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In Parlamento tornano gli F-35: dimezzamento all’orizzonte?

In aula alla Camera dei Deputati le mozioni per cancellare il programma dei cacciabombardieri: il Partito democratico presenta un documento che taglia il budget previsto. Il voto fissato nei prossimi giorni

Per il caccia F-35 si profila all’orizzonte un nuovo abbassamento di quota, quantomeno in Italia. In vista della discussione sulla questione che dovrà perfezionarsi alla Camera nei prossimi Giorni il Partito Democratico ha infatti depositato, a prima firma Gian Piero Scanu e probabilmente a nome della maggioranza, una mozione che chiede il dimezzamento dell’impegno di spesa. Si tratta di un documento parlamentare che riprende le indicazioni già contenute nella Relazione presentata e votata nei mesi scorsi in Commissione Difesa, come conclusione dell’Indagine conoscitiva sui sistemi d’arma svolta durante il 2013.

Solo che dopo questo passaggio in aula il testo smetterebbe di essere una semplice analisi diventando invece un atto di indirizzo vincolante per il Governo.

 

Ma perché si sta ancora parlando di F-35 alla Camera? Procediamo con ordine, ricordando che una nuova discussione è possibile ed anzi utile (come da sempre sottolineato da Taglia le ali alle armi) perché siamo ancora in fase di contrattualizzazione annuale, per cui le decisioni su se e quanti aerei si debbano acquistare vanno prese e confermate dal nostro Governo ogni anno (pur se tutto questo comporta poi tecnicamente un meccanismo complesso e spalmato finanziariamente su più bilanci).

 

Il tema è dunque tornato tra i banchi di Montecitorio negli scorsi giorni con una discussione preliminare avvenuta il 4 settembre grazie alla Mozione Marcon (SEL) ed altri presentata ad aprile 2014 come risposta ad una sollecitazione della Campagna contro gli F-35. Infatti dopo la presentazione a fine febbraio del rapporto "Caccia F-35 la verità oltre l’opacità" e dopo alcuni passi successivi (tra cui una lettera al Premier Renzi ed al Ministro Pinotti, oltre che un appello di supporto di diverse personalità tra cui don Ciotti, Cecilia Strada, Riccardo Iacona, Alessandro Robecchi…) "Taglia le ali alle armi" aveva chiesto un nuovo passaggio parlamentare. 

I tempi del dibattito politico ed istituzionale non sono sempre veloci ed hanno in pratica differito l’inizio della discussione di qualche mese, quasi però favorendo una continua conferma dei problemi tecnici del caccia (culminata con lo stop deciso dagli USA proprio il 4 luglio) oltre ad una persistente non chiarezza sull’avanzamento degli acquisti italiani. Il continuo "tira e molla" del PD in occasione della già ricordata Indagine conoscitiva nell’ambito della Commissione Difesa ha poi riportato alla piena attenzione di media ed opinione pubblica la questione. Sempre di più a vantaggio della scelta di riduzione, come mostrato da diversi sondaggi d’opinione degli scorsi mesi.

 

Si arriva quindi alla discussione odierna, che ha preso avvio da un testo sicuramente favorevole alle istanze dei "NO F35". Tanto che nella parte prescrittiva si impegna il Governo a "cancellare la partecipazione al programma Joint Strike Fighter (…) iniziando fin da subito le procedure previste dal Memorandum of Understanding dei partner del programma per una chiusura definitiva di qualsiasi attività (sviluppo, produzione) ad esso correlata da parte del nostro Paese". Una mozione illustrata in aula dall’onorevole Michele Piras (SEL) che ha in particolare fatto un confronto tra i fondi per i caccia e il non rinnovo del contratto di lavoro per gli statali, ricordando inoltre il giudizio sul JSF chiesto ad un pilota militare tedesco (di Eurofighter): "questo è un regalo che facciamo all’industria americana".

 

A questa mozione se ne sono affiancate altre, prima dell’inizio della discussione. Quella del Movimento Cinque Stelle a firma Basilio ed altri pur con qualche annotazione differenziata nella parte di analisi si è allineata alle richieste della società civile, confermando chiaramente una linea tenuta fin dall’inizio della legislatura dal gruppo politico di Beppe Grillo. Nell’illustrare la mozione l’onorevole Tatiana Basilio ha in particolare sottolineato come cancellando il programma ci potrebbe essere da subito un risparmio di circa 560 milioni, quelli previsti sul bilancio dello Stato 2014 per i caccia.

 

Nelle prescrizioni della mozione ancora una volta si chiede la "cancellazione della partecipazione italiana al programma JSF e a sospendere immediatamente qualsiasi attività contrattuale". In subordine, con una interessante mossa di concretezza e di obiettivo raggiungibile, viene richiesta una sospensione delle attività contrattuali per "avviare da subito una prima fase di sospensione del progetto, al netto dei lotti già contrattualizzati definitivamente (LRIP 6 e LRIP 7 per 6 aerei) e della valutazione dello stato di acquisizione dei lotti successivi (LRIP 8, LRIP 9, LRIP 10 e LRIP 11)". 

