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Il senso di Deloitte per Fondazione Milano Cortina. Inchiesta sugli appalti olimpici

La nuova sede di Deloitte in Via Santa Sofia a Milano © Duilio Piaggesi / IPA

La multinazionale, partner commerciale del Comitato olimpico internazionale, si è assicurata commesse milionarie dalla Fondazione Milano Cortina 2026. La Procura milanese ne ha illuminato modus operandi e intrecci in un’indagine che un decreto legge ad hoc del Governo Meloni ha cercato di azzoppare. Ecco chi vince e chi perde nel “grande evento”

L’inchiesta della Procura di Milano sulle presunte gare pilotate intorno all’ecosistema digitale della Fondazione Milano Cortina 2026 non è morta. E la cosa tocca da vicino il colosso Deloitte.

Il 26 giugno la Giudice per le indagini preliminari di Milano, Patrizia Nobile, ha respinto la richiesta di archiviazione formulata dalla stessa Procura (aggiunta Tiziana Siciliano, sostituti Francesco Cajani e Alessandro Gobbis) nei confronti dei sette indagati coinvolti a vario titolo nell’assegnazione degli appalti relativi ai servizi digitali della Fondazione.

La Gip Nobile, come ha riportato l’Ansa, “ha deciso di fissare un’udienza per il 17 luglio per far discutere tutte le parti, anche sul tema centrale per i Pm che hanno chiesto allo stesso giudice di sollevare, davanti alla Consulta, la questione di illegittimità costituzionale del decreto del Governo Meloni di un anno fa, convertito in legge, che ha ribadito la qualificazione di ente di diritto privato della Fondazione Milano Cortina 2026”.

La tesi della Procura è che quel decreto legge “interpretativo” (76/2024) datato 11 giugno 2024, varato in tutta fretta dal Governo Meloni e convertito dal Parlamento poco dopo, l’8 agosto, abbia “artatamente” introdotto una norma “ad Fondazionem” che, in palese contrasto con il diritto comunitario e la Costituzione, ha di fatto ostacolato l’attività di indagine. Una “indebita ingerenza” agita proprio poche settimane dopo che le indagini e le perquisizioni avevano fatto emergere presunte e clamorose irregolarità, e che ha trasformato la sostanziale natura di organismo di diritto pubblico in una formale qualificazione di ente di diritto privato.

L’inchiesta della Procura di Milano ha riguardato due gare per la fornitura del servizio di creazione e gestione del sito internet della Fondazione.

Della prima, quella che ha riguardato le società Vetrya e Quibyt nonché l’ex presidente del comitato di gestione della Fondazione, Vincenzo Novari, i giornali ne hanno scritto diffusamente.

Di quella successiva, che risale a metà 2023 e che fa letteralmente tremare il network di Deloitte e gli attuali vertici della Fondazione, se n’è parlato meno, perdendo per strada elementi che invece illuminano un certo modo di concepire gli affari nel nostro Paese.

Quel che emerge dall’indagine della Procura di Milano (e dall’attività del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza oltreché dalla relazione del consulente commercialista Stefano Martinazzo) non può rimanere sepolto in qualche faldone. Perché al di là dei rilievi penali a carico degli interessati, quegli atti dell’indagine raccontano come può “funzionare” il “sistema Olimpiadi”.

Prima di addentrarci nelle pieghe della vicenda Fondazione Milano Cortina-Deloitte è bene però riassumere la tesi dell’accusa: alcuni dirigenti al vertice (ancora oggi) della Fondazione avrebbero condizionato l’esito di una gara in favore di una società del gruppo Deloitte con sede a Milano, ovvero la Deloitte Consulting Srl Società Benefit.

Questa aggiudicazione sarebbe stata possibile grazie al “contributo causale di carattere collusivo” di due figure di spicco della Fondazione guidata oggi da Andrea Varnier. E cioè Daniele Corvasce, “procurement director”, e Marco Moretti, “games technology director” sempre della Fondazione.

