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Il pentimento dei consumatori – Ae 33

Numero 33, novembre 2002Da 11 anni il “Buy Nothing Day”, la “Giornata del non acquisto”, mobilita milioni di persone. È l'incubo di pubblicitari e direttori marketing: niente spesa e tanto tempo da passare con gli altriChi sa se Menno Simons…

Tratto da Altreconomia 33 — Novembre 2002

Numero 33, novembre 2002

Da 11 anni il “Buy Nothing Day”, la “Giornata del non acquisto”, mobilita milioni di persone. È l'incubo di pubblicitari e direttori marketing: niente spesa e tanto tempo da passare con gli altri

Chi sa se Menno Simons (1496 – 1561) avrebbe celebrato il “Buy Nothing Day”.
Quella dei Mennoniti è una Chiesa nata dal sedicesimo secolo, corrente radicale della Riforma protestante. I tratti salienti della comunità mennonita erano e sono il rifiuto della guerra, dell'esercito e del servizio militare, della pena di morte e del giuramento.
L'impegno dei mennoniti canadesi per l'Avvento quest'anno si chiama “Buy Nothing Christmas”, come estensione del più famoso “Buy Nothing Day”: per Natale non comprate nulla, dedicatevi ai vostri cari.
Il delirio dei regali ha tradito il senso della festività.
Intanto la “Giornata del non acquisto” compie 11 anni, e le iniziative sono sempre più numerose. Segnatevi la data: quest'anno lo sciopero dei consumi è il 29 novembre. (Di venerdì, per non fare confusione con la “Colletta” del Banco Alimentare, che si tiene il giorno dopo).
Rigorosamente “celebrata” all'indomani del “giorno del Ringraziamento” (la giornata in cui gli americani spendono di più, secondo le statistiche), la “giornata” ha ormai un seguito mondiale. L'hanno pensata i creativi di “Adbusters” (
www.adbusters.org), in Canada, ma ora è patrimonio di tutti.
La formula è semplice: per un giorno portafogli a casa, niente acquisti, niente spesa.
Se non avete da mangiare rovistate nel frigorifero, scordatevi il caffè al bar. Niente biglietti del tram? Per un giorno si va a piedi, o in bici. I soldi sono banditi il 29 novembre.
La prova è dura, perché si tratta di fare i conti con le nostre abitudini più radicate. Quelle che ci fanno credere che la felicità si misuri con le cose che possediamo. Quelle che ci fanno passare il sabato pomeriggio (e sempre più spesso le domeniche) nei centri commerciali. Quelle che ci fanno diventare target, consumatori-tipo per le pubblicità. Quelle tanto sostenute dai politici che misurano il benessere di una Nazione col Pil.
Quelle che fanno la differenza tra i Paesi del Nord del mondo che sprecano e dilapidano, e i Paesi del Sud, depredati delle proprie risorse.
Ognuno è libero di celebrare il “Buy Nothing Day” come preferisce. Se proprio volete spendere qualcosa, spendete il tempo liberato dagli acquisti con la vostra famiglia, o con gli amici. Non in coda alla cassa di un supermarket.
Se invece volete darvi un po' da fare, prendete spunto dalle iniziative che nel corso degli anni hanno fatto il giro del mondo. In Italia la “Giornata” (diventata famosa grazie al mensile di strada Terre di mezzo) è stata adottata dalla Rete Lilliput e da numerosi Social Forum.
L'elenco delle iniziative viene redatto e aggiornato sul sito di Terre:
www.terre.it/bnd.
Concorso antipubblicità
Smontare i meccanismi dello slogan, demolire i jingle più felici, squarciare il velo delle immagini più patinate e mostrare il vero volto della pubblicità: l'attacco deliberato alla libertà di scegliere. O di non scegliere niente.
Lo scorso anno il “Buy Nothing Day Contest”, il concorso che premiava i migliori esempi di “anti pubblicità” (come quello che vedete sopra) ha avuto un grosso successo, e la mostra che ne è nata ha fatto il giro di mezza Italia. Quest'anno si bissa: spirito e regolamento sono gli stessi.
Per saperne di più:
www.terre.it/bnd

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