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Ambiente

Inizia il summit di Nagoya sulla Biodiversità

E’ cominciata a Nagoya, in Giappone, la 10a Conferenza Onu sulla Biodiversità,  dove fino al 29 di ottobre delegazioni governative ed organizzazioni non governative ed ecologiste da tutto il mondo analizzeranno la gravissima situazione della perdita della biodiversità e cercheranno…

E’ cominciata a Nagoya, in Giappone, la 10a Conferenza Onu sulla Biodiversità,  dove fino al 29 di ottobre delegazioni governative ed organizzazioni non governative ed ecologiste da tutto il mondo analizzeranno la gravissima situazione della perdita della biodiversità e cercheranno un accordo su
obiettivi e piani strategici che permettano di bloccare la progressiva perdita di biodiversità entro il 2020.
La conferenza – cui partecipano 8mila delegati di 193 paesi – cercherà anche di fissare le proporzioni della terra e degli oceani che debbono essere protetti entro il 2020 (attualmente, solo il 13% della superficie terrestre e meno dell’1% delle acque degli oceani sono tutelate. Queste percentuali dovrebbero salire rispettivamente al 25% e 15%).
Durante il summit si dovranno decidere piani strategici efficaci che permettano di  sviluppare meccanismi adeguati per raggiungere l’obiettivo. La conservazione della vita sulla Terra passa dal mantenimento dei processi e dei servizi agli ecosistemi e per questo si dovrebbero adottare politiche concrete e di lungo periodo.
Nella plenaria di apertura della Conferenza  Djoghlaf Ahmed, segretario esecutivo della convenzione sulla diversità biologica ha spiegato che le nazioni riunite a Nagoya rappresentano la famiglia dei popoli del mondo e che quella in corso è la più grande conferenza sulla biodiversità della storia della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica.
La biodiversità, ricorda il Wwf, "è una vera e propria assicurazione sulla vita per gli abitanti del pianeta, assicura i più importanti servizi che la natura possa offrirci, come aria pulita e acqua per le nostre città, suoli fertili, risorse marine per la nostra alimentazione e risorse genetiche e sostanze naturali per la nostra salute". Insomma, l’impegno comune fra i 193 Paesi presenti è quello di individuare strategie e strumenti economici tesi a contrastare l’impoverimento della biodiversità nei prossimi dieci anni e, soprattutto, quello di individuare e sviluppare una prospettiva fino al 2050.
L’Italia si presenta al vertice di Nagoya avendo adottato, dopo 16 anni dalla ratifica da parte del nostro Paese della Convenzione internazionale della biodiversità (1994), con le carte in regola dal punto di vista istituzionale: la Strategia nazionale della biodiversità elaborata dal Ministero dell’ambiente e approvata dalla Conferenza Stato-Regioni, e fortemente voluta dal Wwf, è stata approvata il 7 ottobre scorso. "Un ottimo biglietto da visita -dice il Wwf- ma ora devono seguire azioni concrete che diano ‘gambe’ alla Strategia stessa.
In questa ‘strategia’ italiana spiccano i servizi per gli ecosistemi, i cambiamenti climatici e le politiche economiche. Il Piano italiano, inoltre, individua 15 aree di lavoro: specie, habitat, paesaggio, risorse genetiche, agricoltura, foreste, fiumi e laghi, mare, infrastrutture e trasporti, città, salute, energia, turismo, ricerca e innovazione, educazione e informazione. In una lettera inviata alla vigilia del Summit di Nagoya, il Wwf ha segnalato i passi più importanti al ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, chiedendo "più risorse finanziarie per la difesa della biodiversità, Piani d’azione regionali, creazione di indicatori di sostenibilità e la Legge Quadro sulla Biodiversità".

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