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Esteri

Il G5 tira sul clima, il G8 prima molla, poi barcolla

Ieri erano partiti di grande slancio: i G8, infatti, avevano lanciato in gran pompa l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra del 50% entro il 2050. In realtà, però,i G5, cioè i nuovi “Grandi” che hanno ormai in tasca…

Ieri erano partiti di grande slancio: i G8, infatti, avevano lanciato in gran pompa l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra del 50% entro il 2050. In realtà, però,i G5, cioè i nuovi “Grandi” che hanno ormai in tasca la percentuale più alta di crescita ancora disponibile, hanno detto no. La Cina, con la scusa che il presidente è dovuto tornare in Patria per l’infuriare della protesta interna, l’India facendo al voce grossa sul goloso boccone della chiusura de negoziato in corso alla Wto sui prodotti industriali. Nessuna data limite, nemmeno così ridicola, hanno concluso i nuovi Grandi.

A questo punto, tra la prima e la seconda versione del documento finale congiunto di G8 e G5, il colpo a sorpresa: i Paesi sviluppati hanno gettato sul tavolo del documento finale due argomenti destinati ad ”ammorbidire” Cina e India. Gli otto hanno infatti assunto l’impegno nero su bianco di ”prendere la leadership intraprendendo riduzioni di medio termine delle emissioni – come chiesto anche dalle ong ambientaliste – incisive, aggregate e individuali, coerenti con i nostri obiettivi ambiziosi di lungo termine, in vista di Copenhagen”. Nell’accordo conclusivo, per di più, si riconosce con un paragrafo aggiuntivo che ”i piu’ poveri e i piu’ vulnerabili saranno i piu’ colpiti” dagli impatti dei cambiamenti climatici, anche se ”sono coloro che hanno contribuito in modo minore all’accumulo di gas serra”.

Per questo i G8 hanno accordato ai G5 delle nuove righe che affermano che ”un sostegno aggiuntivo – quindi i ‘fondi freschi’ tanto discussi – dovra’ essere reso disponibile, sulla base delle necessita’, ed includera’ risorse aggiuntive rispetto all’assistenza finanziaria esistente”.
Nemmeno questo sforzo, pero’, ha convinto Cina e India ad aprire rispetto alla proposta del G8 di fissare comunque degli obiettivi numerici, seppur poco ambiziosi, per la riduzione delle emissioni. L’appuntamento e’ rimandato a dopo il G8 di Coppito: se ormai e’ condiviso ed esplicito per tutti i Grandi, vecchi e nuovi, che la scienza ha ragione quando chiede che il riscaldamento globale dell’atmosfera non superi il picco di 2 gradi centigradi al di sopra i livelli pre-industriali, sara’ solo dall’11 luglio e fino al dicembre prossimo, data del prossimo vertice Onu sul Clima di Copenhagen, che gli ”emergenti” accetteranno di ”identificare – insieme agli Otto – un obiettivo globale per la riduzione sostanziale delle emissioni entro il 2050”.

Come se tutti noi potessimo aspettare fino a quella data per essere sicuri di continuare a respirare tranquillamente (o quasi).
 

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