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In Italia il consumo responsabile è una pratica consolidata

© Atlante del cibo

Dalla spesa in gruppi di acquisto solidale ai viaggi di turismo responsabile. Cresce la popolazione “critica”. Le sfide per rafforzarla. La rubrica a cura dell’Osservatorio internazionale per la coesione e l’inclusione sociale (OCIS)

Tratto da Altreconomia 229 — Settembre 2020

Nel 2018 l’Osservatorio per la coesione e l’inclusione sociale (Ocis) ha avviato un’indagine biennale sul consumo responsabile in Italia. La rilevazione più recente è stata effettuata tra il 3 e il 7 febbraio 2020 da SWG su un campione di 1.200 cittadini italiani maggiorenni con quote proporzionali alla distribuzione della popolazione per genere, classi d’età e zona di residenza: si tratta di un’indagine di particolare interesse perché costituisce l’ultima “fotografia” del consumo responsabile in Italia prima dell’emergenza sanitaria. Rispetto all’ultima indagine disponibile, il consumo responsabile in Italia, seppure in leggera contrazione, si consolida: il totale delle persone intervistate che adottano scelte di consumo responsabile si attesta al 62,3%.

Osservando più da vicino i risultati relativi alle varie forme di consumo responsabile, emergono alcuni elementi meritevoli di approfondimento. Si segnala una contrazione delle persone che sostengono il circuito del commercio equo e solidale (Comes): se nel 2018 il 37,3% del campione aveva acquistato presso un punto vendita del Comes nei 12 mesi precedenti all’indagine, nel 2020 la percentuale si riduce al 33,8%. In crescita, invece, la percentuale di chi fa viaggi responsabili -dal 7,5% del 2018 al 9,4% del 2020- e di chi fa la spesa tramite un Gruppo di acquisto solidale (Gas): dal 10% del 2018 al 12,3% del 2020, circa 800mila persone in più. Rimane infine pressoché invariato il numero di persone che adottano scelte di consumo ispirate al principio della sobrietà -51,8% nel 2020 rispetto al 51,7% nel 2018- confermando una mutazione significativa dei comportamenti di acquisto rispetto al 2002 (10,5%). Nel corso delle prossime settimane i risultati del questionario verranno analizzati più in dettaglio ma i primi dati qui presentati consentono di svolgere alcune considerazioni generali. In primo luogo, il consumo responsabile mostra chiari segni di consolidamento: non è più possibile leggere i risultati del 2018 come un’eccezione.

12,3% è la percentuale di italiani che fa la spesa tramite un Gruppo di acquisto solidale. Nel 2018 erano il 10%: oggi sono 800mila persone in più

La tendenza è chiara: nell’ultimo triennio degli anni dieci del Duemila, circa due terzi della popolazione italiana segue pratiche di consumo responsabile, più del doppio rispetto al 2002. Inoltre aumenta l’intensità del consumo responsabile, diventando uno stile di vita: sono infatti sempre più numerose le persone che adottano forme plurime di tali pratiche di acquisto. Infine sembra anche emergere una sorta di polarizzazione nelle pratiche di consumo giacché, unitamente alla crescita dei consumatori “responsabili”, aumenta anche la quota di consumatori “indifferenti”.

Restano da investigare le ragioni di tale indifferenza. I dati, pur confortanti, confermano la presenza di alcune sfide per incrementare il numero e le pratiche di consumo responsabile: è indispensabile che le reti del consumo responsabile (gruppi di acquisto, piccola distribuzione organizzata, produttori) si rafforzino strutturandosi sempre più come veri e propri distretti dell’economia solidale; inoltre è necessario che le istituzioni sostengano il consumo responsabile attraverso la concessione di spazi e risorse economiche che rendano tale opportunità di consumo sempre più facilmente disponibili; infine, per vincere l’indifferenza, devono essere intensificate forme educative utili per diffondere la consapevolezza dell’importanza delle nostre scelte di consumo per un futuro sempre più equo, solidale e sostenibile sotto il profilo ambientale.

Francesca Forno insegna Sociologia e Sociologia dei consumi presso l’Università di Trento. Collabora con OCIS.
Paolo Graziano insegna Scienza Politica all’Università degli Studi di Padova ed è co-coordinatore di OCIS

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