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Ambiente

Insieme contro la monocoltura

Nel Parco agricolo Sud Milano tornano i frutteti, grazie al Distretto di economia solidale rurale —

Tratto da Altreconomia 148 — Aprile 2013

L’economia solidale stimola l’agricoltura biologica. Ce lo suggeriscono i numeri del Parco agricolo Sud Milano: nell’arco di quattro anni, l’attività del Distretto di economia solidale rurale ha portato il numero di aziende bio o in conversione a crescere del 2000 per cento. Ed è grazie a una paziente amalgama tra i due soggetti (il mondo dell’altreconomia e quello del biologico) che a Padova si pensa di istituire un Parco agro-paesaggistico urbano, per salvare i terreni agricoli dal cemento. Aiab scommette invece sui bio-distretti, in cui la certificazione riguarda un intero territorio, e non solo un produttore. Pratica che favorisce e stimola buone pratiche, come -a Bologna- la nasciata di cooperativa per gestire orti collettivi su un terreno pubblico in comodato. In un contesto più favorevole, cui potrebbe contribuire una politica agricola comune (Pac) orientata al biologico, anche i giovani potrebbero scegliere con più facilità di tornare alla terra.

Datemi un ettaro e cambierò il mondo. Piantando un frutteto. È “didattica” la ricetta di Mauro Anelli, agronomo della Cascina delle mele (cascinadellemele.it) di Vittuone, un Comune a Ovest di Milano, all’interno dei confini del Parco agricolo Sud Milano: “La monocultura prevalente in quest’area della Pianura Padana non ha niente a che vedere con la natura. È una tecnologia industriale applicata alla terra. Il Parco ha bisogno di soluzioni alternative. Dopo un’analisi del suolo, delle varietà, delle ore di luce e delle perturbazioni, noi -Mauro e i suoi tre soci- abbiamo scelto una serie di varietà di frutta adatte a questa pianura. Siamo ‘bio’ perché è l’unico tipo di coltura che dovrebbe esistere, all’interno di un Parco”.
Meli, peri, ciliegi, albicocchi, peschi, susini, viti e fragole sono stati piantumati nel febbraio 2011.
I primi frutti (mele) sono stati venduti nel corso di un mercatino. L’aveva organizzato il Distretto di economia solidale rurale (Desr) del Parco agricolo Sud Milano, nato a fine 2008. Il Distretto (www.desrparcosudmilano.it) è una rete informale che riunisce -tra gli altri- produttori agricoli, allevatori, trasformatori, consumatori critici, realtà della finanza etica e qualche ente locale. “Con un ettaro, arriveremo a produrre, al massimo, 250 quintali di frutta all’anno: pochi per rendere sostenibile una società agricola. Del resto, abbiamo scelto un frutteto per la sua valenza ‘didattica’. Questo è un luogo d’incontro, di scambio. Le piante saranno basse, così i consumatori potranno raccogliere la frutta direttamente sull’albero” racconta Mauro. Che quando parla di consumatori fa riferimento ai Gas, che grazie al Desr entrano in contatto con chi produce all’interno del Parco agricolo Sud. Felicia Carotenuto, che collabora con il Distretto, ha svolto uno “studio di mercato”: “Abbiamo intervistato una quarantina di gruppi d’acquisto del milanese: la frutta ‘locale’ è una richiesta. Si tratta, perciò, di una filiera da sviluppare”.
Obiettivo: una Cascina delle mele in ognuno dei 61 Comuni del Parco, quello di Milano e tutti quelli che abbracciano la metropoli da Nord-ovest a Nord-est. La superficie del Parco è di 47mila ettari. Le aziende agricole erano un migliaio nel 2008. “Quando il nostro lavoro è iniziato -racconta Davide Biolghini, che coordina i progetti di ricerca e sviluppo del Distretto- le aziende biologiche erano un paio. E dei 150 Gas censiti nel territorio milanese, pochi avevano la percezione di essere in relazione con il parco agricolo più grande d’Europa”. L’avventura del Desr è partita così: alcuni gruppi d’acquisto solidali “hanno acquisito consapevolezza del proprio ruolo nella trasformazione dei modi di produzione prevalenti nel Parco, ovvero riso e mais per l’alimentazione animale”. A fine gennaio, l’assemblea del Parco ha certificato che i produttori biologici o in conversione che fanno riferimento al Distretto sono 24: il 2mila per cento in più rispetto al 2009. “Ci proponiamo di favorire una biodiversità delle coltivazioni. Invitiamo le aziende a riprendere la produzione di ortaggi e frutta -continua Biolghini-. Una ventina, hanno fatto anche la scelta più radicale, divenire biologiche”.

