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In Sudafrica prima sconfitta per le multinazionali del farmaco – Ae 17

Numero 17, maggio 2001Come noto, grazie al giusto risalto che gli ha dato la stampa di tutto il mondo, è finito ancor prima di iniziare lo storico processo di Pretoria tra le trentanove grandi compagnie farmaceutiche e il Governo del…

Tratto da Altreconomia 17 — Aprile 2001

Numero 17, maggio 2001

Come noto, grazie al giusto risalto che gli ha dato la stampa di tutto il mondo, è finito ancor prima di iniziare lo storico processo di Pretoria tra le trentanove grandi compagnie farmaceutiche e il Governo del Sudafrica di cui AltrEconomia aveva a lungo parlato nello scorso numero. Con un comunicato congiunto del 19 aprile le due parti hanno trovato un accordo amichevole che in buona sostanza si traduce in una ritirata bella e buona da parte del fronte delle multinazionali del farmaco. Nel comunicato si ribadisce che il Sudafrica potrà applicare in ogni sua parte il Medicines and Related Substances Control Amendment Act, inclusa la sezione 15c, quella che le trentanove compagnie avevano impugnato come illegale. Allo stesso tempo il Governo Sudafricano ribadisce la sua intenzione di non mettere in discussione gli accordi Trips dell'Organizzazione mondiale del commercio che tutelano i brevetti e la proprietà intellettuale, pur prevedendo eccezioni. Un gruppo misto di lavoro, governo-multinazionali, verrà messo su nello spirito di cooperazione che il comunicato ufficiale sottolinea. Ringraziamenti infine a Kofi Annan per il ruolo di mediazione svolto. Le organizzazioni non governative sudafricane e le campagne internazionali (Oxfam, Medici senza frontiere) hanno naturalmente esultato per l'efficacia delle loro iniziative di pressione. Per Oxfam quella di Pretoria è stata il Vietnam delle multinazionali farmaceutiche. Per gli attivisti sudafricani, “la vittoria di Davide contro Golia”. Jean-Pierre Garnier, capo esecutivo della GlaxoSmithKline, ha fatto invece buon viso a cattivo gioco a nome delle trentanove sconfitte, sostenendo che il Governo sudafricano ha dato ogni garanzia di non violare le leggi internazionali (ma questo lo aveva sempre dichiarato anche prima del processo) e sostenendo che decisiva è stata la pressione degli investitori privati che detengono quote azionarie delle compagnie.
E se ora il fronte si sposta in Brasile, dove gli Stati Uniti minacciano di ricorrere alla Wto per bloccare la produzione a basso costo di farmaci anti retrovirali, conviene fare qualche breve considerazione sui reali scenari che si aprono a partire dalla storica conclusione del procedimento di Pretoria.

Punto primo: le multinazionali hanno fatto dietrofront perché oggi tira una brutta aria intorno alla scottante questione dei brevetti. Lo ha detto a chiare lettere anche Leif Pagrotsky, ministro del commercio svedese, l'uomo che insieme a Lamy sta preparando, come presidente di turno dell'Ue, la prossima conferenza della Wto. C'è un pesante rischio di “delegittimazione” dell'intero sistema di brevetti, non solo nel settore sanitario. Per cui, come insegna qualsiasi buon giocatore di scacchi, meglio una perdita limitata in un punto della scacchiera che un effetto a catena di proporzioni devastanti: poiché nulla come i brevetti intellettuali oggi regala profitti al capitalismo digitale, globale, delle conoscenze. Dunque meglio sacrificare qualche entrata oggi che il regime dei brevetti domani.

Punto secondo: il Governo sudafricano difficilmente si svenerà nell'acquisto di questi farmaci, per quanto ribassati, dal momento che né il Presidente Mbeki, né la Ministra della Sanità, signora Manto Tshabalala- Msimang, riconoscono l'efficacia di questi farmaci. Anzi, come noto, Mbeki appoggia le tesi di quegli scienziati che negano il legame tra Hiv e Aids. Manto Tshabalala- Msimang ha ribadito che non c'è al momento alcuna strategia di uso massiccio di farmaci anti retrovirali per i 500.000 mila sieropositivi sudafricani. Piuttosto verranno privilegiate strategie multivitaminiche e cura delle infezioni particolari che si generano con la malattia, oltre a garantire una corretta nutrizione.

Ma la partita è appena agli inizi. Cinque giorni dopo la conclusione di Pretoria, la Commissione Onu per diritti umani si è espressa a favore di una risoluzione che appoggia la produzione e la vendita di farmaci anti-Aids a basso costo. La risoluzione, passata a grande maggioranza, ha difeso esplicitamente la legge brasiliana (cure gratuite per i malati di Aids e produzione di farmaci a basso costo) e invitato i paesi del Sud del mondo ad adottare provvedimenti simili.

 

La decisione di Pretoria piace anche al Wto
Tra i commenti positivi alla resa delle 39 multinazionali, oltre a quelli scontati, va segnalato anche quello del direttore della Wto, Mike Moore.
Per Moore la sentenza dimostra che gli “accordi della Wto sulla proprietà intellettuale (Trips) contengono la necessaria flessibilità per incontrare le esigenze di salute dei Paesi più poveri e possono essere usate quali legittima base per affrontare i difficili obiettivi relativi all'accesso ai farmaci essenziali”. Più preoccupato invece il fronte confindustriale italiano. Per il Sole 24 ore, come per il londinese Financial Times, è palese il rischio che a questo punto, senza la motivazione essenziale del profitto, le multinazionali farmaceutiche abbandonino i mercati poveri per concentrarsi su quelli più ricchi. Preoccupante anche la possibilità che questi farmaci possano, illegalmente, invadere i mercati occidentali per le quali continueranno a valere i prezzi di mercato. E per le fasce povere dei paesi ricchi, che succederà?

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