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La banca vietata ai maggiori – Ae 64

Numero 64, settembre 2005 L’idea della Bal Vikas Bank, in India: sportelli (autogestiti) rivolti a bambini e adolescenti lavoratori. Perché la tutela dei loro diritti passa anche dal microcredito. E da un posto sicuro dove lasciare i soldi Tenere in…

Tratto da Altreconomia 64 — Agosto 2005

Numero 64, settembre 2005

L’idea della Bal Vikas Bank, in India: sportelli (autogestiti) rivolti a bambini e adolescenti lavoratori. Perché la tutela dei loro diritti passa anche dal microcredito. E da un posto sicuro dove lasciare i soldi

Tenere in ordine i libri contabili e finire i compiti scolastici per casa. Anuj Chaudhry, come tutti i direttori di banca diciassettenni, è pieno di impegni.

Anuj vive e lavora per le strade di Delhi da quando ha 8 anni. Ma è uno dei circa 5 mila ragazzi di strada soci della Bal Vikas Bank (nota anche come Children’s Development Bank: “bal” vuol dire bambino e “vikas” sviluppo).

Concedere piccoli prestiti per piccoli progetti non è un’idea nuova. Ciò che rende unica la Bal Vikas Bank (Bvb) sono i suoi protagonisti: ragazzi così giovani (15/18 anni) difficilmente sono stati beneficiari di un’iniziativa di microcredito.

Sono gli stessi ragazzi di strada inoltre a gestire e amministrare la banca sotto forma di cooperativa. L’”interferenza” degli adulti è occasionale e si limita sempre a un’attività di sostegno (pratiche burocratiche, consulenze e cosi via).

Nonostante nel mondo esistano pochi bancari della sua età, Anuj crede fortemente nel progetto di cui fa parte: “I ragazzi che vivono per strada devono avere maggiori opportunità. Solo aiutandoci uno con l’altro possiamo sperare di superare la condizione in cui ci troviamo. Se aspettano che siano gli adulti a risolvere i loro problemi, i ragazzi aspetteranno per sempre.”

Pensata sull’esempio della Youth Bank già esistente nel Regno Unito, la Bvb è stata fondata nel 2001 da “Butterflies”, un’organizzazione non governativa di Delhi che si occupa di ragazzi lavoratori e di strada dal 1989 (vedi in basso). All’interno dei dormitori dell’organizzazione sono stati aperti dei veri e propri sportelli, dove alcuni ragazzi si occupano di ritirare e registrare i depositi. Ogni “cliente” della banca possiede un proprio libretto di risparmio (“bank pass book”).

Tutti i bambini (9/18 anni), esclusi spacciatori e ladruncoli, possono depositare e prelevare evitando così di essere derubati o di sperperare quanto sudato. Se un ragazzo deposita regolarmente e non ritira per un periodo di almeno sei mesi ha diritto a un interesse del 50% su quanto risparmiato.

Dall’età di 15 anni poi è possibile richiedere un prestito, a condizione di avere nel proprio conto (attivo da almeno tre mesi) il 20% di quanto richiesto e due garanti con il 5% ciascuno depositato. In questo modo la banca ha dato a molti ragazzi l’opportunità di sognare il proprio futuro.

Manoj ha solamente 12 anni e nell’ultimo mese ha messo da parte qualche centinaio di rupie raccogliendo stracci.

La somma equivale a una manciata di dollari appena, ma i suoi progetti sono già grandi: “Sto risparmiando per poter dar vita a un’attività. Un giorno mi piacerebbe poter comprare e guidare un rickshaw come mio padre, oppure aprire un piccolo chiosco dove vendere tè e sigarette”.

I soci della banca eleggono al loro interno un comitato-prestiti (9 membri) e un consiglio di amministrazione (11 membri) che si occupa di formalizzare le regole di funzionamento (i tassi di interesse sui prestiti per esempio).

Vengono poi nominati un direttore (bank manager), dei promotori bancari (bank promoters) e dei formatori (development promoters). I promotori si occupano di informare gli altri ragazzi di strada dell’esistenza della banca, aiutando chi mostra interesse a entrare a far parte del progetto. I formatori (16/18 anni), grazie all’esperienza accumulata nella gestione bancaria, provvedono invece alla necessaria preparazione delle nuove leve.

Quando un socio della banca è intenzionato a richiedere un prestito per dar vita a un’attività, gli educatori di strada o i promotori bancari lo aiutano a formalizzare il suo progetto. La richiesta viene poi inviata al comitato prestiti che si occupa di analizzarne ogni singolo aspetto (capacità imprenditoriale dimostrata, disponibilità bancarie, validità dell’idea, termini e condizioni del rimborso).

