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Ambiente / Opinioni

Il circo bianco nel centro storico di Bergamo e la vecchia ricetta dei “grandi eventi”

Foto di archivio © Alberto Bigoni - Unsplash

Bergamo potrebbe ospitare la coppa del mondo di snowboard cross a fine gennaio 2021. A pochi interessano gli impatti, inclusa l’opzione di trasportare neve via camion dalla Valtellina. Una scelta folle che non comprende la necessità di tutelare il paesaggio. “Se si prosegue così, il 2021 non porterà alcun cambiamento”, commenta il prof. Paolo Pileri

Non ci posso credere. Siamo morenti con il respiratore attaccato ma non ci basta a rinunciare alle cose peggiori. Dopo aver scritto della spiaggia di Senigallia che diventa una pista per gare di motocross distruggendo le dune e l’ambiente costiero in nome del divertimento e dei soldi, o dei campi da baseball che pretendono di azzerare gli ultimi prati lungo la Martesana a Cernusco sul Naviglio, dopo aver dovuto girare un video per dire che è totalmente assurdo costruire a Casalmaggiore un palazzetto dello sport su aree agricole dietro l’argine maestro del fiume Po che appena esonda se lo porterà via. Mi chiedo: ma come è possibile una cosa del genere? Come è possibile che una città come Bergamo, che fa rima con una delle più alte espressioni del patrimonio italiano, diventi il campo della Coppa del mondo di “snowboard cross“, nel centro storico, nel bel mezzo della pandemia mentre discutiamo di Green New Deal, transizione ecologica, adattamento ai cambiamenti climatici e cose del genere? Perché lo sport non ha un briciolo di statuto etico per il paesaggio e l’ambiente? Che credibilità può mai avere un Paese come il nostro se accetta tutto ciò solo in nome di soldi, spettacolo, sponsor e il venerabile circo bianco? Quale effetto di crescita culturale, di raffinamento della sensibilità ecologica, di riflessione sociale possono mai aspettarsi coloro che hanno dato l’assenso a una roba del genere e hanno responsabilità pubbliche? Ma non finisce qui.

Tutti abbiamo negli occhi l’immagine dei camion militari che dalla provincia di Bergamo hanno portato via centinaia di cadaveri di persone morte di Covid-19. La provincia di Bergamo è stata forse la provincia europea più colpita dalla pandemia. Eppure, come vedete, tutto questa sofferenza non ha seminato nulla perché nulla cresce su un cuore e una mente seppellite dal cemento, dalla legge avida del consumismo, dalla norma sociale dello show. Nulla di buono attecchisce sul duro cemento del nostro cuore. Cemento chiama cemento. La cazzuola può tutto. Prati, pendii, boschi, valli sono solo potenziali discese per improbabili gare sciistiche, non sono più paesaggio, ecosistema, suolo, patrimonio naturale, bellezza. No, sono frivolezze rispetto al circo mediatico, allo showbusiness, alla liturgia degli eventi a qualsiasi costo. E se tanto mi dà tanto, questo è solo il biglietto da visita per le Olimpiadi di Cortina 2026.

Se un “eventino” come lo snowboard cross si permette di imbrattare il paesaggio italiano, volete che le Olimpiadi invernali facciano meno? No, è solo un assaggio che inizia ad abituarci a quel che verrà facendocelo apparire meno grave. Il guaio è che non si rendono conto, e non ci rendiamo conto tutti noi, che tutti noi siamo Bergamo e quella decisione assurda e insostenibile ci rende tutti complici di insostenibilità, ci scredita e infanga. Come lo infanga il motocross a Senigallia, il palazzetto dello sport a Casalmaggiore, il campo da baseball a Cernusco sul Naviglio, il nuovo e inutile stadio San Siro a Milano, lo stadio della Roma nella Capitale e via di questo passo. Tutte opere in sfregio al paesaggio e all’ambiente, al buon senso e alla buona amministrazione pubblica in un presente dove la questione ambientale ha un’urgenza che non aveva dieci anni fa, dove un pandemia arriva proprio da una offesa ecologica, ma facciamo finta che sia altro, dove opere del genere sono la rappresentazione della nostra cecità davanti all’urgenza del cambiamento climatico.

Tutte decisioni che vengono prese per bocca di chi, un momento prima o un momento dopo, ci verrà a fare una bella lezione sulla transizione ecologica o cercherà di dirci che è un Comune riciclone o non consuma suolo o chissà cosa. Perché lo trovi sempre un premio per qualcosa in questo Paese dove la questione ambientale è sempre più corrotta. E noi, anestetizzati e impauriti, stiamo a vedere o veniamo distratti da media che ci riempiono le serate a parlare di Fedez o Matteo Renzi o quali regali fare a Natale. Così distratti non facciamo caso alle cose peggiori che piano piano diventano per tutti noi accettabili e ragionevoli, ovvero “hanno una buona ragione” per essere normalità. Perché no?

Ciò che non entra in testa a chi decide queste cose è che uccidono ogni nostra speranza di miglioramento come cittadini, come persone che da insensibili dovremmo diventare sensibili, come cittadini che si fanno domande su un futuro dove la questione ecologica deve essere in cima alle agende. Dove sono i sindaci che hanno esultato per le Olimpiadi di Cortina e che si appuntano sul petto medaglie da sindaci green? Che cosa dicono? Diranno che non è loro competenza dietro la quale si nascondono sempre. Io dico che chi non dice niente finisce per essere complice.

Non finisce qui perché la ciliegina sulla torta è la neve. Già perché di neve ce ne vuole tanta e alle spalle di Bergamo alta, sui prati della Fara, non ce ne è. Che fare? Ma è semplice, la si porta a dorso di camion. La si va a prendere in Valmalenco (che per inciso sta in Valtellina) e, camion dopo camion, la si porta lassù, magari passando per le stradine di Bergamo alta, sgasando un bel po’ di particolato, danneggiando asfalti e pavimentazioni in porfido che poi il Comune con qualche finanziamento pubblico o europeo metterà a posto, imbrattando qua e là ma e soprattutto lasciando passare, come acqua fresca, il messaggio che è sempre tutto lecito e possibile. Manca la neve? No problem, la trasportiamo. Abbiamo un centro storico unico al mondo? No problem, ci facciamo una gara di sci. Abbiamo perso centinaia di persone durante la pandemia? No problem, ci risolleviamo un po’ l’umore con qualche salto con gli snowboard.

E non dite che non c’è condivisione perché qui sono tutti d’accordo: autorità politiche locali, comuni, la Federazione internazionale sci (Fis), la Federazione italiana sport invernali (Fisi), Regione Lombardia e gli altri, silenziosi, acconsentono. Ma dove stiamo andando? Semplice, stiamo imboccando il 2021, l’anno che ci riporterà nella normalità lasciandoci guidare dalle stesse persone e idee che ci hanno portato a schiantarci nel 2020 e che non danno alcun segno di ravvedimento e cambiamento. Con questi inizi, sarà sicuramente peggio di prima. Per concludere, aggiungo che magari la pandemia suggerirà di rimandare l’evento al 2022 -così mi dicono- quando invece occorrerebbe non rimandare, ma rendersi conto dell’assurdo di tutto ciò e denunciarne la inopportunità su tutti i fronti, prendendo questa notizia come spunto per dire che proposte del genere non devono neppure più essere pensate in questa contemporaneità. Buon 2021, per quel che conta.

Paolo Pileri è ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “100 parole per salvare il suolo” (Altreconomia, 2018)

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