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Il no alla commissione su Genova, un segnale di allarme

In un paese davvero attento alla tutela dei propri valori costituzionali, una commissione parlamentare d’inchiesta sui fatti del G8 del 2001 sarebbe stata istituita subito dopo quegli eventi. L’Italia, come sappiamo bene, e’ un paese ancora lacerato, con una cultura…

In un paese davvero attento alla tutela dei propri valori costituzionali, una commissione parlamentare d’inchiesta sui fatti del G8 del 2001 sarebbe stata istituita subito dopo quegli eventi.

L’Italia, come sappiamo bene, e’ un paese ancora lacerato, con una cultura democratica piuttosto incerta e malferma. Il senso dello stato, non da ora, e’ scarsamente radicato negli apparati politici e quindi nelle istituzioni. In fondo la mancata istituzione della commissione, per cinque anni osteggiata dal centrodestra, e adesso arenata nei meandri parlamentari a causa di tradimenti e ripensamenti in senso alla nuova maggioranza di centrosinistra, riflette la mancanza di dignita’ istituzionale da parte del nostro parlamento. Mai e poi mai, in un paese con solide tradizioni di democrazia parlamentare, la massima assemblea legislativa avrebbe rinunciato alle proprie prerogative in un caso come quello del G8 di Genova.

Siamo cosi’ abituati a quest’incapacita’ del mondo politico di agire con rigore e senso di responsabilita’, che alla fine tolleriamo anche le peggiori ‘prestazioni’ delle nostre istituzioni rappresentative. Quasi non facciamo caso alla distruttivita’ di certe posizioni come quelle espresse dalla destra, dal partito dell’ex magistrato Di Pietro e da quello dell’attuale ministro della Giustizia. Secondo queste forze una commissione parlamentare metterebbe ‘sotto processo’ le forze dell’ordine, e questo – dicono – non e’ tollerabile.

Quest’affermazione e’ falsa e pericolosa. Falsa perche’ la commissione non dovrebbe processare nessuno, bensi’ accertare le responsabilita’ della catena di comando e del potere politico nella sciagurata gestione dell’ordine pubblico durante il G8. Il processo, anzi i processi, alle forze dell’ordine peraltro ci sono gia’, al tribunale di Genova, ma riguardano ‘solo’ le responsabilita’ penali e personali di agenti, funzionari e dirgenti. E’ poi un’affermazione pericolosa, perche’ proprio le forze dell’ordine avrebbero solo benefici da una seria inchiesta parlamentare e da un rigoroso accertamento delle responsabilita’ operative e politiche legate ai numerosi misfatti del luglio 2001, dalla caccia all’uomo per strada, alle ingiustificate cariche ai cortei, all’uccisione di Carlo Giuliani, fino alla sanguinosa irruzione alla Diaz e alle torture nella caserma di Bolzaneto.

Le destre vogliono far credere che la copertura, la rinuncia all’accertamento delle responsabilta’, l’oblio sui fatti piu’ gravi, le promozioni degli imputati sono un modo per difendere le forze dell’ordine, il cui prestigio sarebbe altrimenti intaccato. E’ vero l’esatto contrario. Il prestigio delle forze dell’odine e’ precipitato nelle tragiche giornate del 2001. Le divise delle nostre forze di polizia sono ancora oggi sporche del sangue versato a Genova da decine di cittadini ingiustamente attaccati, e del fango attirato da comportamenti inaccettabili e fuori all’etica democratica. Chi lavora in polizia ha diritto ad avere dirigenti al di sopra di ogni sospetto, e questo in Italia non e’, visto che alcuni dei piu’ alti dirigenti hanno ottenuto promozioni, mentre erano imputati a Genova, che suonano come gesto di sfida ai poteri dello stato, a cominciare dalla magistratura. Gli stessi sindacati di polizia, sempre piu’ deboli e screditati, si sono accodati alla campagna delle destre parlamentari e politiche, mostrandosi sollevati dal mancato varo della commissione. Un ulteriore segno dell’indebolimento della cultura democratica all’interno  della polizia di stato.
Nessuno, oltretutto, ai vertici dello stato e delle forze dell’ordine, ha mai espresso la propria vergogna per i fatti della Diaz e di Bolzaneto, o per le cinque condanne al risarcimento, gia’ decise dal tribunale civile, a carico del ministero dell’Interno per le ingiustificate violenze inflitte a pacifici cittadini.

La debacle in parlamento e’ stata una sconfitta per il parlamento stesso e anche un sinistro segnale d’allarme per tutti noi, che da anni ci battiamo non solo per sanare la ferita aperta nelle giornate del G8, ma anche per contrastare quell’involuzione autoritaria che in queste settimane sta procedendo a tappe forzate, sull’onda di  eventi come le abnormi richieste di condanna al processo contro i 25 manifestanti e la mancata approvazione della commissione.

E’ un nuovo campanello d’allarme che suona. Chissa’ se riusciremo a coglierne la portata.

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