Economia / Approfondimento
Il “gigantismo” delle auto europee mette a rischio gli utenti vulnerabili della strada

L’altezza media della parte frontale delle auto europee è aumentata di sette centimetri dal 2010. Una tendenza legata anche alla diffusione dei Suv, che nel 2024 hanno rappresentato il 56% delle vendite. Veicoli più alti incidono sulla visibilità dell’autista e i dati mostrano come le collisioni diventino più pericolose per pedoni, ciclisti e soprattutto bambini. L’indagine e le proposte della Federazione europea dei trasporti e dell’ambiente e di Clean cities
“L’epidemia di gigantismo” delle automobili europee è un problema. E non fa male solo all’ambiente ma anche alla sicurezza di pedoni e automobilisti. Secondo una ricerca di giugno 2025 della Federazione europea dei trasporti e dell’ambiente (T&E) e della campagna Clean cities le dimensioni dei veicoli venduti in Europa sono infatti aumentate considerevolmente. In particolare l’altezza media della parte anteriore è aumentata di sette centimetri dal 2010 al 2024. Un fattore che diminuisce la visibilità per l’autista e rende le collisioni più pericolose per i pedoni e per gli utenti vulnerabili della strada, come i ciclisti, ma anche gli stessi automobilisti.
“I cofani alti mettono in grave pericolo pedoni, ciclisti e guidatori di auto più basse. In molti casi, i bambini che stanno davanti a questi veicoli sono completamente invisibili al conducente -ha dichiarato Esther Marchetti, Clean transport advocacy manager di T&E Italia-. Con le case automobilistiche concentrate sempre più su Suv e auto di grandi dimensioni, dove si registrano i margini di profitto più alti, a scapito della sicurezza stradale, il problema è destinato ad aggravarsi, a meno di introdurre al più presto limiti chiari”.
La tendenza delle case automobilistiche di mettere in commercio veicoli sempre più massicci, nota come “carspreading”, ha portato l’altezza media del cofano delle automobili a passare dai 76,9 centimetri del 2010 agli 83,8 registrati nello scorso anno, pari a un incremento annuo di mezzo centimetro. Crescita dovuta principalmente alla diffusione di Suv (Sport utility vehicle, veicolo multifunzionale sportivo). Se nel 2010 questo tipo di automobile rappresentava il 12% delle vendite, nel 2024 è arrivato al 56%.
Ed è in Italia che si è riscontrato l’aumento più significativo. Lo scorso anno l’altezza media dei cofani delle auto vendute ha raggiunto gli 85 centimetri. Un paradosso considerando che nel 2010 era proprio l’Italia, tra i Paesi esaminati, ad avere il valore più basso pari a 76,3 centimetri. Questa crescita è dovuta all’espansione delle vendite del modello Jeep (gruppo Stellantis), che nel 2024 in Italia sono state il 5% del totale, contro l’1% della media europea. Al momento non esistono norme europee o nazionali che limitino l’altezza della parte anteriore di un’auto.
Quello mostrato finora è un valore medio. È quindi interessante soffermarsi sulle dimensioni delle auto più grandi, dei veri e propri giganti della strada. Il veicolo leggero più massiccio venduto in Europa è il Ram Trx. Questo pick-up americano, che non è omologato per il mercato europeo ma può essere importato tramite “omologazione individuale”, un processo che secondo gli autori della ricerca è fin troppo permissivo, raggiunge i 130 centimetri di altezza del cofano. Sono più piccole ma comunque imponenti la Jaguar Land Rover (fino a 115 centimetri di altezza del cofano) e appunto la Jeep (fino a 123 centimetri), le due automobili più grandi nonché gli unici due modelli con una parte anteriore superiore al metro omologati per il mercato europeo.
Se questa tendenza rischia di compromettere gli obiettivi di decarbonizzazione dei trasporti, la ricerca di T&E e Clean cities mette in luce anche gli effetti dannosi sulla sicurezza stradale. A partire come detto dal rendere le collisioni molto più rischiose per pedoni e ciclisti. In caso di incidente, riporta T&E, le auto con una parte anteriore particolarmente alta colpiscono una persona adulta al di sopra del suo centro di gravità, con maggior probabilità di danneggiare gli organi vitali. Inoltre, considerata una velocità di impatto di circa 50 chilometri orari, più alta è l’automobile più sono elevate le probabilità che il pedone colpito venga spinto al di sotto del mezzo, anziché lateralmente, rendendo l’impatto molto più pericoloso.
Uno studio dell’Istituto belga Vias per la sicurezza stradale, effettuato su 300mila utenti della strada in Belgio, suggerisce che un aumento dell’altezza della parte anteriore delle automobili (dagli 80 ai 90 centimetri) porti a una crescita del 27% del rischio di morte per ciclisti, pedoni e altri utenti vulnerabili della strada. Lo stesso studio ha inoltre riscontrato che quando i Suv massicci, come i pick-up, impattano contro le auto normali, gli utenti di queste ultime hanno dal 20% al 50% di probabilità in più di riportare lesioni gravi.
L’altezza del cofano delle automobili non rende gli incidenti solamente più pericolosi ma anche più probabili. Quando la parte anteriore dell’auto è più alta si riduce anche la visibilità del conducente. Secondo i test commissionati da T&E le dimensioni di un Ram Trx sono in grado di nascondere un bambino di nove anni (con altezza media di 136 centimetri) che si trova davanti al veicolo. Mentre il conducente di un Land Rover defender non riesce a vedere un bambino di quattro anni e mezzo (con un’altezza di 110 centimetri).
Secondo T&E e Clean cities, Unione europea e Regno Unito dovrebbero regolamentare la dimensione delle automobili e fissare un limite massimo all’altezza del cofano entro il 2035, come parte di un pacchetto per contenere la crescita dei mezzi. Lo studio suggerisce un valore massimo di 85 centimetri da approfondire con “ulteriori ricerche”.
È possibile inoltre stabilire iniziative per disincentivare l’acquisto di veicoli di dimensioni elevate. Le autorità nazionali e cittadine, ad esempio, dovrebbero adeguare tasse e tariffe dei parcheggi al peso, alle dimensioni e alle emissioni dei veicoli. Un esempio virtuoso viene dalle città francesi di Parigi e Lione che, insieme alla tedesca Aquisgrana, hanno vincolato i costi dei parcheggi a questi fattori.
“Un’epidemia di mostri a quattro ruote sta dilagando nelle nostre città -ha concluso Claudio Magliulo, responsabile delle campagne per l’Italia di Clean cities-. Veicoli venduti come fuoristrada vengono utilizzati abitualmente per brevissimi spostamenti in ambito urbano. Questi mega-Suv mettono a repentaglio la sicurezza di bambini e bambine e aggravano l’appropriazione di spazio pubblico per la circolazione e la sosta dei veicoli, in costante crescita da decenni. I sindaci devono fare di più e più in fretta, attraverso politiche di parcheggio e restrizioni all’accesso e alla circolazione di certe categorie di veicoli per limitare le dimensioni eccessive dei Suv, restituire spazio pubblico alle persone, e mettere al primo posto il diritto di tutti a una mobilità sicura”.
© riproduzione riservata