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Economia / Opinioni

Il potente Fabrizio Palenzona vuole essere cancellato dal nostro sito

A fine luglio ci è stato chiesto di rimuovere dal web un articolo del lontano 2010 sull’ex vicepresidente di Unicredit, Fabrizio Palenzona, in cui avevamo ricostruito la sua rete e influenza. Ecco perché non lo faremo. L’editoriale del direttore, Duccio Facchini

Tratto da Altreconomia 251 — Settembre 2022

Uno degli uomini più potenti d’Italia ci ha chiesto di dimenticarlo. A fine luglio abbiamo infatti ricevuto via Pec una richiesta di “soppressione” per conto dell’ex vicepresidente nonché cofondatore di Unicredit, Fabrizio Palenzona. Secondo chi sostiene di rappresentarlo, Altreconomia ne “sfrutterebbe” il nome per “ottenere un vantaggio”. Come? “Esponendo” i suoi dati personali su altreconomia.it, e in particolare in un articolo pubblicato sulla rivista nel lontano aprile 2010 a firma del nostro Luca Martinelli, ancora reperibile online. Titolo: “Alla corte di re Palenzona”. Sommario: “Sconosciuto all’opinione pubblica, il banchiere piemontese è un potente mediatore che siede in numerosi cda. Con un obiettivo: Mediobanca”.

Evidenze alla mano avevamo ricostruito la fitta ragnatela di cariche ricoperte in enti pubblici o società e delle partecipazioni di allora dell’ex sindaco di Tortona nonché ex presidente della Provincia di Alessandria, classe 1953. Si andava da Generali all’Unione italiana trasportatori, da Mediobanca ad Assoaeroporti, da Conftrasporto alla Fondazione Crt, da Schemaventotto (della famiglia Benetton) all’Associazione italiana delle società concessionarie di autostrade e trafori (Aiscat), da Aeroporti di Roma a Salini Impregilo, da Sisal ad Aviva. E altro ancora, a dimostrare la passione per infrastrutture, banche, assicurazioni e logistica. Secondo la curiosa Pec ricevuta quest’estate, che cita a sproposito il Regolamento generale europeo sulla protezione dei dati (Gdpr) in vigore dal 2018, dovremmo ricevere il “consenso” di Palenzona (il “cliente”) per pubblicare notizie che lo riguardano. E se questo non accade in modo “adeguato, pertinente, limitato, accurato e aggiornato”, allora si rischia una “multa” pesante. 

Per un attimo abbiamo fatto finta di credere alla lettera. Povero Palenzona che dopo 12 anni, ormai fuori dal meritocratico giro del capitalismo italiano, si ritrova ancora “nei primi posti dei motori di ricerca” per colpa di Altreconomia e dei suoi “parametri informatici” che ne “promuovono” strumentalmente la pagina per far il pieno di clic. Non è più un personaggio pubblico, perché non esaudire il suo legittimo desiderio di oblìo?

Poi uno va a vedere dov’è oggi, nel 2022, Fabrizio Palenzona e lo ritrova non solo vicepresidente di Confcommercio ma al vertice di sette consigli di amministrazione. Spicca quello di Prelios (ex Pirelli Real Estate), società di gestione e servizi immobiliari che tra le altre cose è project manager della maxi operazione sull’ex area Falck di Sesto San Giovanni (MI). Di BCube Air Cargo, colosso del settore della logistica integrata e delle sue controllate Malpensa logistica europa e Fiumicino logistica europa. Di Aiscat servizi, interamente controllata dalle concessionarie autostradali. Di Fai Service, cooperativa di servizi all’autotrasporto che riunisce settemila aziende. E di una “società benefit” che si chiama Save Srl.

Tra le sue uscite pubbliche più recenti c’è quella di metà luglio all’assemblea di Assarmatori, l’associazione di categoria dell’industria della navigazione di cui è “stranamente” presidente onorario. Si parlava del pacchetto “Fit for 55” dell’Unione europea e dell’obiettivo di ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030. “Dobbiamo fare tutto ciò che si può per non inquinare ma dobbiamo accompagnare tutto ciò in maniera graduale”, ha detto Palenzona, lamentando, da buon rappresentante degli interessi fossili, una “visione ideologica” dell’Ue (vi ricorda qualche programma elettorale?). Peccato che l’“accompagnamento” valga a corrente alternata. Quando ha parlato del Pnrr, infatti, la ricetta era molto diversa: “Il problema del Piano è l’execution, io ho suggerito che se si vuole mettere a terra il Pnrr bisogna fare come è avvenuto con i vaccini: abbiamo mandato un ‘comandante supremo’, il generale Figliuolo, a decidere che cosa bisognava fare. Serve un comitato nazionale che abbia tutti i poteri sostitutivi con il potere di mettere a terra il Pnrr”.
Magari con lui presidente? Indimenticabile.

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