 

Le altre due mozioni già a disposizione dei deputati durante la discussione del 4 settembre si collocano invece su una linea completamente diversa: per quella a prima firma Gianluca Pini (Lega Nord) chiede al Governo di "respingere la prospettiva del disarmo aereo nazionale (sic! ndr)" secondo i leghisti prefigurata nel Documento PD in Commissione Difesa pur subordinando "la continuazione della partecipazione del nostro Paese al programma F-35 agli esiti delle verifiche tecniche sull’affidabilità del velivolo". Nel testo di Scelta Civica per l’Italia presentato dall’onorevole Andrea Causin è ancora più favorevole ai caccia perché il Governo dovrebbe "garantire, eventualmente riaggiornandolo, alla luce delle nuove e accresciute esigenze di bilancio, il programma di acquisizione degli F-35" oltretutto "rispettando gli impegni precedentemente assunti".

Nessuna delle due mozioni è stata illustrata in aula durante la seduta di dibattito preliminare. Una prima breve discussione in cui i grandi assenti sono stati il Governo, che non ha voluto prendere la parola, e lo stesso Partito Democratico che, con un intervento dell’Onorevole Vincenzo Amendola, ha rimandato ad un successivo documento la propria posizione. Quasi con parole infastidite per dover tornare a parlare di F35: "Con il rispetto dovuto, abbiamo ascoltato le ragioni di chi ha ripresentato una mozione sullo stesso argomento e, non essendoci elementi che determinano grandi modifiche sugli orientamenti già sviluppati da questa Camera, ci riserviamo di presentare una mozione per il dibattito". Un intervento scarno e quasi aspro, che poteva far presagire qualsiasi cosa ed anche, con una scelta eventualmente problematica per la Campagna Taglia le ali alle armi che ha chiesto con forza di riportare la questione al centro del dibattito, una sorta di neutralizzazione della discussione.

 

Ed invece il testo di mozione presentato dopo la prima discussione (e che AE può mostrare in anteprima essendo arrivato ieri a tarda sera) mantiene in un certo senso le promesse fatte con il Documento presentato in Commissioneche chiedeva una rinegoziazione dell’intero programma verso un dimezzamento.

Anche nella mozione Scanu appena presentata si chiede al Governo di "riesaminare l’intero programma F-35" con "obiettivo finale di dimezzare il budget finanziario originariamente previsto". Una richiesta comunque forte, non solo se si vanno a riprendere le premesse o lo status del programma anche solo nel 2011, ma anche e soprattuto perché una riduzione sui capitoli di bilancio è molto più incisiva, concreta e più difficilmente reversibile di un semplice cambio di pianificazione interno d’acquisto (come fatto dal Ministro Di Paola nel 2012).

Certamente nel testo c’è anche il tentativo di "attutire" l’impatto di un tale impegno inserendolo all’interno di altre indicazioni che chiedono di massimizzare i ritorni economici ed industriali. Pur comprendendo, da questo particolare punto di vista, una preoccupazione di tal natura è anche vero che tutti gli analisti ben sanno che una riduzione così forte degli ordinativi e dei fondi a disposizione andrebbe a portare un colpo molto forte alle velleità della FACO di Cameri come polo produttivo di primo piano per il programma JSF. 

Un altro punto non ben chiaro ad una prima lettura, e che sembra piuttosto un modo di accontentare il Governo per addolcire il boccone amaro del dimezzamento richiesto, è relativo agli acquisti già portati: nell’ultimo punto della parte di premessa sembra che il testo dei deputati PD vada a "garantire" che il Governo non abbia portato avanti acquisti dopo le precedenti mozioni 2013 (quelle che in un certo senso "congelavano" il programma). Mentre diverse informazioni derivanti da comunicazioni ufficiali del Dipartimento della Difesa statunitense indicano il contrario, e il Governo non ha mai voluto chiarire questo particolare aspetto non fornendo nemmeno risposta ad interpellanze dirette su questo punto.

 

Ma cosa significa nel concreto un "dimezzamento" del budget per i caccia F-35? anche solo in termini di velivoli è difficile rispondere perché non è ben chiaro il punto di partenza (si parla di un non determinato "budget iniziale" senza esplicitare una data o fase del progrmam) e la conseguende quota da dimezzare. Sebbene in tutto questo occorra ricordare come il Ministero della Difesa, indifferente alle modifiche anche sensibili (come la riduzione del Ministro Di Paola) condotte negli anni, abbia più o meno sempre confermato nei suoi documenti di bilancio circa 13 miliardi di euro come esborso complessivo per il programma Joint Strike Fighter. Ma a rendere indeterminata al momento la quantità di aerei che lItalia potrebbe acquisire con un budget dimezzato è anche la non conoscenza delle caratteristiche e dei tempi di acquisto. Da un lato la quantità di aerei in versione B STOVL – molto più costosi – che si vorranno comprare inciderà in automatico sul numero di quelli in versione base, dall’altro anche l’anno in cui si andranno a confermare gli acquisti diventerà rilevante per stabilire la flotta complessiva. Perché gli F-35 prodotti oggi, oltre ad avere maggiori problematiche di sviluppo e costruzione e necessitare di sicuri retrofit, costano anche di più. E finché il Governo e la Difesa non ci diranno, anche eventualmente a seguito dei voti dei prossimi giorni, che pianificazione hanno in mente sarà difficile dire se gli ipotetici 6,5 miliardi destinati agli F35 saranno in grado di acquisire 40, 50 o forse 60 velivoli.

 

La parte dispositiva della mozine presentata dal Partito Democratico:

 

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