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Ambiente / Approfondimento

Il Lago di Garda sta cambiando. Gli effetti su biodiversità ed economia locale

L'Isola di San Biagio, sul Lago di Garda © Riccardo Bortolotti - Fotogramma / IPA

Tracollo del pescato, mutamenti della qualità delle acque, aumento delle specie alloctone e riduzione dei canneti. L’ecosistema del Garda è sottoposto a stress molto forti che si intersecano a una pressione antropica senza precedenti. Le presenze turistiche nel 2024 hanno infatti superato quota 25 milioni. Il punto della situazione e le vie per tutelare la biodiversità

Il segnale più evidente è la mancanza di pesci nelle reti ma è solo un’avvisaglia dei profondi mutamenti che stanno avvenendo nell’ecosistema del Lago di Garda, una delle zone con più presenze turistiche d’Italia.

Da almeno tre stagioni i pescatori locali riscontrano un notevole calo nella quantità e nella tipologia del pescato, un trend che sta mettendo a rischio un settore che ha importanza economica e scientifica, poiché spesso i dati sulle catture vengono utilizzati per condurre i monitoraggi ambientali. Anche altri aspetti del lago stanno cambiando, come la qualità delle acque, l’aumento delle specie alloctone e la riduzione dei canneti, nonostante spesso rimangano in secondo piano. Ciò che emerge invece è il notevole incremento dei turisti, che nel 2024 hanno superato quota 25 milioni di presenze nelle tre province di Verona, Brescia e Trento, un fenomeno che contribuisce a mettere in difficoltà l’equilibrio ambientale del lago.  

“Mancano dei dati attendibili sulla biomassa ittica presente nel lago e sulla capacità dell’ecosistema di sostenere il prelievo della pesca -spiega Ivano Confortini, biologo con specializzazione in Ittiologia della Regione Veneto-. Stando ai numeri forniti dai pescatori, che tendenzialmente denunciano di meno, negli ultimi tre anni è stata registrata una perdita del 70% del pescato del coregone, la specie più importante economicamente”. Si tratta di una semplice stima, ottenere dei dati precisi sarebbe importante poiché negli anni sono stati condotti pochi monitoraggi scientifici sulla popolazione ittica presente nel lago.  

Confortini aggiunge però una precisazione: “Una riduzione del pescato non corrisponde a una diminuzione della popolazione, poiché i pesci tendono a spostarsi molto inseguendo il plancton, la cui riproduzione risente delle caratteristiche chimico-fisiche e della temperatura dell’acqua. Nel Lago di Garda non sono state registrate morie di pesci, ma probabilmente l’innalzamento della temperatura dell’acqua ha spinto le specie più in profondità rendendo difficile catturarle”.

Per quanto riguarda le specie presenti nel lago, è stata segnalata come detto una riduzione del 70% circa della quantità prelevata di coregone, che è il più richiesto dal mercato e rappresenta la metà del fatturato dei pescatori, che hanno riportato anche un notevole calo degli agoni, delle tinche e delle carpe, meno richiesti. Sul Garda è diventato raro catturare specie autoctone come l’alborella e il carpione del Garda, quest’ultima endemica del lago e a rischio d’estinzione, oltre al fatto che dal 2011 è stata vietata la pesca delle anguille poiché in alcuni esemplari sono stati rilevati valori al di sopra della norma di diossina e policlorobifenili (Pcb), che si sono ripetuti nelle analisi degli anni successivi. 

Filippo Gavazzoni, vicepresidente della Comunità del Garda, ente interregionale che rappresenta tutti i Comuni dell’area gardesana, monitora da tempo la quantità del pescato nel lago, analizzando i dati forniti da alcuni grossisti. “Stando alle mie rielaborazioni, la quota annuale di pescato dei professionisti nel 2020 era di 56mila chilogrammi, calata a 31mila chilogrammi nel 2022 e infine a 12mila nel 2024. Questi dati sono delle stime spannometriche, ovvero calcoli che non si basano su valori precisi e completi, ma evidenziano un calo della quantità. Inoltre, non tengono conto della biodiversità che è in diminuzione da tempo nel lago ma per la quale non vengono effettuati dei monitoraggi”. 

Sulla biodiversità e sull’ecosistema lacustre stanno avendo un grande impatto le specie alloctone, ovvero provenienti da altri ecosistemi, che spesso hanno un carattere d’invasività arrivando a modificare i meccanismi di competizione alimentare e di predazione delle specie autoctone. Lo studio più recente sul lago è stato effettuato nel 2022 dal centro di ricerca della fondazione Edmund Mach che ha censito 42 specie alloctone, delle quali 23 di pesci e 15 di invertebrati.  

Tra queste risalta il pesce siluro, originario dell’Europa centro-orientale, catturato per la prima volta alla fine degli anni Ottanta e che ha aumentato la sua presenza soprattutto nella zona meridionale del lago, in cui i bassi fondali e le temperature più elevate ne hanno favorito la diffusione. Il siluro è una specie onnivora poiché si nutre anche di altri pesci e nel lago non ha dei predatori naturali, oltre al fatto che i pescatori non sono interessati a catturarlo perché non ha mercato. Anche i cormorani, una specie d’uccelli che si nutre di pesci, sono in aumento costante poiché non ha predatori nell’habitat lacustre e non viene cacciata. Sono molto diffuse anche il Dikerogammarus villosus, conosciuto come “gamberetto killer”, la cozza zebra, il gambero della Louisiana, e quattro specie di alghe alloctone. 

