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Ambiente / Attualità

Il Piccolo Teatro di Milano non rinuncia alla sponsorizzazione fossile di Eni

Ogni anno la multinazionale degli idrocarburi finanzia l’istituzione culturale con 250mila euro. Il teatro, pur dicendosi sensibile al tema della sostenibilità, fa sapere di non avere alcuna policy su contributi ed emergenza climatica e che l’impegno green del colosso sarebbe “fattivo” (tanto da copincollarne la comunicazione istituzionale). Ma i dati lo smentiscono

© Paolo Chiabrando - Unsplash

Il Piccolo Teatro di Milano non ha intenzione di rinunciare alla sponsorizzazione di Eni da 250mila euro all’anno. Secondo l’istituzione culturale milanese, la multinazionale fossile sarebbe infatti “fattivamente” impegnata a raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050. È quanto ha fatto sapere la Fondazione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa ad Altreconomia, a pochi giorni dal lancio -il 4 ottobre- dell’ICE di Greenpeace che punta a mettere al bando la pubblicità e le sponsorizzazioni dell’industria fossile.

Pur dichiarando di aver posto il “tema della sostenibilità al centro del suo nuovo corso intrapreso con l’inizio della nuova direzione” di Claudio Longhi, la Fondazione ha confermato di non avere ancora una policy sulle sponsorizzazioni “erogate da imprese implicate nell’attuale crisi climatica”, aggiungendo -in una nota scritta- che starebbe “vagliando l’ipotesi di dotarsene anche tenendo conto delle disposizioni che le autorità competenti vorranno prendere a riguardo”.

Non per lavarsene le mani, tiene a precisare la Fondazione, ma per “avere un primo orientamento autorevole in una materia complessa che sarebbe inopportuno trattare per svelte e approssimative semplificazioni”. Non è chiaro quali siano le “semplificazioni” e quale input dall’alto debba arrivare: la crisi climatica è nota e documentata da fonti più che autorevoli, così come le responsabilità delle aziende fossili. Lo abbiamo raccontato nell’inchiesta di copertina di ottobre di Altreconomia (“Fumo negli occhi”): sono numerosi i casi in Europa e non solo di teatri e musei che hanno scelto di slegare la propria immagine da soggetti coinvolti nel business di petrolio, gas o carbone.

Il Piccolo, che rivendica di aver aderito al progetto internazionale “Sustainable Theatre Alliance for a Green European Shift” (depositato alla prima call del nuovo programma di “Creative Europe” lo scorso 7 settembre) o alla piattaforma “New European Bauhaus”, non vuole farlo e nel bilancio previsionale 2021 ha confermato il contributo (così come quello di Intesa Sanpaolo).

Dal bilancio di previsione 2021 della Fondazione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa

“Nessuno mette in discussione il peso che le attività estrattive e lo sfruttamento delle energie derivanti da combustibili fossili hanno sulla crisi climatica -ribadisce il teatro-, ma non meno dirimente è il tema di come superare ‘in modo sostenibile’ l’impiego di quella fonte energetica”. Il “modo sostenibile” sarebbe quello di Eni?

La Fondazione, che in estate ha organizzato la rassegna “Ogni volta unica la fine del mondo: esercizi di sostenibilità per grandi e piccini”, mette le mani avanti: “Anche nel formulare una futura policy, se si tenta infatti di analizzare lucidamente la complessità delle dinamiche di transizione ecologica al di fuori di pregiudizi ideologici riduzionistici, non si potrà non tenere conto delle diverse attitudini delle imprese di fronte alle loro responsabilità nella gestione della crisi ecologica, smascherando e rifiutando sì le facili pratiche di greenwashing oggi tristemente diffuse, ma al contempo valutando compiutamente e debitamente l’effettivo impegno dell’impresa nel dare risposte all’emergenza in atto”.

I bilanci di Eni -si veda la tabella di seguito sui primi sei mesi del 2021- mostrano che l'”effettivo impegno” della società è invece nell’esplorazione-produzione di idrocarburi e nella loro raffinazione ma la Fondazione invita ad adottare una “accezione più ampia di sostenibilità”. Del resto, aggiunge, nel 2001 la multinazionale sarebbe stata la “prima impresa italiana ad aderire al Global Compact, l’iniziativa volta ad incoraggiare le aziende di tutto il mondo ad adottare politiche sostenibili”.

Il passaggio, oltre a essere esattamente copincollato dalla comunicazione istituzionale della stessa Eni, stride con l’attualità: è di inizio ottobre infatti la notizia della visita in Costa d’Avorio dell’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi. Oggetto dell’incontro con il presidente Alassane Ouattara è stato “Baleine-1x”. Non si tratta di un impianto alimentato da fonti rinnovabili ma del primo pozzo esplorativo perforato dalla multinazionale nel Paese, con un potenziale stimato “in oltre 2 miliardi di barili di olio in posto e circa 2,4 trilioni di piedi cubi (TCF) di gas associato” (sono parole di Eni). La stagione della transizione ecologica non è iniziata.

Qui la nota integrale inviata dalla Fondazione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa ad Altreconomia.

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