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Il colore che resiste, anche allo sgombero

"Si chiama ‘Ex colorificio liberato’, e nel nome c’è tutto". Attacca così l’articolo che sul numero di febbraio di Ae dedichiamo all’esperienza pisana del Colorificio Toscano, abbandonato da anni ed occupato ad ottobre per diventare la sede del Municipio dei Beni Comuni. Lo rendiamo subito fruibile sul sito: dopo aver ospitato, dal 24 al 26 gennaio, United Colors of Commons, per gli occupanti è arrivata la doccia fredda: la proprietà ha chiesto lo sgombero

Si chiama “Ex colorificio liberato”, e nel nome c’è tutto. Alle porte di Pisa c’è un edificio di circa 14mila metri quadri dove fino a pochi anni fa (2008) si producevano vernici. Era il Colorificio Toscano. Acquistato da una multinazionale, J Colors, dopo pochi anni era stato chiuso e abbandonato, fino al 20 ottobre 2012 quand’è stato occupato dal Progetto Rebeldia. Ed è diventato la sede del “municipio dei beni comuni” della città toscana. Lo spazio è liberato perché è stato restituito alla città, ma anche perché gli occupanti -nell’ambito della campagna del Wwf “Riutilizziamo l’Italia”– stanno avviando una progettazione partecipata per scegliere che cosa fare dello spazio. Potrebbe diventa un mercato aperto, un’area è dedicata alla coltivazione di orti urbani; nei capannoni potranno trovare spazio  laboratori artigianali legati al riciclaggio (dalla pietra alla falegnameria), oltre alla ciclofficina. 
“Rebel painting” è il titolo del libro che accompagna l’occupazione (lo potete scaricare dal sito www.inventati.org/rebeldia). Nella seconda parte (“J Colors: anatomia di un modello predatorio”), che si apre con un articolo di Francesco Gesualdi del Centro nuovo modello di sviluppo, vengono ricostruite le ragioni economiche che hanno portato la multinazionale a chiudere il Colorificio Toscano, mantenendone in vita però il marchio. Per spiegare che l’“Ex colorificio occupato” è (anche) una risposta agli effetti locali di strategia globali, che spesso si traducono solo nell’abbandono e nella “valorizzazione” immobiliare degli spazi..

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"Dopo  la meravigliosa tre giorni di United Colors of Commons, scriviamo con un groppo in gola, ma con la testa e il cuore pronti ad affrontare una nuova durissima battaglia: la J Colors il 23 gennaio ha depositato ai carabinieri la richiesta di sequestro dell’immobile e la possibilità che lo sgombero avvenga a breve non sono per nulla remote -scrivono gli attivisti di Rebeldia e del Municipio dei Beni Comuni-. Per tutte e tutti noi crediamo che il Colorificio sia veramente un bene comune, che dovremo saper difendere collettivamente facendone una battaglia nazionale, non asseragliandoci al suo interno, ma moltiplicando le attività che vi si svolgono. Per vincere questa partita che è tutta da giocare serve l’aiuto di tutti".
Le prime iniziative di solidarietà sono in programma il primo e il 5 febbraio, quand’è in programma un’assemblea pubblica

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