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Ambiente

La civiltà del box

A Reggio Emilia un comitato si oppone a un parcheggio sotterraneo: vicenda esemplare sul tema della gestione dei beni pubblici e dell’idea di mobilità —

Tratto da Altreconomia 154 — Novembre 2013

Chi ha 52mila euro per comprare un box auto, può leggere quest’articolo e poi, tra un paio d’anni, spendere quei soldi per acquistare uno dei 247 che sono in costruzione a Reggio Emilia, sotto piazza della Vittoria.
Chi invece crede sia giunto il momento, arrivati quasi a fine 2013, di immaginare, e progettare, città senz’auto, e che sia dannoso realizzare un nuovo parcheggio in pieno centro storico, legga questa (piccola) storia emiliana. Scoprirete che è una vicenda esemplare, e con poche varianti potrete “applicarla” in tutta Italia.
Per raccontarla, Ae è andata a Reggio, e lo ha fatto – rigorosamente- in treno. Dalla stazione Fs, bastano dieci minuti a piedi per raggiungere piazza Martiri del 7 luglio e piazza della Vittoria, e rendersi conto -in un pomeriggio d’ottobre- che è “la piazza di Reggio Emilia, quella in cui si passeggia, ci si siede al tavolo di un bar o su una panchina a leggere il giornale” racconta ad Ae Antonio Casella, tra i portavoce del “Comitato No parcheggio piazza della Vittoria”. Nell’arco di 200 metri ci sono 3 teatri -il Valli, uno dei più importanti per la lirica in Italia, l’Ariosto e la Cavallerizza-, inseriti in un tessuto urbano storico, vicino alla Chiesa di San Francesco e all’omonimo antico Convento, che ospita i musei civici.
Oggi in piazza della Vittoria si parcheggia, ma la foto in bianco e nero che fa bella mostra sul blog del comitato –noparcheggiopiazzadellavittoria.noblogs.org– racconta di un tempo in cui il traffico era aperto solo ai pedoni. Pare che il Comune di Reggio Emilia voglia tornare a quel “quadro”, riqualificando piazza della Vittoria per poi pedonalizzarla, come la vicina piazza Martiri del 7 luglio, ma per farlo ha scelto la strada più lunga, affidando l’area a una società costituita ad hoc, che si chiama Reggio Emilia Parcheggi spa, i cui soci si chiamano Final spa, Apcoa Parking Italia (vedi box) e Pac spa, società di costruzioni di Bolzano che a fine settembre 2013 ha preso il posto delle coop  Ccc e Ccm. È la società che dovrebbe realizzare e gestire per 16 anni un parcheggio interrato, in regime di project financing. “L’idea di realizzare questo tipo d’infrastruttura, al servizio del centro cittadino, è degli anni Novanta, figlia della legge Tognoli del 1989” racconta ad Ae Norberto Vaccari, bioarchitetto, consulente energetico per l’Agenzia Casa Clima, che si occupa di certificazione degli edifici, professionista che “si rifiuta di progettare interventi su suoli fertili”, e per questo da quasi dieci anni lavora principalmente nelle ristrutturazioni.
Norberto, che è anche abbonato ad Ae, è stato il consulente tecnico del comitato, e racconta di “una città che dagli anni Ottanta si è abituata a vivere in auto, dopo che il sistema di trasporto pubblico è stato letteralmente sventrato. Il progetto originario prevedeva la realizzazione di un parcheggio interrato di tre piani, per un totale di 470 posti auto. Oltre ai box in vendita, era prevista la realizzazione di un parcheggio a rotazione.

