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IMPOTENTI…

IMPOTENTI Qui sotto ci sono due editoriali usciti su giornali che si leggono solo in Liguria. E’ un peccato che abbiano avuto diffusione così limitata perché entrambi toccano il nervo scoperto del caso Genova, e cioè la ferita ancora purulenta…

IMPOTENTI

Qui sotto ci sono due editoriali usciti su giornali che si leggono solo in Liguria. E’ un peccato che abbiano avuto diffusione così limitata perché entrambi toccano il nervo scoperto del caso Genova, e cioè la ferita ancora purulenta causata dalla condotta violenta e anticostituzionale delle forze dell’ordine. Sia su Repubblica-Genova che sul Secolo XIX vengono scritte parole molto chiare, peccato che la classe politica sia del tutto sorda e quindi impotente. Il problema è che tacendo ed evitando d’intervenire quella ferita si imputridisce e tramonta la speranza di ripristinare un rapporto sano fra istituzioni, cittadini e forze di polizia.

G8, quei silenzi senza attenuanti
I servitori dello Stato non hanno scusanti
PIERO OTTONE
Vorrei esporre qui di seguito alcune considerazioni su quel che accadde a Genova nel luglio del 2001, in occasione del G8. Vi furono dimostrazioni violente da parte di estremisti di sinistra: una guerriglia urbana. Il giudizio su tali dimostrazioni può solo essere di condanna, senza attenuanti.
Per quel che mi riguarda, sono piuttosto scettico su ogni manifestazione di piazza, anche su quelle più miti: lo scetticismo diventa esecrazione e sdegno quando i dimostranti commettono violenze, sia che distruggano un negozio, blocchino una strada, o aggrediscano carabinieri e agenti. So che certi estremisti sono capaci di tutto: vorrei che le sanzioni a loro carico fossero severissime. Purtroppo, non sempre lo sono.
Gli eccessi dei dimostranti, o le disfunzioni nell´amministrazione della giustizia, non giustificano tuttavia, mai e poi mai, violenze, percosse, sevizie, quali furono commesse da agenti alla scuola Diaz. Non costituiscono neanche una vaga attenuante. Chi pensa che gli eccessi degli estremisti inducano a chiudere un occhio sugli eccessi della polizia, o a comprenderli sul piano umano, commette un grave errore: mette allo stesso livello gli uni e gli altri, e distrugge, così facendo, il concetto di Stato. Come se il confronto fra le forze dell´ordine e gli estremisti di ogni genere fosse una guerra di bande.
Concetti semplici, mi sembra. Purtroppo, non sempre chiari fra i nostri concittadini. Neanche fra quelli che, servitori dello Stato, dovrebbero averli chiarissimi. Come dimostra il colpevole silenzio che gli alti gradi della polizia hanno mantenuto, per tutti questi anni, sui fatti di allora.

(Repubblica-Genova)

