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Altre Economie

Il gran rifiuto

Esce “Zero rifiuti”, manuale pratico per imparare a prevenire all’origine i propri scarti e diventare “spazzini di noi stessi”. La premessa dell’autrice 

Tratto da Altreconomia 126 — Aprile 2011
Sosteneva il Mahatma Gandhi che ogni persona dovrebbe essere la spazzina di se stessa.
 
Se fosse così, non esisterebbero “emergenze rifiuti”, perché l’obiettivo di tutti sarebbe non produrne affatto. Ciò permetterebbe di convertire i 540 e più chilogrammi annui di Rifiuti solidi urbani (Rsu) a testa prodotti in Italia da spada di Damocle a leva di Archimede, e riorientare così un sistema di produzione, consumo -e di vita- del quale sono il peggior risultato finale.
 
Un sistema ecologicamente incompatibile con i limiti delle risorse e umanamente iniquo. I rifiuti Rsu dovrebbero piuttosto chiamarsi “Ruf”, rifiuti degli utilizzatori finali. Prodotti o promossi da chi -aziende, istituzioni, persone- non si pone il problema del prima e del dopo, del monte e della valle. Inventare invece -a livello individuale e collettivo- un modello di prevenzione dei rifiuti contribuisce a ripensare e a riprogettare l’economia -e la vita- nella direzione dell’ecologia, dell’indipendenza e dell’equità.
 
Di un benessere senza bisogno della ricchezza. Ci sono due modi per affrontare il problema dei rifiuti. Uno è il cosiddetto “ciclo virtuoso”: una raccolta davvero differenziata e il successivo riciclaggio dei “materiali post-consumo”. L’altro è il nostro prescelto: la “prevenzione spinta”, ossia non produrne proprio. Non solo quindi minimizzare i Rur (Rifiuti urbani residui), ossia il non riciclato, ma anche ridurre al lumicino i “materiali post-consumo” riciclabili. La nostra proposta è: guardare tutti gli scarti come se fossero Rur, e dunque adottare stili di vita e pratiche che consentano di non conferire nulla (beh, quasi nulla) al sistema di igiene urbana. Questa è la vera cura, nei fatti trascurata. Infatti nessun ciclo dei rifiuti, per quanto “virtuoso”, cancellerà l’enorme dispendio a monte di materie prime, energia (quella cosiddetta grigia, incorporata nelle merci), acqua (quella nascosta nei processi produttivi), rifiuti industriali, solidi, liquidi, gassosi, inglobati in un ciclo accelerato di produzione, distribuzione e consumo di prodotti e materiali, che sfocia in troppe cose inutili prodotte, troppe scartate, troppe avanzate, troppi oggetti con una vita corta, troppi senza vero valore d’uso, troppi imballaggi, troppa obsolescenza. “Tanto si ricicla”, dicono. Ma è solo una riduzione del danno, per nulla indolore dal punto di vista ambientale. Gli scarti, anche riciclabili, sono quindi lo specchio di Dorian Gray di un’economia malata, dal pesante zaino ecologico e sociale, che grava su di noi. Anche quando avviamo al riciclaggio quello che in realtà non doveva nemmeno essere prodotto, o prodotto in quantità minore.
 
Certo, la “raccolta differenziata spinta” costringe a pensare ai rifiuti e alla fine a farne di meno, oltre a permettere di chiudere il ciclo. Ma il sistema rimane lo stesso. Una sinergia fra stili di vita personali, sagge tradizioni e tecnologia moderna, tra impegno della società civile, scelte delle istituzioni e riconversione produttiva da parte delle aziende può prevenire i rifiuti in modo etico e partecipato e incidere così su quel che sta a monte. Se ci fosse la volontà individuale, collettiva e politica, in pochi mesi -quelli necessari alla formazione dei cittadini e all’organizzazione delle pratiche di prevenzione-, e senza prevedere strutture costose, si potrebbe passare dagli oltre 540 chili pro capite di rifiuti urbani, spesso nemmeno riciclati, a meno di 100, e quasi tutti riciclabili con i metodi e le strutture già esistenti. Lo dimostra -nel suo piccolo- l’esperienza “Spazzini di noi stessi”, condotta da cittadini comuni nei contesti urbani più diversi e di cui il libro Zero rifiuti racconta nel suo epilogo. 
 
prevenire è meglio che smaltire
Una vita senza pattumiera. Avete differenziato ogni frammento di carta, alluminio, plastica, umido? Se nonostante la vostra scrupolosa attenzione avete il magone nel vedere i vostri scarti avviati a un impianto di riciclo, l’ultimo nato della collana “Io lo so fare” vi fornisce la soluzione. 
Zero rifiuti (104 pp., 5 euro) è un testo con le idee chiare: “Prevenire” è meglio che smaltire. E chiunque lo può fare, subito. Marinella Correggia -grande “riduttrice”- racconta infatti tutte le pratiche, individuali e collettive, rifiuto per rifiuto, per una vita senza monnezza: per azzerare gli scarti si può infatti diventare cuochi sostenibili, compostare l’umido anche isul davanzale, acquistare da negozi “leggeri” dove lo sfuso la fa da padrone, convertirsi (è ora!) all’acqua di rubinetto, sostituire oggetti di vita breve con beni durevoli, riusare grazie alla miniera del già esistente, autoprodurre da materie prime virtuose. E questo vale per la casa, l’ufficio o l’ente pubblico o privato dove lavorate. Con un intervento di Paul Connett, ideatore della strategia Rifiuti zero, e di Rossano Ercolini, Rete italiana Rifiuti zero, responsabile del Centro ricerca Rifiuti zero del Comune di Capannori (Lu). In libreria e nelle botteghe da metà aprile.
 

 

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