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Approfondimento

Il valore intrinseco di una bufala

Inventare notizie discriminatorie e razziste fa “guadagnare clic”, ed è un moderno modello economico. Il caso emblematico del curatore di SenzaCensura.eu

Tratto da Altreconomia 176 — Novembre 2015

Un ventenne di Caltanissetta inventava notizie di sana pianta, facendo passare gli immigrati come criminali, e pubblicava tutto sul suo sito SenzaCensura.eu. Il sito è stato denunciato da un giornalista locale, la Polizia Postale lo ha messo offline e ha avviato un’indagine contro il gestore. Il primo a parlare di questo caso è stato verso fine agosto il portale locale online ilFattoNisseno, poi ripreso da altre testate. Secondo le cronache il ragazzo avrebbe detto alla Polizia di non aver pubblicato quelle informazioni inventate mosso da odio razziale ma solamente per guadagnare tramite clic e banner pubblicitari, e lo ha ribadito a metà ottobre in un’intervista a l’Espresso. Una ricerca pubblicata da Bufale.net sembra confermare questa malsana intenzione: “non esiste né buona né cattiva pubblicità, basta che sia pubblicità. Grazie ancora!” rispondeva Gianluca Lipani,  così si chiama il giovane nisseno indagato, a chi segnalava su Facebook le false notizie pubblicate.

L’articolo “Immigrato violenta bambina di 7 anni, il padre gli taglia le palle e gliele fa ingoiare” fa capire il tenore delle sensazionalistiche (non)notizie. Eppure, nonostante i titoli sfiorino l’assurdo, sono molti i seguaci di questo tipo di informazione. Lo dimostra il fatto che un articolo del genere abbia raggiunto le 40mila condivisioni in meno di 24 ore.
A conferma del fatto che l’odio sia un’ottima strategia di marketing Bufale.net e Butac.it, entrambi siti antibufale molto seguiti sul web, hanno “smascherato” una rete di siti -per la precisione 4 siti web con 6 pagine Facebook relative, 2 account Twitter e un canale Youtube- che propagandavano notizie false sugli immigrati. Si tratta di voxnews.info, tuttiicriminidegliimmigrati.com, identità.com e resistenzanazionale.com, e fanno capo a un unico direttore responsabile, che in rete si fa chiamare Gianni Togno.
Dopo una ricerca avviata nel 2014 i responsabili dei due portali dedicati al fact cheking hanno consegnato il 2 ottobre 2015 le denunce alla polizia di Bologna. Il rapporto -lungo 150 pagine- ripercorre le attività online dei siti razzisti a partire dal 2006. “Vengono esagerate, manipolate e stravolte notizie vere, così da cambiarne completamente il significato, incrementando odio razziale, incitando alla violenza, o denigrando alcuni soggetti. Sono stati diffamati, ad esempio, enti di volontariato come la Croce Rossa o Medici senza frontiere, i gestori di centri d’accoglienza, prefetti, giudici, Papa Francesco o albergatori che hanno dato la loro disponibilità a ospitare profughi”. Sono le parole dell’ideatore del sito Bufale.net, David Alejandro Puente Anzil, riportare dal sito dell’associazione Carta di Roma, che si dedica all’attuazione di un protocollo deontologico per una più corretta informazione sui temi dell’immigrazione. Sempre Carta di Roma riporta la dichiarazione di Michelangelo Coltelli, l’ideatore invece di Butac.it (Bufale un tanto al chilo): “gli under 40utilizzano soprattutto internet per informarsi, e cadere in questi tranelli è molto facile. Basti pensare che a volte, nella corsa alle visualizzazioni, ci cascano anche giornalisti di importanti testate”.
Nonostante l’esposto presentato in Procura, i siti e i relativi social network a metà ottobre sono ancora online. Per quanto riguarda i social, Altreconomia ha segnalato che pubblicano materiale irrispettoso, se non illegale. Facebook, però, ha fatto sapere che tali contenuti “rispettano i nostri standard della comunità”. —
 

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