La temperatura dell’acqua è un parametro importante attorno a cui gravitano molti equilibri dell’ecosistema, soprattutto per la riproduzione dei pesci che avviene tramite la frega, ovvero la deposizione delle uova sulle spiagge, che si è spostata nel tempo a causa delle temperature più elevate. “Il coregone fino a una decina d’anni fa deponeva le uova a fine dicembre, ora invece verso fine gennaio -aggiunge ancora Confortini-. Una riproduzione tardiva comporta una fecondazione imperfetta, una minore produzione di uova e una mancanza di sincronismo tra gli esemplari maschi e femmine, poiché entrano nel periodo riproduttivo in momenti differenti”. Inoltre, nel Lago di Garda si sta registrando da tempo una progressiva scomparsa dei canneti, che forniscono nutrimento ai pesci e luoghi in cui deporre le uova e trovare riparo, oltre al fatto che la mancanza di piante acquatiche, unita a una massiccia antropizzazione delle spiagge, mette in difficoltà gli avannotti -i piccoli dei pesci- che sono più esposti ai predatori o al moto ondoso. 

Questi mutamenti si inseriscono all’interno di un profondo cambiamento nella qualità dell’acqua, ovvero sullo stato trofico che corrisponde alla capacità del lago di produrre sostanze organiche. Lo stato trofico, infatti, è un indicatore della presenza di nutrienti nell’acqua come fosforo e azoto e della produzione di fitoplancton. “Al momento il Garda si trova in una situazione di oligotrofia, cioè di bassa presenza di nutrienti e biomassa algale, uno stato che si avvicina alle condizioni naturali del lago”, spiega Nico Salmaso, responsabile della sezione idrobiologia presso la fondazione di ricerca Edmund Mach. “Dalle nostre ricerche di paleobiologia risulta che più di un secolo fa il lago era in una condizione vicina all’oligotrofia, con parecchia biomassa algale, acqua poco trasparente e pochissimo pesce. Nel corso del Novecento la situazione è migliorata, soprattutto negli ultimi decenni dopo che si è iniziato a regolare gli scarichi umani che possono avere degli effetti sull’equilibrio dell’ecosistema -conclude-. Ad oggi il Lago di Garda si trova in un buono stato, anche per le specie ittiche, però la situazione dell’acqua va monitorata, l’incremento del turismo e delle attività antropiche possono avere profondi effetti sull’ecosistema”.  

La notevole riduzione nella quantità di pescato mette a serio rischio il futuro dei pochi pescatori professionisti rimasti sul Garda. “Ho iniziato questo mestiere nel 1985 e negli anni il lago è cambiato profondamente: alcune specie sono praticamente scomparse, altre vivono più a fondo poiché l’acqua è più calda; perciò siamo costretti a calare le reti più in profondità nonostante il regolamento preveda la loro posa fino a 18 metri -racconta Stefano Ragnolini, pescatore sulla sponda veronese-. Fino al novembre del 2022 sono stato presidente di una piccola cooperativa del Comune di Garda, eravamo una trentina di soci e condividevamo un piccolo magazzino. Abbiamo deciso di chiudere perché la quantità di pescato continuava a calare e ormai non copriva i costi. Non è più economicamente sostenibile lavorare come pescatore professionista nel Lago di Garda, è un mestiere che a breve scomparirà se questa situazione continua”. 

Tra gli elementi che hanno un impatto sull’ecosistema lacustre c’è l’aumento costante del numero di turisti che hanno superato come anticipato le 25 milioni di presenze nel 2024. La pressione antropica porta a un’alterazione del rapporto tra acqua e territorio circostante, come nel caso delle spiagge dove i pesci depongono le uova, ma anche a un aumento delle specie alloctone. “Le spiagge sono sempre più antropomorfizzate e mancano dei progetti di rinaturalizzazione e di ricrescita della vegetazione. L’aumento dei turisti infatti porta a sistemare le spiagge, a tagliare parti di canneto e a vedere questi ambienti come fruibili solo dalle persone -spiega Gavazzoni-. Nel 2019 la Comunità del Garda ha presentato al Consiglio regionale del Veneto una proposta di legge interregionale sulla sanificazione delle carene e dei motori delle barche, una misura che potrebbe limitare l’arrivo di specie invasive che spesso entrano nel lago tramite barche provenienti dall’estero. La bozza di testo è arrivata in Lombardia e nella Provincia autonoma di Trento, per poter entrare in vigore il testo deve venire approvato nella stessa forma dai tre Consigli, senza intoppi dovrebbe avvenire entro la fine del 2025”. Sarebbe un primo passo in avanti nella tutela dell’ecosistema e della biodiversità del Lago di Garda, un tema rimasto a lungo in secondo piano.  

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