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Il diritto al salario

Gli operai delle fabbriche tessili manifestano in tutto il mondo per chiedere dignità sul lavoro. A novembre il summit della Clean Clothes Campaign L’autunno caldo dei lavoratori tessili è partito con largo anticipo, a giudicare dalle migliaia di manifestanti che…

Tratto da Altreconomia 121 — Novembre 2010

Gli operai delle fabbriche tessili manifestano in tutto il mondo per chiedere dignità sul lavoro. A novembre il summit della Clean Clothes Campaign

L’autunno caldo dei lavoratori tessili è partito con largo anticipo, a giudicare dalle migliaia di manifestanti che si sono riversati a luglio nelle strade di Dhaka in Bangladesh e a settembre in quelle di Phnom Penh in Cambogia.
Due cortei per una battaglia comune: la richiesta di alzare sensibilmente i salari minimi in corso, del tutto insufficienti a garantire una vita dignitosa a lavoratori e lavoratrici impegnate nelle filiere globali. La lotta è aspra, ma questa realtà non è mai raccontata dalla tv o dai media di casa nostra. In tutti i principali Paesi produttori del settore tessile (quelli che leggiamo sulle etichette degli abiti) si sono infatti registrate sommosse e manifestazioni imponenti: dalla Cina al Myanmar (Birmania), passando per le Filippine, lo Sri Lanka e l’India. In Bangladesh i lavoratori hanno bloccato le fabbriche per chiedere di passare da 1.662 ad almeno 4.200 taka (da 18 a 43 euro), come avviene già in altri settori industriali. Un valore comunque lontano dal livello minimo dignitoso calcolato dagli esperti dell’Asia Floor Wage, pari a 10mila taka (103 euro) al mese. Stessa agenda per gli operai cambogiani, in 200mila nelle strade di Phnom Penh lo scorso settembre con l’obiettivo di ottenere 93 dollari al mese contro i 61 appena definiti dal governo, e denunciare l’insostenibile condizione sociale dei lavoratori tessili stanchi di lavorare 12 ore al giorno per sopravvivere a stento. La risposta non si è fatta attendere: violenze, intimidazioni e licenziamenti illegali per 261 sindacalisti attivi.
Lavoro e diritti sono i grandi temi su cui si confronteranno, dal 22 al 26 novembre in Turchia, centinaia di attivisti del lavoro, sindacalisti di base e difensori dei diritti umani provenienti da tutto il mondo, in occasione del Forum internazionale della Clean Clothes Campaign (www.cleanclothes.org). Si discuterà di metodi di calcolo del prezzo giusto nelle filiere globali, di trasparenza di filiera, di sistemi di comunicazione sicura fra attivisti, di costruzione di filiere tessili autogestite dai lavoratori, dell’uso di strumenti legali per combattere gli abusi delle multinazionali, dell’organizzazione di un tour dei diritti sul Danubio per sensibilizzare l’Europa dell’Est, delle forme di lavoro coatto che affliggono le donne. Questi e molti altri i temi al centro di un forum innovativo: grazie all’uso del social network Elgg (www.elgg.org), tutti i partecipanti hanno la possibilità di proporre workshop e condividere strategie, dando vita a una piattaforma politica dal basso. Un appuntamento importante, cui avrebbe dovuto partecipare anche Kalpona Akter, attivista ed ex-operaia bambina del Bangladesh Center for Worker Solidarity (Bcws), rilasciata a Dhaka dopo un mese di prigionia per il suo impegno civile grazie alle pressioni della Ccc, tuttora sotto processo. Il forum è dedicato a lei.

* presidente di Fair, www.faircoop.it

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