I due, entrambi indagati, avrebbero passato notizie riservate della gara per la “digital platform” aperta nel giugno 2023 dalla Fondazione a due rappresentanti di Deloitte: Claudio Colmegna, “junior IT project manager”, e Luigi Onorato, “strategy analyst & M&A” di Deloitte. Anche loro indagati.

Ottenute le dritte in maniera illecita, gli uomini di Deloitte avrebbero quindi “parametrato” l’offerta tecnica ed economica su misura, spacciato l’esistenza di un diritto di prelazione in realtà inesistente a scapito degli avversari in lizza e quindi turbato la gara. Causando un danno patrimoniale alla Fondazione pari a 2,1 milioni di euro. Con il paradosso che i servizi proposti da Deloitte erano stati valutati come i meno efficienti sotto l’aspetto tecnico e anche i meno economici, pur avendo ricevuto un trattamento che la Procura ritiene essere stato di favore.

Ma dopo un colpo di teatro -che merita di essere raccontato- il colosso è riuscito ad aggiudicarsi la gara. Questa, in pillole è l’accusa. La Procura di Milano, però, prima di mettere in fila gli elementi che accerterebbero la turbativa d’asta, ha riepilogato i rapporti economici tra la Fondazione Milano Cortina 2026 e la galassia Deloitte. Galassia perché Deloitte nella vicenda agisce non solo attraverso società domiciliate in Italia ma anche attraverso società estere, in particolare statunitensi.

Iniziamo dai rapporti economici “attivi”, cioè da quelli che hanno prodotto entrate per la Fondazione. È il caso della Deloitte Italy Spa Società Benefit che a metà dicembre 2024 risultava aver prodotto ricavi a beneficio della Fondazione per quasi 15 milioni di euro a titolo di diritti di “sponsorizzazione”.

Poi vengono i rapporti “passivi”, in particolare con l’estero. Dal 2020 al 2024 stiamo parlando di oltre 93 milioni di euro di “uscite” (netto Iva) per Fondazione a favore di due veicoli Usa di Deloitte (Deloitte consulting LLP e Deloitte & Touche LLP). Secondo quanto ricostruito dall’accusa queste spese sarebbero riferite a “servizi professionali per lo sviluppo, l’erogazione e la messa in sicurezza delle tecnologie utili per lo svolgimento dei Giochi olimpici affidati nel mese di agosto del 2022”.

Questo “affidamento” è il frutto di due contratti “trilateri” stipulati tra Fondazione, Comitato olimpico internazionale e la stessa Deloitte nell’ambito del cosiddetto “Particularised services agreement” che pesa per Milano-Cortina qualcosa come 176 milioni di dollari. È una derivazione della gigantesca commessa aggiudicata da Deloitte a livello globale con il Cio da 1 miliardo di dollari e denominata Procurement of integration services and application (acronimo “Pisa”).

Fondazione ha poi registrato uscite anche verso le italiane Deloitte & Touche Spa (95mila euro), incaricata fino al maggio 2022 della revisione fiscale prima di lasciare per incompatibilità, e verso la Deloitte consulting Srl Società benefit per 5,9 milioni di euro, incaricata invece dall’aprile 2022 di consulenza gestionale e strategica con scadenza 31 dicembre 2026.

Il referente della partita “gestionale-strategica” è il già citato Luigi Onorato, figura di primo piano e che la Procura descrive come “già noto presso il Coni”.

Deloitte è al contempo fornitore (pagato) e sponsor della Fondazione (dove è lei a pagare). Infatti nel febbraio del 2022 Deloitte Italy Spa stipula un contratto con l’ente allora ancora guidato da Novari per un corrispettivo complessivo di 21 milioni di euro. Deloitte però paga “cash” solo una parte -13,4 milioni di euro-, convertendo il resto -7,5 milioni di euro- in “giornate uomo” che la stessa Deloitte, tramite la branca “Consulting”, dovrà garantire a Fondazione.

