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Ambiente

Il protocollo Letta

Sotto l’egida dell’ormai ex sottosegretario, in Abruzzo si “rilancia” l’economia dopo il terremoto com progetti di infrastrutture, campi da golf e impianti sciistici

Tratto da Altreconomia 133 — Dicembre 2011

Forse Gianni Letta, finalmente libero da impegni di governo, il 12 maggio 2012 sarà in prima fila a Rocca di Cambio. Quel giorno, infatti, i 1.300 metri sul livello del mare del Comune aquilano ospiteranno l’arrivo del Giro d’Italia. E Letta, originario di Avezzano (Aq), dal 2008 è cittadino onorario del piccolo centro dell’appennino abruzzese.
Una scelta dettata all’amministrazione di Rocca di Cambio da meriti conquistati da Letta sul “campo”, “per aver fattivamente consentito che il ‘sogno’ della Galleria di Serralunga (collegamento tra la rete autostradale e l’Altopiano delle Rocche) si trasformasse in una concreta realtà” come spiega un comunicato stampa pubblicato sul sito dell’ente.
Dopo il terremoto del 6 aprile 2009, Gianni Letta ha moltiplicato gli sforzi. La galleria, i cui lavori sono partiti nel novembre del 2009, non c’è ancora, bloccata (come vedremo più avanti) da problemi giudiziari della ditta incaricata dall’Anas di eseguire i lavori da parte, ma in compenso -sotto l’egida dell’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio- nel febbraio del 2011 è stato firmato il “Protocollo d’intesa per il rilancio dello sviluppo e la valorizzazione dell’area aquilana del cratere colpita dal terremoto del 6 aprile 2009, ai fini ambientali e turistici”. Il nome è lungo e un po’ pomposo, e forse per questo gli abruzzesi lo hanno tradotto (e ridotto) in “Protocollo Letta”. È stato siglato, a Palazzo Chigi, dalla Regione Abruzzo, dalla Provincia dell’Aquila, dai Comuni dell’Aquila, Lucoli, Ovindoli, Rocca di Cambio, Rocca di Mezzo, dall’Ente parco del Gran Sasso e Monti della Laga e dall’Ente parco Sirente-Velino. Il protocollo è un documento d’intenti lungo 8 pagine. Tra gli obiettivi, quello di “individuare per l’intero ‘bacino’ in questione un percorso di crescita e di sviluppo economico e sociale basato sulle potenzialità e sulle vocazioni naturali dell’area”. Tradotto in numeri, significa “collegare le stazioni sciistiche di Ovindoli e di Campo Felice e incrementare gli impianti a Campo Imperatore fino a raggiungere 63 chilometri di piste: un progetto che negli anni stimolerà l’economia abruzzese creando un indotto da 200 milioni di euro e permetterà la creazione di 2.000 nuovi posti di lavoro” secondo quanto riportato dall’Ansa.
Quel 17 febbraio 2011 accanto a Gianni Letta sedevano tanto Giovanni Chiodi, presidente regionale in quota Pdl, quanto Massimo Cialente, sindaco dell’Aquila in quota Pd, che ha ricordato come il protocollo potrebbe creare “‘la più grande stazione sciistica invernale del sud Europa, e non solo dell’Italia centrale”.
Entusiasmo che frena su alcuni nodi. Il primo si chiama “trasparenza”. Chiodi, ad esempio, ha siglato il protocollo senza averne informato nemmeno il consiglio regionale: “Non è stato votato e discusso, nemmeno come documento d’indirizzo” racconta Maurizio Acerbo, consigliere di Rifondazione comunista. “Il terremoto rappresenta una scusa per rilanciare un determinato modello di sviluppo -continua Acerbo-, di cui il ‘protocollo Letta’ rappresenta solo un aspetto. È in discussione un Piano paesistico basato sull’idea che la disciplina vincolistica dei Parchi (sul territorio abruzzese insistono tre parchi nazionali, ndr) impedisce lo sviluppo economico. C’è poi il Piano regionale integrato dei trasporti (Prit, vedi seconda apertura). C’è, infine, la programmazione rispetto ai fondi per le aree sottosviluppate, i Fas. Queste tendenze escono rafforzate e implementare con il protocollo, che sistematizza una spinta che già c’è -conclude Acerbo-: se la Regione non investe più nella tutela dei parchi, nella promozione di un altro modello economico o di turismo a basso impatto, rende tutte queste spinte più forti”.
È il compimento di quel disegno di shock economy Abruzzo cui dedicammo la copertina di luglio/agosto 2009, a tre mesi dal terremoto. Lo shock, adesso, è attraversare l’altipiano delle Rocche, tra Rocca di Mezzo e Rocca di Cambio.
È un immenso cantiere di seconde case. Le autorizzazioni parlano di vecchie e nuove lottizzazioni. Onnipresente è il cartello “Vendesi”.