Il progetto esecutivo, presentato in Comune a metà settembre, prevede solo due piani, per un investimento complessivo di circa 13 milioni di euro”. La cifra comprende anche la ri-pavimentazione di piazza della Vittoria, e la realizzazione di un terminal per gli autobus del trasporto pubblico locale all’interno della vicina Caserma Zucchi, un intervento già in corso per una spesa di circa 600mila euro.
“La ex caserma Zucchi è diventata parcheggio negli anni Ottanta”, spiega Vaccari. “Dista 292 metri da piazza della Vittoria”, aggiunge Casella. Ed era semi-vuota, martedì 8 ottobre alle quattro e mezzo del pomeriggio, quando negozi e uffici erano aperti, aggiunge il cronista, che quei trecento passi li ha fatti per capire se davvero -a Reggio Emilia- c’è bisogno di un altro parcheggio. “Se il Comune avesse voluto realizzare un parcheggio interrato alla ex Zucchi, non avrebbero incontrato alcuna opposizione -spiega Vaccari-, ma l’opzione non è stata nemmeno vagliata”. Siamo, del resto, già fuori dal salotto buono di Reggio. Ciò non ha impedito, però, a Reggio Emilia Parcheggi spa di prendere in gestione anche il parcheggio della ex Caserma Zucchi, aperto 7 giorni su 7, 24 ore su 24 (www.apcoa.it/parking/reggio-emilia.html): “Appena entrati, nel 2011, hanno alzato la tariffa oraria, che è passata da un euro a 1,50 euro. Nell’ambito della convenzione per la gestione del Park Vittoria, Reggio Parcheggi ha in gestione la ex Zucchi per 12 anni. Al Comune deve riconoscere l’8% degli introiti” racconta Antonio Casella del Comitato.
Apcoa, multinazionale francese con sede in Italia a Mantova, non ha voluto rispondere alle domande di Ae. Quel che è certo, è che l’azienda sta moltiplicando la presenza in Italia (negli ultimi mesi ha vinto anche la gara per gestire i parcheggi a pagamento nei 4 nuovi ospedali toscani di Prato, Pistoia, Lucca e Massa per un totale di circa 4mila posti auto).
Il Comune di Reggio Emilia non vuole fermare la posa della prima pietra del parcheggio di piazza della Vittoria (alla cerimonia, che potrebbe esserci a novembre, potrebbe partecipare anche l’ex sindaco Graziano Delrio, oggi ministro degli Affari regionali, che aveva inserito l’opera tra le priorità del suo secondo mandato, iniziato nel 2009 e conclusosi con la nomina nel governo Letta). Poco importa, all’amministrazione, che i cittadini e i commercianti di piazza della Vittoria -quelli che ad agosto 2013 hanno dato vita al comitato- abbiano raccolto 5mila firme, per chiedere “una moratoria, di ridiscutere il progetto tra 24 mesi, di non avviare i cantieri a 7 mesi dalle elezioni”. La mozione popolare è stata discussa, ma bocciata, in consiglio comunale.
La giunta comunale secondo il Comitato agita lo spettro di penali da riconoscere a Reggio Emilia Parcheggi. “Il vice sindaco ha parlato di 4,6 milioni di euro -spiega Vaccari-, ma la Convenzione firmata tra Comune e società nel 2011 parla chiaro: non sono previste. Al più, in base alla normativa sui lavori pubblici, potranno essere previsti dei risarcimenti. La società ha già speso quasi un milione di euro per arrivare alla progettazione esecutiva dell’intervento”.
Intanto, il Comune cerca di “conquistare” il consenso degli operatori commerciali della piazza, promettendo loro di scontare il pagamento della tassa sull’insegna e della “distesa” (gli oneri per i tavolini all’aperto, per bar e ristoranti). Quelli che abbiamo incontrato nella sala riunioni al piano meno uno della libreria Ariosto (“Oltre questa parete, ci sarà il parcheggio” indica la proprietaria, Antonella Telani), sono tra i più attivi componenti del Comitato. Per loro, sarebbe meglio sottoporre il progetto a valutazione d’impatto ambientale, cosa che la normativa regionale non prevede per i parcheggi con meno di 550 posti auto. Si capirebbe, così, se davvero la stabilità dell’Isolato San Rocco, un grande edificio razionalista in cemento armato degli anni Cinquanta, che ospita tutti gli esercizi commerciali, è a rischio: “L’Isolato posa su una base d’argilla. La ‘scatola’ di cemento che conterrà il parcheggio, un muro che dovrebbe andare in profondità per almeno 15 metri, taglierà la falda superficiale, interrompendola a ridosso delle fondazioni dello stabile -spiega Vaccari-: se quell’argilla si riempie d’acqua, ciò potrebbe modificare la pressione delle fondazioni”. Lo stesso muro potrebbe “tagliare” in due un mosaico romano: “Gli archeologi che hanno condotto il sondaggio lo considerano in perfetto stato di conservazione” racconta Vaccari. “È fondamentale comprendere se la realizzazione di box da mettere in vendita costituisce interesse pubblico tale da giustifcare una operazione di concessione di costruzione e gestione -spiega Veronica Vecchi, docente all’Università Bocconi ed esperta di project finance e partnership pubblico-privato-, cioè l’istituto giuridico alla base della procedura chiamata dal nostro codice dei contratti finanza di progetto. Se i box rappresentano dunque interesse pubblico o esigenza dell’amministrazione, una concessione può essere lo strumento adeguato, ma a patto che vi sia attenzione anche a chi beneficia della redditività dell’operazione. Bisognerebbe analizzare il piano economico e finanziario per capire se vi sono ulteriori benefici per il Comune oltre alla pavimentazione, ad esempio a un canone concessorio”.
Ai cittadini del “Comitato No parcheggio” resta un dubbio: se il Comune avesse continuato a gestire il parcheggio della ex Zucchi (quasi 800 posti) non avrebbe potuto trovare  in 5 anni le risorse per ripavimentare e chiudere al traffico la piazza? —

Chi è Apcoa

Il gruppo Apcoa gestisce 7.321 parcheggi in 13 Paesi europei, e con un fatturato che nel 2012 ha superato i 700 milioni di euro è il gruppo leader del settore. L’82,2% di Apcoa Parking -che ha sede a Stoccarda- è nel portafoglio di Eurazeo Capital (www.eurazeo.com), il fondo d’investimento quotato a Parigi che controlla anche Europcar, Moncler ed è azionista di Banca Leonardo. Eurazeo significa -tra gli altri- Crédit Agricole (che detiene il 18,01%), primo gruppo bancario francese e terzo in Europa. In Italia Apcoa (www.apcoa.it) è arrivata nel 1985: ha sede a Mantova, e a fine 2012 gestiva 57.457 posti auto, fatturando 62,8 milioni di euro (2011). Reggio Emilia Parcheggi spa ha invece sede a Bibbiano (Re), allo stesso indirizzo della Ecologia Soluzione Ambiente spa, società della famiglia Iasoni. La famiglia Iasoni vanta relazioni con la famiglia Lodetti, proprietaria di Final Holding spa, società con sede a Palermo e partner di Apcoa a Reggio e Cremona.
 

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