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Il grande schermo di “Croc” torna ad accendere un territorio fragile e simbolico dell’Appennino

Una delle serate delle edizioni passate di "Croc, una specie di cinema". Le proiezioni avvengono su schermo Airscreen di oltre sette metri, installato grazie alla collaborazione con La Catasta-eventi © Casa

Dal 27 giugno al 29 agosto nel Comune montano di Ussita (MC), nel cuore del cratere sismico dei Sibillini, torna “Croc. Una specie di cinema”. Dodici serate per dodici film (dalla Palestina alle resistenze ambientali dell’Amazzonia) con l’obiettivo di riportare comunità e cultura condivisa. Un gesto di cura ed energia -promosso dall’associazione Cosa accade se abitiamo- che tiene insieme le memorie del paese con l’esigenza di dialogare sulla complessità del presente

Dal 27 giugno al 29 agosto nel Comune montano di Ussita (MC), alle pendici del massiccio del Monte Bove, nel cuore del cratere sismico dei Monti Sibillini, si tiene la rassegna cinematografica “Croc, una specie di cinema” di cui Altreconomia è media partner.

Giunta alla sua quinta edizione, prevede 12 serate presso l’Area Caraceni, a 800 metri d’altitudine. Un luogo che si trova all’ingresso del paese, proprio vicino alle aree abitative post-sisma del 2016 e alla comunità a cui questo festival è dedicato e dai cui prende il nome: “Ah, voi siete quelli che lì vicino alle casette fanno ‘na specie di cinema?”, domandavano infatti gli abitanti della zona.

Si inizia alle 19 con un aperitivo o una cena a base di birre e prodotti locali e si prosegue alle 21.15 con la proiezione di un film. Il programma è molto ricco ed è stato pensato per intrecciare memoria, attualità e immaginazione con storie capaci di raccontare il mondo in modo plurale. Ma anche per porsi, più che rispondere, una domanda: “Come può una rassegna di cinema, in un piccolo paese di montagna dialogare con questi tempi bui e complessi, parlando a più persone?”, racconta Chiara Caporicci, presidente di Cosa accade se abitiamo (Casa), l’associazione che da nove anni opera sul territorio e organizza l’iniziativa.

Una serata sarà infatti dedicata alla Palestina in collaborazione con Saturdays for Palestine con il film No Other Land (18 luglio), il documentario realizzato da un collettivo israelo-palestinese e premiato con l’Oscar. A precedere la visione sarà una cena solidale a base di piatti palestinesi, cucinati dalla cuoca Marwa Marua. Mentre il tradizionale omaggio a Hayao Miyazaki quest’anno vedrà la proiezione di “Porco Rosso” (14 agosto) con il suo inno alla libertà al grido di “meglio maiali che fascisti”, con l’intento di vivere il cinema come una bussola non solo per cercare di comprendere ma anche per non perdere di vista la speranza.

Il festival però non è attento solo al contesto internazionale ma anche al locale portando sullo schermo le storie di chi ogni giorno vive i territori con testardaggine e cura. Ad esempio, con Cose che accadono sulla terra di Michele Cinque (4 luglio), si torna sugli Appennini, nel Lazio, dove una famiglia di allevatori di bovini e cavalli ha deciso di avviare la propria attività seguendo la modalità del pascolo rigenerativo. Mentre Fiore mio (2 agosto) di Paolo Cognetti ci porta tra le vette alpine, tra bellezza e fragilità, trattando temi che toccano anche la comunità locale.

“Croc è nato su suggerimento degli abitanti del paese -prosegue infatti Chiara Caporicci-. Abbiamo lavorato per due anni con la popolazione alla stesura di una guida di comunità e all’interno di questo percorso continuavano a emergere i ricordi di un cinema”.

A luglio 2020 è stato infatti pubblicato il volume della collana Nonturismo, ideata e curata da Sineglossa e Riverrun hub e pubblicata da Ediciclo, dedicato ai monti Sibillini e al paese di Ussica. Si tratta di una guida atipica e corale, realizzata con la supervisione di Casa che per due anni ha lavorato insieme a una redazione di comunità, rintracciando i punti di interesse e scrivendo gli itinerari del luogo a partire dai racconti degli abitanti. Alla base di questo lavoro c’è un’idea di turismo diversa, quella di chi cerca una relazione intima e autentica con un territorio ma anche il bisogno della comunità di ritrovare la propria identità attraverso una narrazione collettiva“In quel momento c’era la necessità di unirsi, di rielaborare e di pacificarsi con il territorio dopo il terremoto, di capire che cosa fosse rimasto, quali erano le emergenze, ma non nel senso di cose urgenti, ma di ciò che emergeva in quel momento -racconta Caporicci-. Partendo dunque dalle memorie delle persone è nata l’idea del cinema. In questo momento, essendo un territorio in ricostruzione, non ci sono gli spazi per poter aprirne uno vero e proprio, ma ci siamo detti almeno organizziamone uno all’aperto dove possiamo stare insieme, guardare i film, parlarne e incontrare anche associazioni e realtà che lavorano sul territorio o che provengono da altri ‘mondi’”.

Tornare a portare il cinema in quota non è dunque solo una proposta artistica, ma è un vero e proprio gesto di cura e resistenza. Mentre le luci si spengono nei piccoli paesi dell’entroterra e le energie si concentrano lungo le coste e nei grandi centri urbani, Croc cerca di fare il contrario: accendere cultura in uno dei territori più fragili e simbolici dell’Appennino centrale, “in un rapporto reciproco -conclude Caporicci- per cui la cultura viene chiesta, la cultura viene data e poi ci si incontra”.

Croc si svolge con il patrocinio del Comune di Ussita, del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, di Fondazione Marche Cultura-Film Commission, delle Università degli Studi di Camerino e di Macerata, con il sostegno dell’Otto per Mille della Chiesa Valdese, Cai Marche e sezione di Macerata, ActionAid Italia e La Catasta-Eventi.

Importanti anche le collaborazioni attive con Saturdays for Palestine, APE Roma, Occhio Nascosto dei Sibillini, PostModernissimo e Montelago Celtic Festival. Il BarCROC è organizzato insieme alla Proloco 7.1 Ussita, con il supporto di Distilleria Varnelli, Fertitecnica Colfiorito Srl e birrifici marchigiani.

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