È in questo preesistente dedalo di interessi economici che si arriva alle prime manovre della famigerata gara per i servizi digitali (sito e tenant) bandita dalla Fondazione.

L’intenzione di migrare il sito dai precedenti fornitori (Vetrya e Quibyt) a uno nuovo risalirebbe al febbraio 2023, quando al vertice della Fondazione siede, da pochi mesi, Andrea Varnier, nominato a metà novembre 2022 (e non indagato).

Andrea Varnier, amministratore delegato della Fondazione Milano Cortina 2026 © Elisa Pedrani / IPA

L’8 febbraio 2023 Corvasce (Fondazione) spedisce una mail a Onorato (Deloitte) con allegati i contratti con il precedente fornitore, incluso quello relativo alla gestione del sito. Per la Procura già solo questo primo aggancio è la “riprova di una serie di rapporti di cointeressenza tra soggetti di Fondazione e il network Deloitte, nonché di una prima manifestazione di quelle collusioni che andranno a turbare la gara”.

Gli esempi sono diversi. Il primo giugno di quell’anno, ad esempio, quasi un mese prima dell’apertura formale dell’iter di gara, Moretti (Fondazione) avvisa Colmegna (Deloitte) che ci si sta preparando a procedere con la “Richiesta di offerte” e chiede al rappresentante del network “la conferma che l’opportunità vi interessa”.

Il 29 giugno 2023 Fondazione si decide e spedisce una “Richiesta di quotazione” per il servizio di “Digital platform and media services” a nove aziende. Inclusa appunto la già allertata Deloitte. Alle società “invitate” viene chiesto in sostanza di strutturare una proposta sulla base di due scenari, “A” e “B”, (a seconda della fine del servizio). Il termine della gara inizialmente fissato è al 31 luglio 2023 ma verrà prorogato per tre volte, fino ad arrivare al 20 novembre 2023. Uno slittamento che secondo l’accusa avrebbe richiesto proprio Deloitte.

Quando Colmegna di Deloitte riceve la Pec dalla Fondazione con i documenti di gara manda immediatamente una mail al collega Onorato: “Uscita Rfp (Request for proposal, ndr) per digital platform […]. La modalità non mi sembra coerente con quanto concordato; ma intanto la leggiamo e poi ne parleremo”.

Il fatto che Deloitte possa aver ricevuto notizie riservate sulla gara preoccupa qualcuno in Fondazione. A metà luglio 2023, infatti, Alberto Autino (non indagato) scrive ai vertici del settore di Fondazione, Moretti e Corvasce, sottolineando il ruolo problematico di Colmegna (Deloitte). “Scorsa settimana ho avuto un colloquio con Claudio Colmegna (Deloitte) tra le altre cose mi ha chiesto informazioni sulla gara Digital platform e ho scoperto che lui partecipa nella redazione del documento di risposta”. Autino è esplicito: “Credo dobbiamo fare una valutazione sul conflitto di interesse di Deloitte in quanto lo stesso Colmegna sta partecipando con altre persone Deloitte alla stesura del budget di Games Technology ed è coinvolto nell’IT Demand plan”. Conclusione: “In questo momento Deloitte è in possesso di informazioni riservate che gli altri partecipanti non hanno. Non credo sia accettabile questa commistione di ruoli”.

A questa mail -che è tra i documenti sequestrati dalla Guardia di Finanza- non è mai giunta una risposta. Intanto delle nove aziende invitate in quattro formulano la propria offerta tecnica ed economica: sono Dentsu X Srl Società Benefit, Jakala Spa Società Benefit, Alkemy Spa e Deloitte consulting Srl Società Benefit.

L’offerta economica di Deloitte su entrambi gli scenari è la più cara tra i quattro concorrenti. E pure quella tecnica è ritenuta dai funzionari di Fondazione come non “affidabile e implementabile”.

