Una voce indipendente su economia, stili di vita, ambiente, cultura
Diritti

IL GIOCO DELLA VERITA’…

IL GIOCO DELLA VERITA’ Proviamo a fare un gioco, che è anche una prova della verità. Abbiamo visto sui giornali di questi giorni – inclusi quelli cosiddetti progressiti – i peana per Manganelli e De Gennaro e il consenso generalizzato per…

IL GIOCO DELLA VERITA’

Proviamo a fare un gioco, che è anche una prova della verità. Abbiamo visto sui giornali di questi giorni – inclusi quelli cosiddetti progressiti – i peana per Manganelli e De Gennaro e il consenso generalizzato per la "soluzione politica", rigorosamente "bipartisan", del caso Genova, riesploso – è bene ricordare – a sei anni di distanza dai fatti sostanzialmente per due episodi.

Il primo è stato la deposizione di Michelangelo Fournier, il quale ha definito "macelleria messicana" i pestaggi alla Diaz e ha rivelato per la prima volta di avervi assistito, sostenendo di avere taciuto finora per "spirito di appartanenza", mettendo così a nudo, indirettamente, la consegna all’omertà e alla menzogna seguita all’interno della polizia. Il secondo episodio è l’iscrizione nel registro degli indagati di Gianni De Gennaro per istigazione alla falsa testimonianza, con riferimento alla deposizione dell’ex questore di Genova Francesco Colucci, a sua volta indagato per falsa testimonianze. E’ questa una vicenda penosa – come sa bene chi ha assistito all’interrogatorio di Colucci – e assolutamente infamante per alti funzionari dello stato.

La soluzione politica bipartisan sarebbe l’avvecendamento di De Gennaro per "fine naturale del mandato" come annunciato da Romano Prodi in parlamento e la sua nomina a capo di gabinetto del ministro dell’Interno Amato, un ruolo quindi fiduciario, pesantissimo sul piano simbolico, e la sua sostituzione al vertice della polizia con il vice Antonio Manganelli, che fa parte – notoriamente e da molti anni – del "gruppo De Gennaro".

Il gioco è questo: proviamo a sostituire i nomi di Luciano Violante, Romano Prodi e Giuliano Amato con quelli – poniamo – di Alfredo Mantovano (ex sottosegretario di An), Silvio Berlusconi (ex premier), Beppe Piasanu (ex ministro dell’Interno).

1) Stralci di un’intervista alla Stampa del 23 giugno di VIOLANTE/MANTOVANO: "Da sei anni la magistratura sta indagando e non ha trovato nulla nei confronti del capo della polizia; adesso l’avviso di garanzia per una vicenda diversa che francamente mi sembra poco credibile. Non posso immaginare che il capo della polizia dica a un questore di dichiarare il falso all’autorità giudiziaria. Mi sembra si sia trattato di un eccesso di zelo inquisitorio". "Si tratta della stessa polizia che ha arrestato Bernardo Provenzano, gli assassini di Biagi e D’Antona. Che in tre giorni individua la responsabile dell’omicidio della ragazza sulla metropolitana di Roma. Non confondiamo il comportamento di alcuni con quelli di centodiecimila servitori leali della democrazia".

In due battute si liquida il lavoro della magistratura e si consegna ai "poliziotti benemeriti" una piena libertà d’azione – a prescindere dai fatti – in nome delle buone azioni compiute in passato. Una bella prova di garantismo, di fedeltà ai fatti, di rigorosa attinenza al dettame costituzionale.

2) Brani dall’intervento di PRODI/BERLUSCONI al question time alla Camera: «De Gennaro, in risposta alla conferma della nostra fiducia, quando mise a disposizione il suo mandato contemporaneamente alla nascita del mio governo, aveva convenuto che alla scadenza del settimo anno di incarico sarebbe maturato il momento del suo avvicendamento. Così sarà senza polemiche, in completo accordo fra governo e capo della Polizia, nel solo interesse del Paese. Ribadisco la completa e totale fiducia nei confronti di De Gennaro, fiducia che gli ho personalmente riconosciuto anche in recenti occasioni in cui le forze di Polizia hanno dimostrato grandi capacità, compostezza e senso di responsabilità. Ed è assolutamente vero che questo è stato riconosciuto in ambito sia nazionale che internazionale». Non si parola della disastrosa gestione del G8 di Genova, delle menzogne denunciate dallo stesso Fournier, delle promozioni degli imputati di grado più alto, dell’indagine sul capo della polizia, eccetera eccetera. I fatti scompaiono, resta la fiducia incondizionata.

3) Per AMATO/PISANU parla la decisione di affidargli un incarico di prestigio e dal grande valore simbolico con la nomina a capo di gabinetto. E’ un messaggio esplicito anche per la magistratura che osa ancora indagare e portare avanti i processi.

E’ vero o non è vero che le parti sono perfettamente intercambiabili? Allora cominciamo a dirci la verità e cioè che se le stesse cose dette e fatte da Violante/Prodi/Amato le avessero dette e fatte Mantovano/Berlusconi/Pisanu ci sarebbe stata nel centrosinistra una sollevazione. Tutti si sarebbero indignati per l’ipocrisia, l’ambiguità e la falsificazione, per la protezione indecente assicurata a vertici di polizia che si sono macchiati di comportamenti indifendibili eccetera e eccetera. Si sarebbe denunciata l’abdicazione del potere politico di fronte al potere acquisito dagli apparati di polizia e da chi li guida da molti anni. Si sarebbero indignati anche i giornali cosiddetti progressiti e avremmo avuto un diluvio di dichiaraizoni all’Ansa da parte di parlamentari protesi alla difesa strenua delle garanzie costituzionali.

Non è qualunquismo, e nemmeno facile ironia, è l’ennesima dimostrazione che ogni volta che si parla di provvedimenti bipartisan bisogna diffidare, perché c’è dietro qualcosa di poco pulito, che lascia sul terreno ciò che non interessa, perché non ha rappresentanza politica: in questo caso il diritto al dissenso, la dignità di tanti cittadini umiliati, la pretesa di vedere riconosciuti i propri diritti civili.

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di Altreconomia per non perderti le nostre inchieste, le novità editoriali e gli eventi.