Tra queste c’è la Cascina Isola Maria, di Albairate (www.isolamaria.com): l’avevamo incontrata, nell’ottobre del 2010 (Ae 120), all’inizio del processo di conversione. Oggi, dopo aver ottenuto (nel 2012) la certificazione biologica, festeggia anche il primo bilancio in utile: “Chiudiamo con un attivo di 14mila euro -racconta Renata Lovati-, grazie a costi di produzione più bassi e puntando sulla trasformazione. Abbiamo anche ridotto il numero di capi, che oggi sono 48, ed erano 52”. Renata negli ultimi anni ha coordinato il gruppo dei produttori legati alle attività del Distretto: “Negli anni, abbiamo collaborato con l’ente Parco agricolo Sud Milano, anche allo sviluppo di un ‘marchio ambientale’. Considera, però, che il comitato tecnico-agricolo del Parco non si riunisce da quasi un anno, e nel frattempo numerosi Comuni approvano varianti agli strumenti urbanistici che cementificano il territorio. E in più c’è la Teem”, cioè la Tangenziale Est esterna di Milano, i cui cantieri stanno già devastando l’area da Melegnano ad Agrate. Secondo Davide Biolghini è proprio questo l’obiettivo del Distretto: “Difendere il Parco dall’aggressione di cemento e asfalto tramite la ‘riqualificazione’ di parte dell’agricoltura praticata al suo interno”. Per farlo, il Desr conta sulla forza d’urto dei Gas e sul possibile ruolo delle pubbliche amministrazioni: i gruppi d’acquisto solidali coinvolti, una quarantina, valgono circa 2,5 milioni di euro all’anno, mentre il Comune di Melegnano “ha inserito prodotti biologici e locali nel bando per la fornitura dei pasti agli asili -spiega Biolghini-, dopo aver coinvolto i 5 produttori del Sud-est nell’elaborazione del bando”.
Tra i passi futuri, l’organizzazione delle filiere. A metà marzo, è stato presentato quella del pane, che passa per la valorizzazione di 11 grani antichi e (anche) per i campi della Cascina Selva, di Ozzero (www.cascinaselva.it). Il titolare è Giorgio Sala, che fa parte del gruppo dei produttori coinvolti, e che ad Ae spiega: “Le persone più importanti sono i 7 panificatori che utilizzano i nostri grani. Perché rendono visibile il nostro lavoro. Due anche a Milano, in via San Gottardo e via Forze Armate”. Frumento al posto del mais, e ortaggi, come quelli biodinamici che produce Alberto Cassani: architetto, 31 anni, nel 2009 ha dato vita all’azienda agricola “La natura in casa”  (www.lanaturaincasa.it), che conduce con l’aiuto del padre, da poco in pensione. “Siamo stati tra i fondatori del Gas di Sedriano -raccontano-. Ed abbiamo sempre mantenuto questo terreno a Corbetta, 2 ettari e mezzo. Abbiamo iniziato con un mercatino in piazza, qui in paese. Oggi ogni settimana distribuiamo 100-150 cassette di verdure”. Sono biodinamiche: “Il nostro è un orto-giardino. Ci sono una quarantina di arnie, che garantiscono una migliore impollinazione. Raccogliamo anche le erbe aromatiche e le essicchiamo”. Anche se il prodotto che va di più è un trasformato, il dado vegetale. Un’invenzione, nata per non buttare gambi e foglie esterne. Perché anche i ritagli di verde contano. —

Un’agriscuola in cascina, per “praticare il futuro”
Una scuola in cascina, per “educare in senso vero all’economia solidale, attraverso una frequentazione quotidiana e un’impostazione educativa differente” spiega Sandra Cangemi. Socia di Ae, ha dato vita insieme ad altre 19 donne alla cooperativa sociale Praticare il futuro (praticareilfuturo.wordpress.com), che a settembre 2013 aprirà la prima agri-scuola del Parco agricolo Sud Milano, alla Cascina Santa Brera (www.cascinasantabrera.it): “Puntiamo ad un apprendimento basato sull’esperienza, all’autoeducazione del gruppo a una responsabilità sociale ed ambientale molto concreta -riprende Sandra-: per il momento, in cascina realizziamo campi estivi e iniziative nei fine settimana, che sono molto partecipate. Ci rendiamo conto, però, che queste attività ‘episodiche’ hanno dei limiti”. Tre Comuni (Melegnano, San Giuliano Milanese e Mediglia) hanno già patrocinato l’iniziativa, che partirà grazie alla ospitalità di un locale in cascina, offerto in comodato gratuito. “L’idea è quella di creare un polo scolastico in cascina, con un intervento in auto-costruzione” racconta Sandra. Per il momento, si parte con la scuola d’infanzia, con l’idea di allargare l’agri-scuola ai bambini fino a 10 anni. “Prevediamo una retta di 300 euro al mese. Abbiamo bisogno di dieci iscrizioni per partire”.  Tra l’orto didattico e la falegnameria, gli asini e una cavalla per conoscere il territorio, il fiume Lambro e le risorgive.

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