Nonostante questo, spiega Augusto De Sanctis, del Wwf Abruzzo, il Comune di Rocca di Cambio sta discutendo una “variante al Prg, che non fa altro che esacerbare scelte sbagliate degli anni 70 e prevede nuove seconde case, residence e alberghi, da costruire per altro in siti d’interesse comunitario protette per la qualità della flora, della fauna e del paesaggio. In un’area dove l’80-90% degli appartamenti è vuoto per larga parte dell’anno e molte abitazioni sono sfitte o in vendita”.
Anche il tunnel di Serralunga, un’opera da 19,3 milioni di euro che dovrebbe avvicinare Rocca di Cambio all’A24 (e quindi a Roma), è funzionale allo sviluppo edilizio: “Prima del sisma è stato progettato questo tunnel, a 1.500 metri di quota, che va a collegare due realtà fortemente danneggiate dal terremoto, a dimostrazione che sarebbe stato meglio investire in sicurezza. L’opera è bloccata perché è stato ritirato il certificato antimafia alla Safab spa, l’impresa esecutrice dei lavori. Safab ha fatto ricorso al Tar e al Consiglio di Stato, che però hanno confermato l’iniziativa della prefettura dell’Aquila” conclude De Sanctis.  
A luglio, il Wwf -che già aveva presentato a suo tempo osservazioni contro l’opera- ha inviato una lettera e documentazione fotografica al ministero dell’Ambiente, alla Commissione europea, al Corpo forestale dello Stato e al Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri -per chiedere una verifica dettagliata di quanto avvenuto nel Parco Sirente-Velino, su un sito d’interesse comunitario. Non è certo, però, che questo basterà a bloccare per sempre l’opera: il cantiere è ancora là. La galleria di Serralunga, del resto, è il “tunnel Letta”: il sottosegretario aveva partecipato alla cerimonia che dava il “la” ai lavori di scavo in compagnia del ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli e del Presidente dell’Anas Pietro Ciucci.
Sotto la lente degli ambientalisti di Wwf Abruzzo, Lipu Abruzzo e Associazione per la tutela degli uccelli rapaci e dei loro habitat, che in merito al protocollo hanno scritto a Bruxelles (nell’area sono stati realizzati alcuni progetti Life, vedi a p. 30) e al ministero dell’Ambiente, è finito però, anche il progetto per “collegare i due bacini sciistici, un vecchissimo progetto riproposto grazie al protocollo, che il Parco ha bocciato più volte e adesso torna a galla con veste ancora più istituzionale. Verrebbe realizzato a 2mila metri di quota, con piloni piantati su vegetazioni d’interesse comunitario” spiega Augusto De Sanctis del Wwf.  
A completare il disegno, il collante accademico e un ultimo pezzo della trama tessuta da Letta, il golf.
“Ricostruzione di territori” è il volume che raccogliere l’analisi che la professoressa Lucina Caravaggi (www.studiocaravaggi.it) e i suoi studenti di Urbanistica della Sapienza di Roma hanno dedicato ai progetti a supporto dei Comuni di Ovindoli, Rocca di Mezzo, Rocca di Cambio e Lucoli, oggi riuniti nell’“area omogenea della neve”. “Il terremoto ha accentuato problemi che c’erano già -racconta la docente-. Un turismo stagionale ‘povero’, il fenomeno delle seconde case e i centri storici abbandonati. I nostri progetti non sono invenzioni, cosa che gli urbanisti spesso fanno. Sono ripresi da elementi già in atto. A Rocca di Mezzo, ad esempio, erano dieci anni che avevano promosso l’idea di un campo da golf. Noi abbiamo storto un po’ il naso, ma se è una scelta della comunità locale…”.
Il campo da golf occuperebbe un pascolo protetto, all’interno di un parco. Ma siamo in piena shock economy, e i vincoli possono essere superati visto che un campo da golf nel Parco nel recente passato è già stato bocciato due volte dal Comitato valutazione d’impatto ambientale della Regione. La pensa così, senz’altro, anche Letta. “I circuiti del golf”, del resto, è il titolo di uno degli ultimi bandi promossi dal governo, cui è destinato un finanziamento di oltre 8 milioni di euro.
Non è frutto del “caso” nemmeno la scelta del Giro d’Italia 2012, che a Rocca di Cambio vedrà il primo arrivo in montagna. Mauro Vegni, direttore della parte tecnico-sportiva di Rcs Sport, la società che organizzata la kermesse, spiega che dopo una valutazione dei parametri tecnici (ospitalità, strutture ricettive adeguate, etc.) si passa ad analizzare il “parametro economico, quanto la località di tappa voglia investire sulla promozione dell’evento, la capacità di spendersi e di spendere”.
Alla domanda “quanto?” non otteniamo risposta. —

