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Diritti / Intervista

Il diritto umano all’acqua è in crisi. L’appello dell’Onu per difenderlo

A fine 2020 l’acqua è stata quotata a Wall Street: è l’ultimo attacco della finanza dopo una lunga stagione di privatizzazioni. Per il Relatore Onu Arrojo-Agudo è il momento di reagire e di tutelare il valore pubblico dell’“anima blu della vita”

Tratto da Altreconomia 234 — Febbraio 2021
Un gruppo di manifestanti protesta contro l’oleodotto Dakota Access Pipeline a Toronto in Canada nel novembre 2016 © shutterstock.com

L’acqua non è il petrolio, non è l’oro, è l’“anima blu della vita”. E il mercato non fa per lei. Il professor Pedro Arrojo-Agudo, emerito di Analisi economica all’Università di Saragozza e vincitore nel 2003 del Goldman Environmental Prize (il “Nobel” per l’ambiente), lo ha ripetuto per decenni ai suoi studenti. Dal novembre del 2020 ha iniziato a farlo anche nell’autorevole veste di Relatore speciale delle Nazioni Unite per il diritto umano all’acqua e ai servizi igienici, rivolgendosi ai cittadini e ai governi del Pianeta. Con 2,2 miliardi di persone che non hanno ancora un accesso sicuro all’acqua potabile e due milioni di decessi correlati ogni anno, l’ex parlamentare spagnolo denuncia la “crisi globale”, aggravata dal Covid-19, e non si tira indietro quando si tratta di individuare i meccanismi che la scatenano, soprattutto quelli economici. “La crisi dell’acqua trae origine da due fallimenti -spiega Arrojo-Agudo ad Altreconomia-: il primo è l’insostenibilità che abbiamo determinato a danno dei nostri ecosistemi acquatici, trasformando l’acqua nel più pericoloso vettore di malattie e morte mai conosciuto al mondo. L’altro ha a che fare con il fallimento delle diseguaglianze e delle povertà prodotte da un sistema socio-economico immorale”. Non è tutto. “In questa cornice si sono affermate le teorie neoliberali che hanno promosso il crescente ricorso a forme di privatizzazione, trattando l’acqua come un semplice business, un bene economico, una commodity da scambiare. La scusa è sempre la solita: essendo l’acqua un bene scarso, solo il mercato può disciplinarne l’utilizzo virtuoso. I cittadini sono diventati così dei clienti con il ‘piccolo problema’ che la crisi non è stata risolta, anzi, si è aggravata”. Ed ecco il terzo fallimento indotto dalla finanziarizzazione: “Quello democratico, cioè della gestione democratica dell’acqua”.

Secondo i dati delle Nazioni Unite circa tre miliardi di persone non dispongono di servizi di base per il lavaggio delle mani con acqua e sapone

Non appena è entrato in carica, in piena pandemia, Arrojo-Agudo si è rivolto ai difensori dei diritti umani di tutto il mondo chiedendogli di essere le sue antenne per vigilare, inevitabilmente da remoto, contro i distacchi delle utenze imposti a danno delle persone impoverite e colpite dalla pandemia, impossibilitate a pagare la bolletta. Uno “scudo sociale”, come lo ha chiamato, con base presso gli uffici Onu di Ginevra e che dovrebbe farsi permanente: “Dobbiamo assicurare l’accesso ad almeno un minimo vitale per garantire il diritto umano all’acqua e ai servizi igienici, in ogni momento e in ogni circostanza, che ci sia o meno una pandemia”. “Il lavaggio frequente delle mani è infatti una delle forme di prevenzione più efficaci per proteggersi dalla diffusione del Covid-19 -prosegue- ma non possiamo certo dire alle persone di lavarsi le mani frequentemente quando non hanno accesso all’acqua potabile”.

I numeri delle Nazioni Unite lo confermano: circa tre miliardi di persone non dispongono di servizi di base per il lavaggio delle mani con acqua e sapone, oltre 673 milioni di individui praticano ancora la defecazione a cielo aperto e questa situazione “inaccettabile” determina 432mila morti per diarrea ogni anno.

Pedro Arrojo-Agudo, professore emerito di Analisi economica all’Università di Saragozza, nel 2003 ha ricevuto il Goldman Environmental Prize. Dal novembre del 2020 è Relatore speciale delle Nazioni Unite © cualtos.udg.mx/noticia

La risposta non è nel mercato, spiega Arrojo-Agudo. Anzi, quell’opzione è una “catastrofe”. Lo ha ribadito anche ai primi di dicembre del 2020, quando il colosso statunitense CME, specializzato nello scambio di future (contratti a termine) e strumenti derivati, ha inaugurato il primo mercato dei future sull’acqua di Wall Street (The Nasdaq Veles California Water Index futures). “L’acqua è già minacciata dalla domanda crescente e dai gravi livelli di inquinamento per mano dell’agricoltura e dell’industria estrattiva, in un contesto segnato dall’emergenza climatica”, osserva il Relatore speciale, ci manca solo che ora venga trattata come una “normale materia prima che appartiene a qualcuno e non a tutti”. “Un mercato di questo tipo attirerà i fondi d’investimento e le banche a scommettere sui prezzi, replicando così la bolla speculativa che ha colpito il mercato alimentare delle commodities nel 2008”.

