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Ambiente

Il Comune di Bardi ha votato sulla cave “ofiolitiche”, ricche d’amianto

Altreconomia titola "Dubbi sulle ‘pietre verdi’" l’articolo dedicato alla cave ricche di amianto dell’Appennino parmense. L’articolo, uscito sul numero di gennaio (in distribuzione in questi giorni) ricostruisce la vicenda dei due poli estrattivi nel Comune di Bardi. Nonostante la messa al bando l’amianto, nel 1992, e la documentazione dell’Arpa Emilia-Romagna che segnala il pericolo delle due cave, il 12 gennaio il consiglio comunale ha ratificato la ripresa dell’attività estrattiva

Sul numero di gennaio di Altreconomia, a pagina 35 (nell’articolo "Dubbi sulle ‘pietre verdi’") raccontiamo la vicenda della cave ofiolitiche, ovvero a rischio amianto, dell’Appennino parmense. Ad aiutarci a ricostruire la vicenda, è stato il comitato "Cave all’amianto no grazie", nato -in particolare- per cercare di bloccare l’iter autorizzativo in corso nel Comune di Bardi, per il rinnovo delle concessioni per ben due cave di "pietre verdi". Ieri, il Comitato -insieme alla "Rete ambiente Parma"- ha invitato una lettera aperta a tutti i sindaci dei Comuni "ofiolitici" della valli del Taro e del Ceno e anche alla presidenza della Regione Emilia Romagna: giovedì 12, infatti, il consiglio comunale di Bardi sarà chiamato ad approvare il Piano delle attività estrattive, che comprende le due cave ofiolitiche. "Si sappia che sarebbe nel potere del sindaco evitarne la riapertura" scrive il Comitato sul proprio sito. Aggiungendo, come riporta anche Altreconomia, che "le cave in questione (Pietranera e Groppo di Gora), tra l’altro, sono nella lista [redatta dalla Regione Emilia-Romagna, ndr] dei siti contaminati da amianto, e quindi da bonificare".

Bardi, 9 gennaio 2012

Ai Sindaci dei Comuni “ofiolitici”
delle valli del Taro e del Ceno

e p. c. a Vasco Errani Presidente Regione Emilia Romagna

Loro sedi

La Regione Emilia-Romagna ha reso nota il 30 settembre scorso la mappatura aggiornata dei siti contaminati da amianto, evidenziando la loro cospicua presenza in Valtaro–Valceno.
Questa mappatura ha individuato e inserito solo i siti più estesi.
Un’elementare logica di tutela sanitaria avrebbe richiesto che i sindaci, nella loro funzione di massima autorità sanitaria, si fossero da tempo fatti parte diligente, al fine di completare i rilievi sul territorio, finalizzandoli quantomeno ad individuare una priorità di interventi.
Sarebbe così stato possibile prevenire gli interventi di emergenza sanitaria, come è recentemente avvenuto nel comune di Borgo Val di Taro, che nel prossimo futuro, stante l’attuale disinteresse, diventeranno sempre più necessari e frequenti.
Per inciso la prima mappatura delle contaminazioni da amianto risale al 2005, mentre il decreto applicativo sulle metodiche di bonifica è del 1996, e la legge quadro che vietò l’uso dell’amianto e dei materiali contenenti amianto, disponendo la bonifica dei siti contaminati, risale addirittura al 1992.
Dunque da 19 anni tutti gli amministratori pubblici sanno, eppure ancora non vi è consapevolezza e ancora lunga è la battaglia contro l’amianto.
Nonostante quanti da tempo si battono in tutta Italia perché questa tematica rientri nelle priorità assolute della politica e della Amministrazione Pubblica.
Al problema dei manufatti in cemento-amianto, obiettivamente una grave situazione a dimensione nazionale, si aggiunge nelle nostre valli quello delle cave ofiolitiche, che disperdono in ambiente nuove fibre di amianto, un vero e proprio argomento tabù, che dovrebbe invece sollecitare i cittadini più consapevoli e intellettualmente attivi.
Dopo due anni di continui tentativi di richiamare all’attenzione il tema della salvaguardia sanitaria e ambientale, dobbiamo amaramente constatare che la regola prevalente che regge le comunità è il tornaconto personale o lobbistico, spesso perseguito a danno altrui.
Comunità tenute volontariamente nel limbo della mancata informazione, che si accontentano di una modesta gestione burocratica del ruolo pubblico, che non potranno mai svolgere quella funzione di controllo e stimolo democratico necessario e urgente.
Sul tema cave, in attesa di conoscere le determinazioni che il Comune di Bardi adotterà, ci limitiamo ad alcune considerazioni.
Assistiamo oggi al paradosso di Piani delle Attività Estrattive, approvati o in itinere, che prevedono il rilascio di nuove concessioni a cavare inerti in siti dichiarati dalla Regione contaminati da amianto e quindi soggetti per legge a bonifica.
Tutto questo sta avvenendo  “alla faccia della gente e della logica”.
Per volontà di una politica scellerata, nella quale il ruolo dei sindaci è decisivo, queste valli sono diventate il più grande polo estrattivo ofiolitico esistente in Italia.
Quanto ancora dobbiamo aspettare per vedere il coraggio civico di portare dentro i consigli comunali questa problematica?
In una recente intervista il presidente della giunta regionale Vasco Errani ebbe a dichiarare che la regione da lui amministrata è l’unica in Italia dove non si apre una cava che il sindaco non voglia.
Il silenzio generalizzato delle Istituzioni è stato irreversibilmente svelato.

Fabio Paterniti
portavoce di Cave all’amianto no grazie

www.reteambienteparma.org   –  info@reteambienteparma.org
comitato pro valparma – circolo valbaganza – comitato ecologicamente – comitato rubbiano per la vita –
comitato cave all’amianto no grazie – associazione gestione corretta rifiuti e risorse – no cava le predelle –
associazione per l’informazione ambientale a san secondo parmense
 

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