Le infrastrutture viarie sono già sopra la media nazionale

PIù strade (e camion) per tutti
Lo prevede il Piano integrato dei trasporti della Regione. Che è la seconda regione italiana per emissioni di CO2 da trasporto su gomma — Luca Martinelli

Le sigle alfanumeriche sono TE23, PE30, TE36, AQ12bis, CH30, e nascondono il futuro della mobilità abruzzese. La parte “alfa” indica le quattro province di Teramo, Pescara, L’Aquila e Chieti; quella “numerica”, la progressione delle opere nell’elenco elaborato all’interno del Piano regionale integrato dei trasporti (Prit) della Regione Abruzzo.
L’attuazione del Piano è più vicina dopo che il 2 novembre scorso sul Bollettino ufficiale della Regione Abruzzo è stato pubblicato il “parere motivato positivo per la valutazione degli aspetti ambientali inerenti la proposta”.
L’atto porta la firma dell’avvocato Carla Mannetti, che guida la Direzione “Trasporti, infrastrutture, mobilità e logistica” in Regione, è presidente della società che gestisce lo scalo di Pescara (Saga, Società abruzzese gestione aeroporto) ma è anche un dirigente locale del Pdl, partito da cui è stata candidata, nel 2008, alle elezioni per il consiglio regionale.  
“Questo Piano insiste sulla realizzazione di nuove strade, che finiscono per ingessare sempre più il territorio intessendolo in un’infinita rete di asfalto e cemento -spiega Dante Caserta, teramano, consigliere nazionale del Wwf-. L’Abruzzo, infatti, ha una dotazione di infrastrutture viarie (stradali ed autostradali) superiore alla media nazionale. Lo ha calcolato nel 2006 l’Istituto Tagliacarne. Ed è anche una delle regioni con maggior densità di autostrade, con 32,7 chilometri ogni 1.000 chilometri quadrati). Il 98% delle merci si muove su strada, contro il 93% della media nazionale. Con questi numeri non ci si deve meravigliare se poi l’Abruzzo è la seconda regione in Italia per emissioni di CO2 per trasporto su gomma con 2,9 tonnellate l’anno di emissioni per abitante”. Il Wwf ha inviato due lettere: la prima, nel dicembre del 2010, in merito ad un “vizio di procedura” relativo alla pubblicazione di documenti nell’ambito della valutazione ambientale strategica (Vas); la seconda, nel marzo del 2011, di osservazioni alla Vas. In particolare, secondo l’organizzazione ambientalista “alcuni interventi pongono potenzialmente enormi problemi di ordine idrogeologico in considerazione dei tracciati abbozzati visto che si tratta di percorrere le aree a maggiore presenza di acquiferi di rilevanza nazionale”. Alcune opere, spiega Caserta del Wwf “prevedono la realizzazione di tunnel sotto montagne carsiche. Ad esempio, la statale 17 nell’aquilano e una nuova pedemontana tra l’Abruzzo e le Marche, strade destinate a distruggere ambienti che si sono in parte conservati fino ad oggi. I tracciati di due nuove strade ipotizzate nel pescarese presentano poi problemi, in particolare l’asse di penetrazione Alanno-Corvara-Forca di Penne”. In molti, in Abruzzo, si chiedono se non siano un regalo a Carlo Toto, il “duca d’Abruzzo” (Ae 126). Toto Costruzioni generali è un attore importante sulle strade della Regione, e deve pur ammortizzare l’investimento fatto per acquistare la  “talpa” con cui sta realizzando il terzo valico sull’A1, una maxi fresa da 4.500 tonnellate, chiamata “Martina” e costata 53 milioni di euro. —

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