Deloitte, quindi, sembra tagliata fuori. Siamo a fine settembre 2023 quando Fondazione indice un “secondo round” di gara nel quale richiede ai concorrenti di riformulare in toto le offerte tecniche ed economiche, fissando la nuova scadenza al 26 settembre. Anche questa volta Deloitte presenta un’offerta economica che non è la più vantaggiosa.

Ma 48 ore dopo la fine del “secondo round”, quindi in piena gara in atto, Colmegna (Deloitte) informa Onorato (Deloitte) che Moretti (Fondazione) lo avrebbe chiamato per dirgli che sotto il profilo tecnico l’unica area che avrebbe espresso preferenza per la proposta di Deloitte è stata proprio quella di Moretti, l’area “Digital” della Fondazione Milano Cortina. Morale: anche nella classifica tecnica stilata a ottobre 2023 da Fondazione, Deloitte risulta ultima, con appena 2,1 punti contro i 3 di Alkemy, i 4 di Jakala e i 4,3 di Dentsu. I punteggi però non sarebbero definitivi perché Marco Moretti dell’area Digital deve “revisionarli”.

Dentsu è in testa ma è allora che avviene un colpo di scena che, a detta della Procura, fa saltare il banco. Un dipendente della Fondazione (Sergio Biffi, non indagato) pubblica, infatti, sulla piattaforma di gara ristretta ad appaltante e concorrenti in lizza per la fornitura un file excel che contiene le valutazioni tecniche formulate dai responsabili dell’area digital. Una specie di fuga di notizie.

Le quattro società vengono così a conoscenza a iter in corso dei “voti” e dei giudizi assegnati a ciascuna. In una parte della Fondazione scatta il panico. Corvasce scrive a Biffi via WhatsApp: “Hai mandato le valutazioni ai fornitori per errore dalla piattaforma sta scoppiando un casino”. Biffi stila di fretta una comunicazione alle società in corsa parlando di “involontaria non corretta digitazione” e di “giudizi e valutazioni tecniche ufficiose, interni e parziali”.

La Procura nel dar conto della circostanza quasi farsesca suggerisce che possa non essersi trattato di un abbaglio. E se invece di un errore, annotano gli inquirenti, si fosse trattato di un ulteriore estremo tentativo per avvantaggiare Deloitte predeterminando in tal modo la necessità di aggiungere un ulteriore “round”?

In Deloitte si accorgono dell’excel caricato in piattaforma e il 13 ottobre lo viene a sapere anche Colmegna. Glielo dice un suo collaboratore (Mattia Toma, non indagato) che via WhatsApp va dritto al punto: “Non so se è stato intenzionale o meno ma Mico (Milano Cortina, ndr) ha condiviso tutti i dettagli della votazione tecnica. E siamo messi di merda”.

Colmegna apre istantaneamente la chat con Moretti (Fondazione). “Ho urgenza di parlarti”. Moretti è a un pranzo di lavoro e temporeggia. Colmegna allora indossa i panni della vittima: “È molto urgente, dobbiamo indirizzare una situazione di una gravità elevata che mette a rischio la relazione tra Deloitte e la Fondazione”. Gli manda anche gli screenshot delle valutazioni. “Inaccettabili siano pubblicati […]. Inaccettabili anche le valutazioni in sé […]. Questo è davvero troppo”.

I dirigenti di Deloitte scelgono la strategia aggressiva. Oltre a Colmegna, infatti, anche Onorato scrive a un altro interlocutore di Fondazione (Andrea Francisi, Chief games operations officer, non indagato): “Capisco l’errore ma non è (l’area, ndr) acquisti il problema. Questo errore umano, che può capitare e non biasimo assolutamente, nasconde però giudizi che non possiamo più tollerare. Soprattutto per il bene di questo progetto a cui stiamo dedicando professionalità e cuore”. A quel punto Moretti (Fondazione) chiama Onorato e, secondo quest’ultimo, si dice “rammaricato”. Non date peso alle valutazioni fatta uscire per errore -avrebbe detto Moretti a Onorato- non sono le ultime.

