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IL GENERALE SENZA MACCHIA…

IL GENERALE SENZA MACCHIA Il generale del Ros dei carabinieri Giampaolo Granzer è stato rinviato a giudizio per una serie davvero imabarazzante di accuse: associazione a delinquere, traffico di stupefacenti e peculato. I reati sarebbero stati commessi nell’ambito di una…

IL GENERALE SENZA MACCHIA

Il generale del Ros dei carabinieri Giampaolo Granzer è stato rinviato a giudizio per una serie davvero imabarazzante di accuse: associazione a delinquere, traffico di stupefacenti e peculato. I reati sarebbero stati commessi nell’ambito di una serie di operazioni antidroga. Con Granzer si ripropone lo stesso problema emerso con le indagini di Genova: di fronte a inchieste tanto clamorose, e addirittura a rinvii a giudizio per processi delicati e destinati a durare a lungo, non sarebbe il caso che gli imputati facessero un passo indietro?  Le dimissioni sarebbero un gesto di sensibilità  da parte dei diretti interessati e una necessità per tutelare il prestigio e la credibilità del corpo di appartenenza, che non è un’azienda privata o un ente qualsiasi, ma organismi cui lo Stato concede – con prescrizioni e limiti dettati dalla legge – il monopolio dell’uso della forza e la facoltà di privare i cittadini della libertà personale.

Gli imputati di genova, come sappiamo, sono tutti al loro posto e quelli più in vista sono stati addirittura promossi. Ora Granzer, in vista del processo che comincerà a ottobre,  dice esplicitamente che non pensa proprio di dimettersi: sostiene di avere la coscienza a posto e quindi resta dov’è. Il problema, naturalmente non è la coscienza di Granzer, e neanche la sua possibile colpevolezza (la presunzione di innocenza vale anche per lui, ci mancherebbe), ma la necessità che chi ricopre certi luoghi sia al di sopra di ogni sospetto, per dare ai cittadini la massima garanzia di trasparenza, credibilità e rigore morale e istituzionale. Di fronte a certe inchieste, e a maggior ragione di fronte a un processo in corso, la sospensione dall’incarico sarebbe un atto dovuto, se ci trovassimo in una repubblica con un’etica civile degna di questo nome. Siamo invece il paese delle corporazioni, dei furbi, del si salvi chi può. Ci vorrebbe – fra tante altre cose – una rivoluzione morale.

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