. Oggi Luizianne è sindaco di una città dura e difficile, dove la forbice sociale è molto divaricata; mentre 180.000 persone vivono sotto la soglia di povertà e più di centomila sono disoccupate, esiste una fascia di popolazione che vive nel lusso.
Fortaleza deve il suo enorme e repentino sviluppo, alla speculazione edilizia fondata sul turismo sessuale, vera piaga dilagante della città. Gli enormi palazzi sorti sul lungomare, sono il simbolo di uno sfruttamento ambientale ed umano che ha costretto i più poveri a vivere in quartieri periferici interni dai quali non si emerge mai, tranne che per consegnarsi al commercio sessuale. Le famiglie alla fame a volte sanno e accettano come un destino tutto questo; in altri casi, nonostante la povertà estrema, rifiutano la prostituzione dei loro figli. Luizianne è da sempre in prima linea nella difesa dei diritti delle minoranze, in particolare nella lotta contro il turismo sessuale. Sa che non sono sufficienti le misure sociali finora adottate; bisogna intervenire sulle cause, ci dice, agendo sui problemi strutturali delle famiglie per migliorarne le condizioni minime.
Forse anche per questo ci dimostra totale apertura e disponibilità a lavorare insieme per far crescere il commercio equo e le economie solidali a Fortaleza. Come altri in Brasile, oggi Luizanne critica il governo Lula chiedendo maggiore attenzione al sociale, cambio delle politiche macroeconomiche di stampo liberista, maggiore dibattito interno al governo e al partito.
Deborah Lucchetti, Gigi Eusebi
 
Stop al turismo sessuale contro i minori
Fortaleza, le spiagge del Nord Est brasiliano, Salvador, giù fino a Rio: sono alcuni dei luoghi del turismo sessuale che coinvolge e sfrutta i minori, 500 mila secondo alcune fonti in Brasile. Al Forum sociale un raggruppamento di ong e associazioni italiane, con l’appoggio tra gli altri anche della Regione Toscana e del governo brasiliano, ha lanciato la campagna “Stop sexual tourism”. Italiani e tedeschi i più coinvolti: a Fortaleza alberghi e centri commerciali di proprietà italiana sono spuntati come funghi ma nessuno sa bene a chi appartengano. A dicembre un blitz della polizia ha portato a 4 arresti in Italia e a decine di perquisizioni anche in agenzie di viaggio. È stata applicata per la prima volta la normativa del 1998, varata proprio con lo scopo di contrastare il turismo sessuale. La campagna si propone di combattere il fenomeno in Italia. Per info e collaborazioni (per es. per diffondere il materiale):
lucasmtm@virgilio.it
 

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