I due rappresentanti di Deloitte (Colmegna e Onorato) cercano allora di capire come guadagnare posizioni sugli altri competitor che gli sono davanti. Sul versante “mondo dello sport” -non esattamente secondario trattandosi sulla carta di un appalto olimpico- Colmegna chiede lumi a Onorato, il quale gli propone di coinvolge tale “JT”, che gli inquirenti identificano poi in John R. Tweardy, partner di spicco di Deloitte negli Stati Uniti con “delega” ai Giochi e ai milionari rapporti con il Cio (non indagato).

Tutto però sembra saltare perché Moretti (Fondazione) cambia apparentemente cavallo e paventa il possibile conflitto di interessi in capo a Deloitte, la quale, attraverso le succursali americane, si sta già occupando di altri servizi nell’ambito del citato progetto Pisa e dunque non potrebbe fare lo stesso con quelle italiane.

L’impressione è che le due parti -Fondazione e Deloitte- stiano per entrare in collisione. Colmegna di Deloitte dice a un suo collaboratore riferendosi a Moretti che farà di tutto “per farlo licenziare”, evocando presunte corsie preferenziali che porterebbero Deloitte dritta nelle grazie di Andrea Varnier e del ministro dello Sport Andrea Abodi (“Stravedono per noi”). Il motivo della rabbia di Colmegna, annotano gli inquirenti, è che Deloitte a suo dire “stava svolgendo dei servizi in forma gratuita con il verosimile scopo di aggiudicarsi la gara”.

Ma è sul ciglio del precipizio che ancora una volta succede qualcosa. È fine ottobre 2023 e Deloitte è indietro nella gara. Il nuovo direttore del prodotto all’interno della funzione marketing di Fondazione Milano Cortina 2026, Alessandro Donato (non indagato), firma una mail interna dove comunica al proprio superiore che “sembra che ci siano pressioni per far vincere Deloitte”. Silenzio di tomba.

A fine maggio 2025 sono stati inaugurati i nuovi uffici di Deloitte in Via Santa Sofia, 28, a Milano. Con l’amministratore delegato di Deloitte Italia, Fabio Pompei, il primo da sinistra, c’erano anche Raffaele Fitto, Alessia Cappello, Giuseppe Sala e Claudio Sgaraglia

Passa un mese e Fondazione informa i quattro contendenti rimasti ancora appesi che ci sarà un nuovo round, il terzo, con scadenza questa volta al 20 novembre 2023.

Deloitte fa ancora l’insoddisfatta, lamentando pochissimo tempo per rifare l’offerta. Ma Moretti (Fondazione) chiama ancora Colmegna (Deloitte) e gli dice che l’intento finale è quello di scegliere “un partner” e non “un fornitore”. Come dire: il candidato ideale è Deloitte, con la quale siamo già al lavoro su altri ambiti, non il primo fornitore che passa.

Eppure nonostante il terzo round l’offerta di Deloitte riesce ancora una volta a essere la più cara, la meno conveniente, per quasi 2,9 milioni di euro. Come farà a vincere il colosso? La risposta per gli inquirenti la fornisce Donato (Fondazione) che ancora una volta spedisce una “illuminante” mail interna il 24 novembre 2023.

Donato scrive che ha capito che le aree “procurement e Tech” della Fondazione, quelle rette proprio da Corvasce e Moretti, “per una ‘presunta’ prelazione di Deloitte in virtù dell’accordo di sponsorizzazione internazionale, paiono intenzionati ad assegnare la gara a Deloitte se questa pareggerà l’offerta economica del miglior proponente”. Ipotesi secondo lui da evitare visto che per la sua area gli unici “player” che davano garanzie sono Jakala e Dentsu.

