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Diritti / Attualità

Il contesto, i trafficanti, l’etica. Le false tesi dei deputati a difesa degli accordi con la Libia

Ondřej Košťál © Unsplash

Il 15 luglio 2021 la Camera ha approvato la risoluzione sulle missioni militari internazionali che prevede anche il finanziamento della cosiddetta guardia costiera libica. Abbiamo ascoltato gli interventi e le traballanti argomentazioni utilizzate per giustificare l’accordo indicibile con Tripoli

L’accordo con le autorità libiche per “bloccare” i flussi migratori continua. Giovedì 15 luglio 2021, la Camera dei deputati ha approvato la risoluzione sulle missioni militari internazionali italiane in cui era presente anche quella riguardante “l’assistenza nei confronti delle istituzioni libiche preposte al controllo dei confini marini”. In altri termini, l’Italia proseguirà con il finanziamento della cosiddetta guardia costiera libica e dei centri di detenzione per stranieri. Una votazione a larga maggioranza -361 voti a favore, 34 no e 22 astenuti- in cui le dichiarazioni di voto hanno svelato una pretestuosa e parziale lettura della realtà.

Stupri, abusi, violenze, spari verso le imbarcazioni in viaggio, respingimenti illegali. Le prove delle condizioni disumane di chi è rinchiuso nei campi di detenzione in Libia sono ovunque. Dalle migliaia di voci dei sopravvissuti -le cui biografie sono segnate per sempre dalla violenza subita in quei luoghi- ai rapporti delle Nazioni Unite, passando per il ritiro di Medici senza frontiere (Msf) dall’attività sul campo perché svolta in condizioni non accettabili. Addirittura, dalla giurisprudenza italiana: una sentenza del 2018 della Corte d’Assise di Milano che ha ricostruito scrupolosamente il funzionamento del campo di detenzione di Bani Whalid.

Nonostante questo, l’accordo bilaterale con la Libia viene considerato l’unica via percorribile, capace di arginare l’invasione (inesistente). “Non possiamo permetterci -ha detto in aula Luigi Iovini del Movimento 5 stelle- di non collaborare con la Libia in questo momento, perché, presidente, questo avrebbe delle gravi conseguenze. Se decidessimo, all’improvviso, di non favorire la missione di supporto alla guardia costiera libica, creeremmo le condizioni per una situazione ancora più caotica di quella attuale. Che cosa rischieremmo? Ovviamente, rischieremmo di avere un incremento di partenze di migranti, con un aumento delle possibilità per queste imbarcazioni precarie, con a bordo uomini, donne e bambini, di rovesciarsi in mare, continuando a causare una strage di innocenti; perché, Presidente, dobbiamo dircelo tutti: questa, purtroppo, è la cruda e amara realtà”.

O forse la realtà meno scomoda. Basti pensare che al luglio 2021, rispetto allo stesso periodo del 2020 è triplicato il numero assoluto dei morti (249 contro 866) e quasi raddoppiato il tasso di mortalità, ovvero il rapporto tra vite perse e tentativi di attraversamento (dall’1,1% al 2,1%). Eppure, il deputato ha sottolineato come “tutte le iniziative dell’Italia a sostegno alle autorità libiche si ispirano ad un solo e unico principio, che è imprescindibile: quello della tutela delle condizioni dei migranti e dei rifugiati. L’impegno in questo senso fa parte delle iniziative per favorire una gestione più efficace e rispettosa degli standard internazionali dei flussi irregolari da parte delle autorità libiche, gestione che ha un unico scopo: contrastare il traffico di esseri umani”. Non si sa a quale gestione più efficace facesse riferimento Iovini, come sia attuabile e in quali tempi. L’obiettivo però è la panacea di tutti i diritti calpestati: il contrasto al contrabbando di esseri umani.

A spiegare, per primo, la linea del Partito democratico è stato Roger de Menech che ha sottolineato l’importanza nel “tenere conto del contesto” e riprende l’emendamento proposto dal suo partito che impegna “il Governo a verificare dalla prossima programmazione le condizioni per il superamento della suddetta missione”. Una vittoria, secondo de Menech, anche se la “verifica sulle condizioni” è un paradosso visto quanto riportato prima. Però viene sottolineato come il Pd sia “impegnato soprattutto con la forte sensibilità che ha oggi e che avrà sempre con riguardo al rispetto dei diritti umani. Per noi sono sempre al primo posto, però dobbiamo assolutamente considerare fino in fondo le condizioni di contesto; queste non possiamo mai dimenticarle”.

Un primo posto che evidentemente traballa o forse che è semplicemente visto dalla prospettiva sbagliata. Questa la lettura di Piero Fassino (Pd) che ha invitato a non confondere “la luna con il dito”. “Il problema -ha detto- non è in sé la Guardia costiera libica; il problema vero è che dobbiamo fare i conti e chiederci se è stata ed è efficace una gestione dei flussi migratori fondata sul contenimento dei migranti ai confini esterni dell’Unione. Io penso che questa strategia si stia dimostrando del tutto inefficace. È inadeguata e inefficace per chi è destinatario di un contenimento in quei campi, che vive una condizione di disumanità, ed è inefficace per le relazioni politiche che i nostri Paesi hanno. Ma questo è il tema e attenzione a non confondere, come dire, la luna con il dito. Il problema è questo qui. Allora, se vogliamo affrontarlo, affrontiamo una discussione in questo Parlamento su quale strategia porre in essere per gestire i flussi migratori che vada al di là semplicemente di un contenimento alle frontiere esterne dei migranti. Io sono pronto a farla. Siamo pronti a farla tutti questa discussione e a trarne le conseguenze? […] Ve lo pongo, perché non basta semplicemente dire che ce ne andiamo, ci disinteressiamo, i campi li gestisca qualcun altro; il problema è che i campi esistono – anche quando noi ce ne andassimo – e, in quei campi, continueranno le violenze di oggi. Il problema vero, allora, è come evacuiamo quei campi e li facciamo sparire, ma evacuarli e farli sparire significa avere chiaro che destino dai a quelli che sono lì oggi”. Un destino di violenze e abusi, mantenendo in vita l’accordo.

