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Ambiente / Attualità

La chiusura di una ferrovia in Piemonte che lascia a piedi una valle

La riapertura della Pinerolo-Torre Pellice è inserita nel progetto realizzato da Trenitalia che ha vinto nel 2019 la gara per l’affidamento del Servizio ferroviario metropolitano di Torino indetta dalla Regione Piemonte. Ma nei mesi di lockdown è iniziato un parziale smantellamento della linea ferroviaria. Per le associazioni del territorio è negato il diritto alla mobilità

È senza fine la storia della ferrovia che collega i comuni di Torre Pellice, nell’omonima valle in Piemonte, e Pinerolo. Prima ha subito una riduzione delle corse, poi nel 2012 è stata sospesa e sostituita con un servizio di bus. Nei mesi dell’emergenza sanitaria, quando erano consentite solo le attività essenziali, è iniziato un parziale smontaggio della sua linea elettrica, quella che alimenta i locomotori, da parte della Rete Ferroviaria Italiana (Rfi). Se per l’assessore regionale ai Trasporti Marco Gabusi si tratta di una misura necessaria per evitare furti di rame, le associazioni territoriali che chiedono il ripristino della tratta, come Legambiente e il comitato “Trenovivo“, hanno sottolineato l’incongruenza dell’operazione definendola “un fallimento politico”. La linea ferroviaria, infatti, dovrebbe essere ripristinata secondo quanto previsto dal progetto della società Trenitalia che ha vinto nel 2019 la gara per l’affidamento del Servizio ferroviario metropolitano (Sfm) di Torino indetta dalla Regione Piemonte. Nato nel 2012 per favorire la mobilità a medio e corto raggio, oggi il Servizio comprende sette linee, oltre a un treno nel passante di Torino, e 93 stazioni.

Ad aprile 2019, Trenitalia era stata la sola a presentare la candidatura perché la società Rail.to -costituita dal Gruppo Torinese Trasporti (GTT), azienda pubblica che gestisce il trasporto pubblico locale, e dalla società Arriva- si era ritirata prima di presentare l’offerta. Trenitalia ha ottenuto la gestione del Servizio per i prossimi quindici anni per un valore della concessione di di 2,1 miliardi di euro. Il progetto presentato dalla società prevede l’attivazione di un’ottava linea, interventi strutturali per potenziare le linee locali, l’impiego di 32 nuovi treni e il ripristino della linea Pinerolo-Torre Pellice, scelta tra le 13 linee ferroviarie sospese in Piemonte come l’oggetto destinatario di un intervento migliorativo. E proprio il ripristino di una delle linee ferroviarie sospese avrebbe permesso di ottenere un punteggio più alto, secondo quanto previsto dal bando di gara pensato dalla precedente amministrazione.

L’appalto è stato aggiudicato in modo definitivo lo scorso settembre, quando Trenitalia è stata chiamata per firmare il contratto ma con la richiesta dell’Agenzia della mobilità piemontese di avviare il servizio poco dopo, a dicembre. Dietro la richiesta di Trenitalia di avere a disposizione più tempo prima dell’avvio del servizio, l’Agenzia della mobilità piemontese ha prorogato di un anno l’appalto, rinnovando il contratto attuale gestito in parte da Trenitalia e in parte da GTT. Ma a inizio 2020 l’assessore Gabusi ha affermato che la Regione non considerava prioritario il ripristino delle linea Pinerolo-Torre Pellice, di cui non intendeva finanziare i lavori di riapertura nonostante fossero inseriti nel contratto di servizio del nuovo gestore.

“La proposta di Trenitalia prevede dodici coppie di corse al giorno in entrambe le direzioni”, spiega Andrea Crocetta di Legambiente Val Pellice. Una misura che permetterebbe di migliorare la mobilità della valle, secondo le associazioni del territorio. Allo stato attuale, infatti, se un persona che vive nel comune di Torre Pellice vuole arrivare a Torino ha davanti a sé quasi due ore di viaggio, escludendo i ritardi. Deve prendere un autobus e arrivare fino a Pinerolo. Da là, un treno. “Il risultato è che i pendolari della zona, stanchi, prendono la macchina con l’effetto di aumentare il traffico con evidenti ricadute sull’ambiente, che già soffre dell’inquinamento della Pianura Padana”, spiega. Con la linea Pinerolo-Torre Pellice-Torino, invece, per arrivare nel capoluogo ci vorrebbe molto meno. Un’ora giusta. “Il non ripristino della linea spinge a riflettere sul diritto alla mobilità per chi vive la zona, come gli studenti e i lavoratori che devono spostarsi e raggiungere Torino, ma non solo”, aggiunge.

Le amministrazioni locali, denunciano le organizzazioni, non hanno incontrato i cittadini. I sindaci dell’Unione montana del Pinerolese hanno parlato di un progetto alternativo come la possibile costruzione di una pista per autobus a basso impatto ambientale, che dovrebbe passare sull’attuale linea ferroviaria una volta resa adatta al loro trasporto, senza fornire dettagli sulle procedure e i costi della progettazione, che sarebbe affidata al Consorzio Pinerolese Energia (CPE) creato in ambito Acea, in collaborazione con il Politecnico di Torino.

“L’intera situazione è indice della qualità della qualità del trasporto pubblico locale, su cui non si è mai investito in Valle dove ora ci sono poche possibilità alternative alla macchina. Non c’è nemmeno stato uno studio effettivo sui flussi di mobilità, mai”, spiega Fabrizio Cogno presidente del circolo Legambiente Val Pellice. “Inoltre le amministrazioni locale sembrano non riflettere sulle opportunità che le ferrovie possono garantire, soprattutto quelle elettriche, in termini di transizione energetica e e di qualità dell’aria”.

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