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Ambiente

Iren: l’acqua e l’allergia al “libero mercato”

L’Autorità garante per la concorrenza bacchetta la multiutility piemontese-ligure-emiliana

I “campioni nazionali” dell’acqua, a dispetto della dichiarazioni sull’esigenza di “liberalizzare” il mercato, sono allergici all’idea di concorrenza.
Iren, ad esempio, è stata “bacchettata” dall’Antitrust. Con una nota del 22 luglio (diffusa ad inizio agosto) l’Autorità garante per la concorrenza e il mercato ha contestato l’affidamento diretto del servizio idrico integrato genovese ad Iride Acqua Gas (oggi Iren Acqua Gas). Questa decisione, che consegna a Iren l’acquedotto fino al 2032, era stata presa nell’agosto del 2009 dall’Ambito territoriale ottimale (Ato) di Genova. Secondo il presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà, che ha indirizzato una lettera alla società, al presidente della Regione Liguria Claudio Burlando e ai dirigenti di Iren, “l’Autorità ritiene che […] tale decisione introduca nuovi ed ingiustificati elementi di distorsione della concorrenza nel mercato di riferimento, ponendosi in chiaro contrasto con la legislazione nazionale in materia di modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali”.
Concorrenza, del resto, sembra essere solo una bella parola, utilizzata spesso anche da Roberto Bazzano, il presidente di Iren che è anche alla guida di Federutility, la federazione delle aziende di settore.
Il problema, per l’Autorità, è che Iride (oggi Iren) ha ricevuto un affidamento diretto, cioè senza gara. L’affidamento diretto, però, è appannaggio di società per azioni interamente controllate dagli enti locali. Nel capitale di Iren, invece, oltre ai Comuni di Parma, Piacenza e Reggio Emilia, di quelli di Torino e Genova (attraverso la Finanziaria sviluppo utilities) ci sono Unicredit (con la Fondazione Crt) e Intesa San Paolo. 

Quella dell’Antitrust è solo una segnalazione. L’Autorità non ha il potere di revocare la concessione, anche se la lettera dà conto di un “peccato originale” che peserà sul futuro di Iren -1,71 miliardi di euro il ricavo dei primi sei mesi del 2010, con 105 milioni di euro di utile-. La società, nata ad inizio luglio, vorrebbe diventare “il più grande gestore del servizio idrico in Italia”. E l’acquedotto di Genova è l’architrave sul quale costruire questo impero. A fine agosto Bazzano, in una conference call con gli analisti finanziari, ha annunciato che il piano industriale di Iren sarà pronto per dicembre 2011, lasciando intendere -scrive l’Ansa- “che la caccia avviata nel settore idrico con l’Opa su Mediterranea delle Acqua, lanciata assieme al fondo F2i, andrà avanti”. F2i è il fondo di Vito Gamberale, con capitali tra l’altro di Cassa depositi e prestiti e di Merryl Linch (vedi Ae 118). “L’operazione San Giacomo (il veicolo con cui è stato condotta l’Opa su Mediterranea delle Acqua, ndr) non è stata fine a se stessa, sull’ambito della sola Genova -ha detto Bazzano- ma è una joint-venture per consolidare in modo più ampio i servizi idrici, guardando ovviamente prima ai territori storici di riferimento delle aziende del gruppo”. A Piemonte, Liguria e all’Ovest dell’Emilia Romagna.

Leggi il parere completo dell’Antitrust, in allegato

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