Non passa nemmeno un’ora che Donato si accorge di aver forse detto un po’ troppo e recita l’abiura, includendo nello scambio anche Luca Casassa, Communication Director della Fondazione (non indagato). Scrive Donato: “A scanso di ogni possibile equivoco preciso che il mio virgolettato ‘presunta’ non si riferiva assolutamente al fatto che la prelazione non esista ma al fatto che non ne sono a conoscenza […]. Mi scuso con tutti per il possibile fraintendimento e per i termini non appropriati”.

Intanto il “round tre” deve concludersi. Moretti (Fondazione) scrive a Colmegna di Deloitte via WhatsApp, il 27 novembre: “Mi confermi che entro oggi ci date risposta su digital platform?”. Colmegna prima dice di no, poi “ce la stiamo mettendo tutta” e infine anticipa il valore dell’offerta in lavorazione, da 2,1 milioni di euro. Ma “stiamo chiedendo approvazioni al gotha europeo”.

Moretti non ha remore e si espone esplicitando che “il paletto è 2,249 con licenze salesforce”. Tradotto: il primo in classifica, Jakala, ha offerto 2,249 milioni di euro, è quello il paletto da non oltrepassare.

Deloitte allora corre per chiudere internamente il “Deal review board”. “Riteniamo di poter deliverare un progetto di qualità -scrive Colmegna ad altri colleghi di Deloitte- mantenendo un margine del 38% che ci permetta di coprire i costi e la natura del nostro investimento a beneficio della Fondazione”.

È tutto pronto. Gli scambi tra Fondazione e Deloitte continuano mentre agli altri concorrenti non viene dato alcun aggiornamento. Deloitte fa un ribasso rispetto agli altri di 109.500 euro, presentando l’offerta giudicata migliore, “concordata con esponenti di Fondazione, preposti alla gara stessa”.

E lo fa nel dicembre 2023 sulla base di un presunto diritto di esclusiva che gli inquirenti bollano semplicemente come “inesistente”, che il consulente della Procura Martinazzo letteralmente smonta e che soprattutto nei cinque mesi di gara precedenti alla fase finale non era mai saltato fuori.

È una vicenda segnata da colpi di scena e anche fatti atipici. Come è il documento interno a Fondazione datato 5 marzo 2024 ritrovato dalla Guardia di Finanza nel quale i dirigenti coinvolti nella scelta del fornitore, ognuno per propria parte di responsabilità, decidono di motivare (o meglio dire “giustificare”, per usare le parole della Procura) la scelta di virare su Deloitte mettendo la firma in calce a un foglio chiamato “Determinazione finale del management”.

Lo firmano Marco Moretti (Games Technology, indagato), Andrea Monti (Communications, non indagato), Daniele Corvasce (Procurement, indagato), Andrea Francisi (Games Operations, non indagato) e Matteo Coradini (Financial, non indagato).

“Noi abbiamo forzato la mano”, dirà Andrea Varnier, al vertice della Fondazione, il 22 aprile 2024, parlando al telefono della questione con Francisi a proposito della questione Deloitte. Più esplicito è Colmegna (Deloitte), che al telefono con Onorato (Deloitte) dice: “Il cliente ti ha fatto vincere la gara”.

Il tizzone però scotta e formalizzare il tutto per contratto è un esercizio complicato. Passano mesi ma la firma non arriva. La Procura scrive che si tratta di “giustificare quello che nei fatti è stata una vera e propria attività di turbativa della gara”.

Al 21 maggio 2024, quando la Guardia di Finanza incaricata dalla Procura esce allo scoperto con le perquisizioni, quel contratto per la “Digital platform” risulta ancora in bozza. Può ancora saltare tutto ma pochi giorni dopo quelle perquisizioni, l’11 giugno 2024, il Governo Meloni licenzia il decreto legge ad hoc che lega le caviglie agli inquirenti e scherma la Fondazione Milano Cortina 2026 in quanto dichiarata ente di diritto privato. Fondazione che, interpellata a inizio luglio di quest’anno da Altreconomia, riferisce che quel contratto con Deloitte Consulting alla fine sarebbe stato poi sottoscritto. Quando? Non è dato saperlo.

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