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Ambiente

Il clima. In nome di Dio

Si è aperto oggi l’high-level segment della Conferenza Onu di Doha a cui parteciperanno, nei prossimi giorni, i Primi ministri ed i Presidenti di mezzo mondo. Il rischio di una soluzione di basso profilo, che soddisfi tutti i palati, c’è tutto, nonostante la determinazione della Commissaria UE al clima, Connie Hedegaard, che dichiara anche nuovi impegni sul piano finanziario. Ma c’è chi, tra le ong internazionali, chiede maggiori certezze e trasparenza sul fondo.

"In nome di Dio, clemente e misericordioso". Abdullah bin Hamad Al-Attiyah, l’Emiro del Qatar presidente della COP18, apre con la classica formula di rito l’high-level segment della Conferenza Onu di Doha che si è aperta oggi, alla quale stanno partecipando i Primi ministri, i Presidenti ed i ministri dell’ambiente di mezzo mondo.
Una formula che rischia di essere un vero e proprio appello alla clemenza divina, considerato che mentre frotte di delegazioni si confrontano su un futuro incerto, oltre 57mila persone nelle Filippine sono state evacuate per un tifone di dimensioni apocalittiche, con forza 4-5 della Saffir-Simpson (che ha una scala che va da 1 a 5) e venti che superano i 200 km/h.
Quasi una didascalia all’intervento del Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon che ha ricordato come "i segni del pericolo sono tutti attorno a noi" e come "l’anormale stia diventando normale" con il livello degli oceani che si alza, la perdita di intere coltivazioni in Asia ed in Africa, gli shock climatici. Per questo, ha ricordato Ki-Moon, "abbiamo la responsabilità di sostenere questo momento di cambiamento" agendo tutti con "spirito di compromesso". In cui il Protocollo di Kyoto dovrà rimanere uno degli strumenti legali di lotta al cambiamento climatico, già a partire dal gennaio 2013.
Una posizione ribadita da Christiana Figueres, segretario esecutivo dell’UNFCCC, che sottolinea il capodanno 2013 come il primo giorno di applicazione del secondo periodo di Kyoto.
Ma il possibile esito dei negoziati su Kyoto rimane ancora aperto, con Unione Europea, Nuova Zelanda, Norvegia ed altri che si dicono unilateralmente impegnati a far partire il secondo periodo di impegni, la cui lunghezza ed il cui profilo è ancora da decidere: ci sarà una "continuità legale" o una "operativa"? Cioè rimarrà un contenitore indefinito che verrà riempito di senso gradualmente, per evitare un "gap" dal primo gennaio a quando il nuovo periodo entrerà in vigore, oppure manterrà attivi i meccanismi col passaggio al nuovo anno?
Secondo le note del presidente del gruppo di lavoro, la "continuità legale" ha buone probabilità di riuscita, anche perchè consentirebbe di far cantare a tutti vittoria: a chi vuole Kyoto, a chi non lo vuole più, a chi vuole solo i meccanismi di mercato senza obblighi e a chi, sulla base dei nuovi impegni di Kyoto 2, ha accettato di mettersi al tavolo del nuovo accordo globale post 2020.
Una soluzione di basso profilo, ma molto possibile. Nonostante la Commissaria UE Connie Hedegaard abbia dichiarato che la comunità internazionale ha perso troppo tempo e che è necessario fare passi avanti subito ("la pazienza non è il mio soprannome", ha sottolineato). Ma ha anche ricordato che da un sistema con due percorsi paralleli, bisognerà arrivare ad un sistema "one-track", in cui tutti saranno impegnati a combattere il cambiamento climatico.
Tutto da capire sul lato del Green fund. La Hedegaard dichiara che la Gran Bretagna ha già stanziato 2.2 miliardi di euro "primo Paese UE ad impegnarsi per la climate finance post 2012", ma i dubbi sono molti. "La questione è chiarire da dove verranno prelevati e dove verranno veicolati i soldi" spiega Francesco Martone, esperto di temi internazionali e consulente dell’Ong britannica Forest People Programme, "per evitare che si spostino dal capitolo dell’aiuto pubblico allo sviluppo, e per far sì che vengano effettivamente utilizzati per sostenere la mitigazione e l’adattamento delle comunità del Sud del mondo agli impatti del cambiamento climatico".
Le dichiarazioni ufficiali dei Governi nazionali e delle istituzioni internazionali continueranno anche nei prossimi giorni, fino a venerdì, quando la COP chiuderà effettivamente i battenti.

 

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