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La grande finanza vince sulla Tobin Tax italiana

Il Governo cancella l’emendamento Bobba-Marcon sulla Tassa sulle transazioni finanziarie. Secondo i detrattori, il provvedimento avrebbe messo a rischio circa 10mila posti di lavoro nel settore dei derivati. Le "scommesse" valgono di più dell’economia reale e di una società in crisi profonda. Lo sconcerto della Campagna ZeroZeroCinque

Il 10 dicembre scorso gli onorevoli Luigi Bobba e Giulio Marcon avevano presentato un emendamento alla legge di Stabilità che avrebbe reso più stringente l’applicazione della Tassa sulle transazioni finanziarie nel nostro Paese.

"Avrebbe" perché, come spiega in un comunicato stampa la Campagna ZeroZeroCinque -che chiede una mini tassa dello 0,05% sulle transazioni finanziarie-, una settimana dopo quell’emendamento è stato ritirato: secondo Leonardo Becchetti, portavoce della campagna, le motivazioni che avrebbero mosso il Governo (il rischio, cioè, di perdere circa 10mila posti di lavoro nel settore dei derivati), si fondano su un errore culturale profondo. "L’uso speculativo del denaro non è un settore produttivo che produce un reddito stabile e duraturo nel tempo e pensarlo vuol dire creare pericolose illusioni che spingono singoli ed istituzioni finanziarie a mettere a rischio il benessere delle famiglie, province un tempo ricche ed interi Paesi" afferma Becchetti, che insegna Economia all’Università di Tor Vergata, a Roma.

“La lezione di migliaia di ricerche in finanza e il principale contributo del neo Premio Nobel Eugene Fama è che non si batte il mercato, non si vince contro il banco -aggiunge Becchetti-. E l’altro Nobel premiato quest’anno, Robert Shiller, ci insegna che eccessi di liquidità producono esuberanza irrazionale, bolle e rovinose cadute”.
È per questo che non avrebbe senso paventare “la difficoltà di accesso ad occupazione e sane attività produttive", perché questo ci sarebbe portando "pericolosamente verso l’illusione che la scorciatoia dell’azzardo, della scommessa sportiva e della speculazione può risolvere i nostri problemi. La timidezza del Governo verso queste realtà con l’accantonamento dell’emendamento alla Tassa sulle transazioni finanziarie non inverte questa tendenza”.

L’ampliamento della base imponibile è stato uno dei nodi centrali nella discussione in Parlamento relativa alla Tassa sulle transazioni finanziarie e anche se le analisi di Mediobanca confermano che il 99% dell’uso derivati sia per operazioni speculative e non di copertura, e nonostante l’emendamento prevedesse l’esenzione delle operazioni di copertura, tutto questo non è stato sufficiente per "rassicurare" le contrarietà del Governo. Secondo la Campagna ZeroZeroCinque è legittimo domandarsi se le operazioni speculative siano un bene da difendere e mantenere. Se questo è un settore economico da proteggere.
"La deduzione logica non può che essere questa -argomenta la Campagna-. Le argomentazioni degli effetti della tassa sul prezzo delle attività finanziarie e sul costo del finanziamento in capitale di rischio avanzate dai detrattori della tassa non hanno alcun fondamento scientifico ed empirico viste le aliquote proposte dall’emendamento.
Il nostro apprezzamento va all’onorevole Bobba che, fino alla fine, in qualità di primo firmatario dell’emendamento, ha lottato per la sua approvazione. Una battaglia evidentemente impari, anche se sostenuta in Parlamento da rappresentati di quasi tutti i gruppi politici (cosa solitamente rara!) e ancor più importante sostenuta da un ampio consenso popolare di cui la nostra Campagna è in parte rappresentativa.
“Abbiamo bisogno di una banca centrale che metta al centro la lotta alla disoccupazione con strumenti nuovi, di un divieto per le banche di fare trading in proprio con i soldi dei depositanti (la Volcker rule approvata negli Stati Uniti la scorsa settimana) e di una fiscalità che penalizzi l’uso speculativo del denaro favorendone quello paziente di finanziamento all’economia reale. La nostra ‘giovane’ classe dirigente avrà la forza per portare avanti questi cambiamenti e sostenerli con tenacia in Italia, nel lavoro che si è impegnata a fare in Parlamento a partire da gennaio 2014, e in Europa? È questo che chiediamo con forza” conclude Becchetti.

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