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INSOFFERENZA PER LA DEMOCRAZIA…

INSOFFERENZA PER LA DEMOCRAZIA Quel che colpisce, nella vicenda dell’imam rapito nel 2003 a Milano dalla Cia per essere spedito in Egitto e sottoposto a tortura, è l’assoluta leggerezza con la quale si discetta sul fatto che la "più grande…

INSOFFERENZA PER LA DEMOCRAZIA

Quel che colpisce, nella vicenda dell’imam rapito nel 2003 a Milano dalla Cia per essere spedito in Egitto e sottoposto a tortura, è l’assoluta leggerezza con la quale si discetta sul fatto che la "più grande democrazia del mondo" – come si era soliti chiamare gli Stati Uniti, e come qualcuno si ostina a fare nonostante l’evidente scadimento – vìola sistematicamente il diritto internazionale, quello nazionale di vari paesi vassalli e soprattutto i diritti umani.

La pratica della tortura non è più nemmeno negata. Il senso comune, in questi anni di guerre e di spudorata retorica antiterrorismo, è così cambiato che non si sente più il bisogno di salvare le apparenze. Si parla di "rendition", ossia della consegna di personaggi sospetti o non graditi a paesi dittatoriali ‘amici’ dove si pratica sistematicamente la tortura, come di una normale pratica di polizia. In realtà è solo la premessa a una piena legittimazione della tortura: attualmente è un espediente cui si ricorre perché negli Usa esistono ancora leggi che vietano violenze e maltrattamenti sui detenuti. Ma è fin troppo evidente che l’amministrazione Bush considera queste norme il retaggio di un passato democratico e liberale in via di superamento.

E’ ora che apriamo davvero gli occhi e che ci rendiamo conto del grave pericolo che stanno correndo le nostre democrazie, sottoposte a un’opera di demolizione interna, da parte di un potere politico internazionale che tende all’assolutismo e che trova complici e vassalli in un occidente che non riesce più a far vivere nelle scelte concrete i valori democratici che professa.  

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