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La filiera biodiversa del grano nel Parco agricolo a Sud di Milano

Compie tre anni il progetto del Distretto di economia solidale rurale che coinvolge agricoltori biologici, panificatori, la “logistica” della fabbrica recuperata Ri-Maflow e i giovani reclusi all’interno del carcere minorile Beccaria

Tratto da Altreconomia 181 — Aprile 2016

"Ecco, sono arrivate le colombe”. È quasi l’ora di pranzo a Trezzano sul Naviglio (MI), dentro la fabbrica recuperata “Ri-Maflow”, e Franco ha da poco finito di scaricare settantasette dolci infiocchettati. Dietro le scaffalature, in un piccolo magazzino, Gina sistema gli scatoloni che li contengono, impilandoli con ordine. Luciana infila delle piccole etichette sotto i nastri colorati: “La farina degli 11 grani è il frutto di una sperimentazione in corso nel Parco agricolo Sud Milano -si legge-, a cura della Filiera del Grano DESR per recuperare vecchie varietà della tradizione contadina”. Il DESR è il Distretto di economia solidale rurale attivo nell’area del Parco agricolo Sud Milano (desrparcosudmilano.it), il cui obiettivo è “difendere la biodiversità e il territorio da asfalto e cemento, emancipando gli agricoltori dalle aziende sementiere multinazionali”. 

Restano da ritirare ancora 37 colombe, dopodiché si potrà partire con le consegne ai gruppi di acquisto solidale (Gas) che le hanno ordinate per Pasqua: questa forma di logistica è un pezzo della rinascita autogestita della Maflow, azienda che in passato produceva anche tubi per condizionatori d’auto. Il collettivo dei venti lavoratori animato anche da Franco Costa, Gina Iacovelli, Stefano Quitadamo e Spartaco Codevilla, ne ha immaginato prima la resistenza -con l’occupazione e un presidio permanente a seguito del dissesto finanziario lasciato dalla proprietà- e poi la rinascita -ne abbiamo scritto nel marzo 2013, vedi Ae 147-. Oltre al recupero una parte dei 17mila metri quadrati dello stabilimento, destinati al rimessaggio di camper, a un laboratorio dell’altra economia e a un grande spazio di lavoro condiviso, da qualche mese Ri-Maflow è entrata a far parte di un “quadrilatero solidale” che affonda le radici nei campi. L’ha fatto con il “progetto collettivo” dello spazio “Fuori Mercato” (spaziofuorimercato.org/fuorimercato.com), già attivo nella distribuzione delle arance biologiche di S.O.S. Rosarno, e che si traduce in un mezzo (il furgone di Franco), un magazzino (da Ri-Maflow) e l’organizzazione dei tre responsabili. È il polo della filiera solidale fondata anche sulla sperimentazione quinquennale della coltivazione di 11 grani della tradizione antica (preesistenti cioè alla cosidetta “Rivoluzione verde” dell’agrochimica) indicati sul “petto” di ogni colomba: Mentana, Terminillo, Inallettabile, Frassineto, Gamba di ferro, Marzuolo, senatore Cappelli, Verna, Gentil rosso, Orso, Asita. Sono grani biologici e naturali, non trattati e perciò dal glutine “gentile”, in grado -come hanno dimostrato gli studi del professor Giovanni Dinelli dell’Università di Bologna e dell’agronoma Daniela Ponzini di Aiab, che affiancano il DESR- di prevenire le malattie degenerative dell’intestino.

Il percorso è stato sviluppato negli ultimi anni da diversi soggetti, su iniziativa e col coordinamento del Distretto di economia solidale. Luciana Maroni, del Gas Baggio (www.gasbaggio.it), è una delle due coordinatrici della Filiera del Grano del Distretto (abbiamo scritto dei primi passi nell’aprile 2013, vedi Ae 149). Nella sala da pranzo di Ri-Maflow, accanto a Vincenzo Vasciaveo del DESR, ripercorre a voce alta le tappe del progetto: “Il primo obiettivo che ci siamo posti -racconta Luciana- è stato quello della difesa del territorio del Parco agricolo, poi l’intervento ci ha visti difendere anche aziende limitrofe al  Parco del Ticino e di un pezzo del lodigiano, sottoposti a continue pressioni edilizie e infrastrutturali”. I dati dell’Osservatorio del Centro di ricerca sul consumo di suolo (http://consumosuolo.org/) sottolineano l’importanza dell’iniziativa del Distretto: “tra il 1999 e il 2007/2009”, infatti, il Parco Agricolo Sud Milano, ha perduto 1.042 ettari di suolo fertile. Tutela del territorio ma anche “conversione all’agricoltura biologica, sostegno a una nuova economia fondata sulla cooperazione tra produttori e consumatori critici, costruzione ‘concertata’ del prezzo”. 