Il “pensiero” del partito è passato anche con le parole di Enrico Borghi secondo cui il voto sulle missioni internazionali, compresa la Libia, riguarda “la sicurezza nazionale”. “Oggi la Libia è il terreno di incrocio, di scontro, di confronto tra modelli politici e tra fenomeni epocali, il tema delle migrazioni, dei migranti climatici, dei migranti economici -ha proseguito-. E sotto o dentro la Libia c’è quella che qualche acuto osservatore ha definito ‘Caoslandia’, cioè quel triangolo fra Tripoli, Gibuti e il Golfo di Guinea in cui non si capisce realmente chi comandi, in cui non esistono più le entità statuali, in cui la dimensione delle relazioni umane è compressa dentro il fatto che il traffico di esseri umani è uno degli elementi della costruzione di una dinamica economica. […] Bene, noi abbiamo in questo senso un ruolo storico, l’Italia ha un ruolo storico; e l’Italia non può abdicare alla collocazione nella quale la sua storia, la sua geografia, la sua identità l’hanno posizionata”.

Per questo, nella lotta tra i modelli che rischiano di affermarsi nella “neo-colonizzazione dell’Africa” l’Italia “deve esserci” perché, se “noi crediamo ai valori, ai principi e agli ideali che inveriamo, li dobbiamo coerentemente, tenacemente e costantemente testimoniare e non affidare ad altri”. La chiosa è stata sull’etica: “È stato fatto richiamo, signor Presidente, e concludo, al tema etico. L’etica ha molte sfaccettature, esiste anche l’etica della responsabilità oltre che quella della declamazione dei princìpi. C’è anche l’importanza etica, ne parlava Emmanuel Mounier, delle cause imperfette. Diceva Mounier: ci impegniamo sempre in lotte discutibili su cause imperfette. Rifiutarsi per questo, per il fatto che siano imperfette, di impegnarsi sarebbe come rifiutare la condizione umana; e chi non fa politica fa passivamente la politica del potere in carica. In Libia il potere in carica si chiama Erdogan, si chiama Putin. Noi facciamo politica per cambiare e non per consolidare quella situazione”.

Davide Galantino di Fratelli d’Italia ha sottolineato come “l’impegno dell’Italia nelle missioni internazionali e la difesa della patria sono valori ancorati ai principi della Carta costituzionale: per questo, ci aspettiamo un voto unanime e favorevole alla risoluzione per un tema che tocca l’intera umanità”. Dello stesso tono Maria Tripodi, Forza Italia, che ha detto di non poter accettare che l’Italia prenda “lezioni di moralità da chi considera il nostro Paese responsabile di crimini e violenze dei diritti umani. Non siamo certo né la Cina, né Cuba, che qui dentro forse è presa a modello da qualcuno”.

Tripodi ha invece elogiato le aziende coinvolte nella difesa nazionale -come raccontato su Altreconomia, prime beneficiarie economiche del memorandum con la Libia- “che non sono, come ha detto qualcuno, quelle che smerciano armi, sono quelle che garantiscono migliaia di posti di lavoro e hanno un fatturato di miliardi, che consentono anche di rafforzare la nostra postura internazionale”. La Lega ha ribadito nuovamente la “favola” del pull factor, smentita a più riprese dai dati forniti dall’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi), sottolineando attraverso le parole del deputato Roberto Paolo Ferrari la contrarietà all’impiego di personale italiano nel search and rescue “che rappresenterebbe un incentivo a tentare le traversate, rendendo più difficile il contenimento e la gestione del fenomeno migratorio. Voglio richiamare anche Mare Sicuro, dispositivo nazionale schierato a ridosso delle coste libiche, che alcuni gruppi parlamentari vorrebbero adibire a salvataggio dei migranti quando, invece, è equipaggiato per proteggere il personale e gli investimenti italiani nella nostra ex colonia”. Lo stesso Ferrari ha poi chiarito, in chiusura d’intervento, che “l’Italia dalla Libia non se ne va”.

Restano le poche -ma presenti- voci discordanti. Tra tutte quella di Erasmo Palazzotto, di Liberi e Uguali che aveva proposto una risoluzione, condivisa da una trentina di deputati, con cui chiedeva lo stop della cooperazione con le autorità libiche. “Dobbiamo ripristinare -ha detto- una missione di soccorso in mare, perché sono morte 600 persone solo nei primi sei mesi di quest’anno. Dobbiamo affrontare in sede europea una discussione seria su come si gestiscono i flussi migratori e su come si accolgono le persone che vengono soccorse. Nel frattempo, però, non possiamo accettare di continuare a finanziare e sostenere un sistema che viola i diritti umani delle persone”. La Camera non approva.

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