“Non sono ideologicamente contrario al mercato -chiarisce il professore di economia-, sono contro le sue ‘logiche’ applicate in campi sbagliati”. Tra le fonti alle quali si riferisce c’è l’ultimo report curato dal suo precedessore, il brasiliano Léo Heller. Datato luglio 2020 -decimo anniversario della risoluzione 64/292 dell’Assemblea generale dell’Onu che ha esplicitamente riconosciuto il diritto umano all’acqua- è dedicato interamente alla “limitazione” del diritto umano all’acqua causata dalle privatizzazioni: dalla Bolivia al Regno Unito, dal Brasile agli Stati Uniti. Alcuni passaggi sono significativi. Il primo riguarda le responsabilità delle istituzioni internazionali nell’aver promosso (o imposto) l’agenda delle privatizzazioni ai Paesi in difficoltà. “Il Fondo monetario internazionale e le banche multilaterali (ad esempio la Banca Mondiale, ndr) hanno avuto un ruolo fondamentale nei processi di privatizzazione -ha scritto Heller- attraverso l’imposizione di condizionalità agli Stati che chiedevano prestiti, la riduzione o l’alleggerimento del debito. Nel settore idrico e igienico-sanitario, per citare alcuni esempi, la Banca centrale europea, l’Fmi e la Commissione europea hanno indotto i governi del Portogallo e della Grecia ad accelerare programmi di privatizzazione a titolo di condizione per il loro salvataggio”.

Il colosso statunitense CME, specializzato nello scambio di future, ha inaugurato nel dicembre 2020 il primo mercato dei future sull’acqua di Wall Street

E così è andata nei Paesi in via di sviluppo: “La privatizzazione è stata la condizione delle ‘riforme’ basate su approcci neoliberali ed è stata una pratica diffusa delle istituzioni finanziarie internazionali a partire dagli anni 80”. L’asimmetria di potere, i conflitti di interessi e l’influenza delle aziende sono i migliori alleati di questo processo. “I soggetti privati sono riusciti a raggiungere e occupare posizioni chiave presso ambiti decisionali internazionali, riuscendo così a esercitare attività di lobby”. E l’Onu ha “consentito alle multinazionali di avere un peso enorme nelle discussioni e nelle decisioni”, come è stato tra gli altri nel caso del colosso francese Suez -tra gli azionisti della multiutility italiana Acea, peraltro-. La fotografia di Heller mette a fuoco un altro tema che tocca da vicino anche i principali gestori del servizio idrico del nostro Paese, quello dei dividendi. “Gli utili in eccesso derivanti dalla fornitura dei servizi sono quasi interamente distribuiti tra gli azionisti delle società private sotto forma di profitti e dividendi. Questa pratica ha un impatto negativo sugli investimenti in manutenzione e sull’estensione dei servizi per quei cittadini non serviti o scarsamente serviti”.

Il pensiero va al colosso italiano A2a, multiutility i cui soci di maggioranza sono i Comuni di Milano e Brescia. Tra gennaio 2019 e giugno 2020 la società ha pagato dividendi ai soci per 459 milioni di euro. Non è una forma di privatizzazione “classica”, essendo il pubblico in teoria a dare le carte, ma Arrojo-Agudo intravvede nel “modello multiutility” europeo, che definisce una “privatizzazione ingegnosa”, le stesse logiche perverse della finanziarizzazione e lo stesso “indebolimento del controllo democratico, della trasparenza e della partecipazione dei cittadini”. Il report di Heller ha scatenato reazioni “eccessive, provocatorie e ingiustificabili” da parte del settore privato per il semplice fatto, sottolinea Arrojo-Agudo, di aver aperto un dibattito pubblico e aver messo in luce la pressione sulle municipalità da parte degli attori finanziari. Quel dibattito il nuovo Relatore speciale vuole portarlo avanti, con maggior forza di prima.

In risposta all’iniziativa speculativa del gruppo CME, ad esempio, Arrojo-Agudo ha lanciato un appello internazionale in occasione della giornata mondiale dell’acqua del 22 marzo 2021 per difenderne e diffonderne l’“etica” e i “valori”, lo slogan è “#water2me”. Non sarà semplice in tempo di pandemia ma il professore sorride fiducioso. Cita una frase del suo conterraneo Antonio Machado, poeta e scrittore, anche questa ripetuta più volte ai suoi studenti: “Solo il pazzo confonde il valore con il prezzo”.

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