Nel 2015, la filiera del grano del Distretto, che comprende anche il progetto degli 11 grani, ma non si esaurisce in quello, ha assorbito circa un quarto della produzione degli agricoltori biologici coinvolti, 250 quintali di granella su poco più di mille. Di questi 250 quintali, circa 35 sono riferibili alle coltivazioni degli 11 grani. È un’evoluzione continua: “La sperimentazione prosegue -spiega Luciana, scorrendo l’ultimo rendiconto annuale del settore che coordina- e ha consentito agli agricoltori di imparare modalità colturali nuove, come la pulizia della granella in vista della risemina e dello stoccaggio, la concia biologica del seme per preservare la coltivazione dalla carie e garantire così un prodotto sano al consumo”.

I “complici” del DESR, come li definisce bonariamente Luciana, sono cinque agricoltori biologici (Cinzia Rocca del Podere Monticelli, Lia Brambilla delle Tre Cascine, Anna Baroni dell’Agriturismo L’Aia, Mattia Zuffada di Cascina Lassi, Luca e Giorgio Sala di Cascina Selva), altrettanti panificatori (Rinaldi a Corsico, Tornaghi a Bareggio, Manzoni a Milano, Bignanimi a Melegnano), “Fuori Mercato” -con il suo servizio di logistica per farine, dolci e trasformati-, quasi 60 gruppi di acquisto solidale e la cooperativa di commercio equo Chico Mendes, che all’ultimo Banco di Garabombo -a Milano durante il periodo natalizio- ha distribuito 100 chilogrammi di farine degli 11 grani “antichi” e i panettoni fatti con il 25% di questa farina nei laboratori di Buoni Dentro. In occasione del suo primo ordine in gestione, nel novembre scorso, “Fuori Mercato” ha movimentato tra i 1.500 e 1.600 chilogrammi di farine, riso, biscotti e panettoni (il secondo è in preparazione quando andiamo in stampa). Costruendo quelli che Stefano di Ri-Maflow chiama “legami naturali”. Com’è stato quello intessuto con il quinto dei panificatori coinvolti, un altro dei vertici del “quadrilatero”: il forno interno all’istituto penale minorile del Beccaria. Sulla carta che avvolge le colombe, infatti, si legge “Buoni Dentro”, il progetto sociale coordinato da Claudio Nizzetto che da quasi quattro anni coinvolge giovani ristretti, fornendo loro competenze e nuove professionalità. Al laboratorio interno al Beccaria si è aggiunto il negozio di piazza Bettini (“Pezzi di pane”), aperto a tutti (che distribuisce il pane a 4 Gas), dove Lorenzo Belverato e Giorgio Fumagalli insegnano il mestiere anche a giovani adulti di San Vittore, oltreché del Beccaria. Quando mettiamo piede nel negozio le colombe sono ancora capovolte, infilate dentro corridoi che le sostengono e impediscono di afflosciarsi. È la sintesi di “Buoni Dentro”, che “non si limita a far panettoni o colombe, ma aiuta ad appassionare i ragazzi mostrando loro un’alternativa al contesto delinquenziale” dice Claudio Nizzetto. 

Percorrendo al contrario la filiera si giunge fino al Podere Monticelli di Cinzia Rocca (www.poderemonticelli.it), a Villanova del Sillaro, in provincia di Lodi, uno degli agricoltori coinvolti. Prima di dedicarsi al “Podere” -differenziandosi dalla diffusa produzione di latte e carne suina, e dando vita tra le altre cose anche ad un’ottima birra, la “Poderina”, con orzo biologico e farro mono cocco- Cinzia ha fatto l’infermiera in ospedale. Dei 40 ettari che compongono la sua tenuta, 3 e mezzo sono coltivati con la popolazione degli 11 grani del progetto coordinato dal DESR. Ai primi di marzo, dopo una pioggia torrenziale, quei terreni appaiono come una distesa verde con qualche punta ingiallita. “Questi grani così vecchi, senza modifiche, o incroci da laboratorio, hanno individuato per loro natura degli strumenti di conservazione”, racconta Cinzia. Si era pensato all’acquisto collettivo di un mulino: 70mila euro d’investimento -con il supporto di Banca Etica-. La Ri-Maflow lo avrebbe accolto nei suoi spazi, garantendo un conferimento agevole agli agricoltori. L’idea è stata “congelata”, dato che un mulino analogo è stato nel frattempo acquistato da una riseria, ad Albairate (MI). Che potrebbe entrare a far parte della Filiera del Grano DESR. 

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