Afroz (16 anni) vende portafogli, borse, magliette, pettini e tanto altro ancora.

Il variegato ammasso di cianfrusaglie è sistemato sopra un carretto proprio di fronte alla vecchia stazione ferroviaria di Delhi. Grazie a un bottegaio locale che gli ha fatto da garante, Afroz ha potuto cominciare richiedendo un prestito di ben 5 mila rupie (circa 100 dollari). Dopo appena tre mesi aveva restituito l’intera somma. “Quando otto anni fa mi sono trovato a vivere per strada raccoglievo rifiuti da riciclare. Si trattava di un lavoro che non mi piaceva. Da quando sono entrato a far parte dei soci della banca quella vita è finita. Oggi sto progettando di chiedere un altro prestito per aprire un negozietto mio: in questo modo non dovrò più abbandonare tutto ogniqualvolta arriva la polizia, potrò cominciare a vendere merci di miglior qualità senza correre rischi”.

Afroz, come tutti i ragazzi cui viene concesso un prestito, si è impegnato ufficialmente a continuare gli studi.

Quasi tutti i soci della banca vanno a scuola o frequentano i corsi di alfabetizzazione organizzati da Butterflies. La stessa attività bancaria è intesa come un mezzo di accrescimento delle capacità (fare di conto, saper gestire e cosi via) e della personalità dei ragazzi.

L’idea di essere protagonisti della propria emancipazione ha catturato l’immaginazione di migliaia di giovani e la Bvb si è velocemente diffusa all’interno e all’esterno dei confini indiani. In India ci sono 25 strutture attive tra Delhi (circa la metà), Chennai, Muzaffarpur, Srinagar, Calcutta e Leh. Grazie alla creazione di alleanze con ong locali che si occupano di ragazzi lavoratori e di strada l’iniziativa si è estesa anche ad Afghanistan, Bangladesh, Nepal, Pakistan e Sri Lanka.

L’obiettivo di Butterflies è quello di diffondere la Bvb su scala globale: oggi si pensa soprattutto all’America Latina, patria storica dei movimenti dei bambini lavoratori (Nats, “Niños y adolescentes trabajadores”). Altre informazioni: www.childrensdevelopmentbank.org

Farfalle contro le discriminazioni

“La farfalla è tra le creature più belle. Come un ragazzo. Per nutrirsi la farfalla vola di fiore in fiore. Anche i nostri ragazzi sono sempre in movimento per la propria sopravvivenza. La vita delle farfalle è breve. L’infanzia dei ragazzi di strada lo è altrettanto.” Parole di Rita Panicker, fondatrice dell’organizzazione Butterflies, testimone delle violazioni e delle discriminazioni affrontate ogni giorno dai ragazzi di strada. Attiva dal 1989 nella città di Delhi, grazie ai suoi educatori di strada Butterflies è in contatto regolare con quasi 1.500 ragazzi senza fissa dimora: straccivendoli, lustrascarpe, facchini, camerieri, venditori ambulanti.

L’organizzazione li aiuta a proteggere i propri diritti.

Oltre ad aver allestito dei dormitori in diversi punti della città, Butterflies ha coadiuvato la creazione del “Bal Sabha” (Consiglio dei bambini), un forum democratico dove i ragazzi discutono dei loro problemi comuni (abusi della polizia, salari non pagati, educazione), e del Bal Mazdoor Union, il sindacato dei bambini lavoratori. www.butterflies.org

Nel mondo al lavoro un bambino su sei

Duecentoquarantasei milioni. Secondo le stime dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Oil) nel mondo lavora un bambino (0/15 anni) ogni sei; per uno ogni otto (179 milioni) si tratta di occupazioni alienanti e pericolose per la salute. L’India continua ad essere il Paese ospite del maggior numero di bambini lavoratori.

Uno studio della Banca mondiale stima che il 12% dei ragazzi (10/14 anni) indiani lavori. La percentuale supera il 40% in Nepal, Burkina Faso, Uganda, Rwanda, Niger, Kenya e Eritrea; addirittura maggiore del 50% nel caso del Mali e del Bhutan. Si tratta di statistiche discusse (per alcuni in eccesso, per altri in difetto) cui viene imputata, oltre all’incertezza delle stime, la mancata disaggregazione in occupazioni diverse come il venditore di fiori e lo schiavo in miniera.

Altri riferimenti on line:

www.ilo.org/public/english/standards/ipec

www.unicef-icdc.org

www.childtraffiking.org

www1.worldbank.org/sp/childlabor/

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