G8, ora la polizia si liberi dalle sue mele marce
MAUROBARBERIS
Ci sono genovesi che, dei giorni del G8, ricordano soprattutto l´anarchia,
i saccheggi, i vandalismi dei black bloc, e che magari si chiedono perché
i giornali diano tanto rilievoalle ammissioni del vicequestore
Michelangelo Fournier sulla «macelleria messicana» compiuta alla scuola
Diaz: per non parlare delle rivelazioni, per certi versi ancora più
inquietanti, del dirigente della Polfer Salvatore Genova al SecoloXIX.
Perché, si staranno forse domandando costoro,i giornali e la magistratura
sono spesso sembrati attribuire maggiore importanza, in questi anni, alle
violenze della polizia che a quelle dei teppisti?Questa domanda ha almeno
tre risposte: una giornalistica, una giuridica e una politica. Dal punto
di vista giornalistico, com´è noto, non fa notizia il cane che morde il
postino, ma il postino che morde il cane. Dunque, non fa notizia che dei
teppisti vengano individuati, processati e condannati, come è pure
successo in questi anni.Fa notizia, invece, che dei poliziotti, guidati
dai più alti gradi delle forze dell´ordine, siano entrati in una scuola in
cui dormivano novantatré ospiti del Comune di Genova e li abbiano
massacrati di botte,mandandone sessantatré in ospedale e tutti gli altri
in galera, cercando poi di giustificarsi introducendo nella scuola due
bottiglie molotov. Dal punto di vista giuridico, ancora, in qualsiasi
democrazia liberale il monopolio della forza, riservato allo Stato, è
circondato di garanzie per i cittadini: già la Magna Charta, nel Duecento,
affermava che nessun uomo libero può essere arrestato e detenuto
arbitrariamente. Orbene, nei giorni del G8, e sotto gli occhi del mondo,la
nostra polizia ha gestito l´ordine in base alla sola regola "deboli con i
forti, forti con i deboli": da un lato ha lasciato fare ai teppisti tutto
ciò che volevano, dall´altro ha pestato pacifisti e consumato vendette
come quelle della Diaz e di Bolzaneto. Come stupirsi se, quanto a
legalità, nel mondo si assimila ormai l´Italia alla Turchia? Dal punto di
vista politico, infine, tutelare l´ordine pubblico è il primo compito del
governo: se le forzedell´ordine, oltre a non riuscire a garantire la
sicurezza, si rendono protagoniste di gravi violazioni della legalità,
allora è il governo che deve risponderne dinanzi al Parlamento.Se un
decimodi quel che è accaduto a Genova nel 2001 fosse accaduto
nell´Inghilterra di Blair o nella Francia di Sarkozy, l´indomani il
ministro dell´Interno, e forse l´intero esecutivo, si sarebbero presentati
in Parlamento con la cenere in testa e i ceci sotto le ginocchia.
Sarebbero volati stracci e saltate teste. Soprattutto sarebbero scattati
provvedimenti disciplinari che da noi si aspettano ancora. La
responsabilità politica di quanto è avvenuto in quei giorni, certo, spetta
al governo di allora, che iniziò in questo modo sgangherato un quinquennio
finito anche peggio.Ma la responsabilità di quanto avviene oggi spetta al
governo in carica: a una maggioranza che aveva nel proprio chilometrico
programma anche una Commissione d´inchiesta sui fatti del G8, e che invece
ha saputo soltanto approvare, con la decisiva complicità dell´opposizione,
un provvedimento di indulto che eviterà comunque la galera a tutti,
guardie e ladri, sempre ammesso che i processi contro gli uni e gli altri
finiscano prima che scatti la prescrizione. A Genova, d´altra parte, non
ci sono solo i cittadini che, del G8, ricordano esclusivamente le violenze
dei black bloc. Ci sono anche gli abitanti diAlbaro svegliati nel cuore
della notte dalle urla dei ragazzi martirizzati della Diaz.Ci sono anche
coloro che hanno chiesto inutilmente aiuto alla polizia contro i teppisti,
e poi magari si sono ritrovati, loro, a soccorrere pacifisti manganellati
in un portone.Ci sono tutti coloro che, qualche tempo dopo, hanno rieletto
con una maggioranza del sessanta per cento il sindaco Giuseppe Pericu, che
in quei giorni, ha saputo dare voce all´indignazione di tutta la città. E
questi genovesi si aspettano alcune cose, che si possono fare subito. Ad
esempio, si aspettano che i sindacati di polizia, invece di prendersela
con chi ha avuto il coraggio di rompere il muro dell´omertà, comincino a
prendersela con quanti tacciono da sei anni.Ancora, si aspettano che le
promozioni regalate a tutti i responsabili di quei giorni,salvo a quelli
che hanno parlato, siano immediatamente revocate. Infine, si aspettano che
siano le stesse forze dell´ordine a fare pulizia nei propri ranghi, senza
aspettare i provvedimenti della magistratura: liberandosi di tutti coloro
che, in quei giorni, hanno disonorato la loro divisa.

(Il Secolo XIX)

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