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Il celeste Roberto

Il governatore della Regione più ricca d’Italia è al centro di una rete di interessi, che passa dall’Expo del 2015 e arriva dritta fino a Palazzo Chigi Giulio Tremonti contro Roberto Formigoni. Il ministro dell’Economia si è scagliato contro la…

Tratto da Altreconomia 119 — Settembre 2010

Il governatore della Regione più ricca d’Italia è al centro di una rete di interessi, che passa dall’Expo del 2015 e arriva dritta fino a Palazzo Chigi

Giulio Tremonti contro Roberto Formigoni. Il ministro dell’Economia si è scagliato contro la nuova, colossale sede voluta dal presidente di Regione Lombardia: “Ci sono Regioni che si sono fatte dei grattacieli, ora bisogna risparmiare” ha detto Tremonti dopo l’ennesimo incontro estivo con i governatori, riferendosi al nuovo Palazzo Lombardia di Milano. Ma lo scontro non è casuale. In ballo potrebbe esserci la poltrona più ambita della politica italiana: la presidenza del Consiglio dei ministri. Perché il dopo Berlusconi è già iniziato ed è una sfida tra il governatore e il ministro.
Guidare la Regione Lombardia significa avere 20 miliardi di euro da amministrare ogni anno, decidere i manager delle Asl, degli ospedali pubblici, di Fiera di Milano, di Ferrovie Nord e di tante altre società. Per diventare premier però occorrerà una poderosa campagna elettorale, e Formigoni potrà contare anche sull’appoggio di Comunione e liberazione. Formigoni è la massima espressione del movimento ecclesiale fondato da don Luigi Giussani: sono targate Cl la quasi totalità delle nomine regionali di enti, fondazioni, commissioni, direzioni di ospedali. E insieme a lui sono aumentati i soggetti che dalla Compagnia delle opere (associazione imprenditoriale legata a Cl) sono arrivati nei consigli di ammnistrazione che contano. Il giro d’affari della Cdo è imponente: 70 miliardi di euro, realizzati da 35mila aziende, nei settori dell’edilizia, sanità, fiere, ambiente, turismo, pubblicità, rifiuti. Una potenza che fa accordi con partner come Vodafone, Finmeccanica, Sai e Intesa Sanpaolo. Un rapporto così stretto che ha portato Paolo Fumagalli, ex vicepresidente della Compagnia delle opere, nel cda di Banca Intesa nel 2001. E sul fronte Banca popolare di Milano il ciellino Graziano Tarantini è diventato vicepresidente accompagnando l’ascesa del presidente Massimo Ponzellini, che è anche presidente del colosso Impregilo (che ha realizzato Palazzo Lombardia). Il ciellino Angelo Abbondio siede poi nella Fondazione Cariplo, azionista di Intesa.
Candidato nel 2010 per il quarto mandato consecutivo (con dubbi di legittimità), Formigoni ha costruito una macchina politica-organizzativa che punta sulla comunicazione e sui 2 milioni di euro di budget regionale per le spese del presidente. Soldi spesi per rafforzare la sua immagine di capo di una Regione votata all’eccellenza. Forte di questa tesi, ha convinto oltre 2,7 milioni di lombardi delle sue capacità ed è stato rieletto. Nulla di illecito ma quel che spende Formigoni per la propria immagine nessun candidato può permetterselo.
E se ha deciso di continuare a fare il governatore l’obiettivo è guidare l’Expo, perché Formigoni ha puntato tutte le sue carte sul 2015, una vetrina impareggiabile in chiave elettorale.
La So.Ge, la spa che si occuperà della gestione dell’esposizione, è per il 40% del ministero dell’Economia, ma per il 20% della Regione Lombardia. Dopo l’uscita di Paolo Glisenti e Lucio Stanca come amministratori (scelti da Letizia Moratti e Silvio Berlusconi), è arrivato un uomo ben visto da Formigoni (anche se non ciellino) come direttore generale della So.ge: Giuseppe Sala, ex manager del Comune di Milano.
Non solo. La Regione Lombardia è il principale finanziatore di Expo tra gli enti locali e la squadra del governatore vuole mani libere per la partita delle infrastrutture, che vale 11 miliardi di euro. Per questo la giunta conferirà a Infrastrutture Lombarde la gestione delle opere riguardanti l’esposizione. Scelte di modalità, tempi e costi degli appalti non passeranno mai più in Consiglio regionale. E addio controlli dei politici dell’opposizione.
Infrastrutture Lombarde (Ilspa) è una società per azioni a controllo della Regione, creata nel 2003 per coordinare il “Piano delle infrastrutture lombarde”: opera nell’edilizia ospedaliera, gestisce le sedi regionali come il Palazzo Lombardia e soprattutto le ricche concessioni delle nuove autostrade. Ilspa ha in pancia la Cremona-Mantova, la Broni-Mortara ed è socio al 50% del Concessionario autostrade lombarde, dove si decide la realizzazione di Pedemontana, Brebemi e Tangenziale est esterna di Milano.
Al suo interno ha tecnici e consulenti legali che mettono a punto i progetti. Ma non dovrebbe occuparsene l’assessorato alle Infrastrutture? La stessa domanda se l’è posta la Corte dei Conti, nella relazione 2007, sottolineando “la necessità della razionalizzazione degli incarichi, i quali devono essere giustificati dalla mancanza di competenze interne alle strutture regionali”. Ma c’è di più: “La congruità della spesa sostenuta dalla Regione Lombardia prescinde da un’analisi degli effettivi costi sostenuti”. Ovvero non sempre i lavori affidati ad Ilspa sono convenienti. Così la Regione affida ad Ilspa i grandi appalti con criteri molto discrezionali e fuori dal Patto di stabilità che deve rispettare come ente pubblico. Raffaele Cattaneo poi, oltre a essere assessore regionale alle Infrastrutture, è presidente del consiglio di sorveglianza di Ilspa. In pratica Cattaneo assessore appalta a Cattaneo consigliere i lavori delle grandi opere lombarde. Così si limita la democrazia decidendo in “stanze dei bottoni” riservate agli uomini del governatore. Uomini che siedono stabilmente anche nella Fiera di Milano spa, proprietaria al 70% delle aree dove sorgerà Expo.
I consiglieri di amministrazione dell’ente sono indicati dagli stessi soggetti che decidono per la So.ge con l’aggiunta della presidenza del Consiglio. Il senatore berlusconiano Gianpiero Cantoni è presidente della Fondazione Fiera, la cassaforte che contiene l’ente Fiera e il suo fratello minore, Sviluppo Sistema Fiera. Nella galassia c’è anche Fiera Milano Congressi, il cui amminitratore delegato è Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera, ciellino e fedelissimo del presidente Formigoni. Presidente del “Milano Convention Centre” è un altro ciellino, Giuseppe Zola, già vice-sindaco Dc di Milano. Infine, c’è anche Enrico Pazzali, amministratore delegato di Fiera Milano, un passato come direttore generale dell’ente e come manager in Regione.

Scelti, a volte eletti
Da Abelli e Prosperini, gli uomini del presidente

Per il quarto mandato Formigoni ha scelto come “delegati del presidente” cinque fedelissimi che godono di uno stipendio da consigliere (circa 140mila euro all’anno) più ufficio e segretaria. Con un particolare: solo uno è stato eletto. Eccoli.
Giancarlo Abelli delegato ai rapporti con il Parlamento e le istituzioni del territorio. Considerato il ras della sanità lombarda, è tornato da Roma dopo i guai giudiziari della moglie, Rosanna Gariboldi, finita in carcere per lo scandalo bonifiche del quartiere milanese Santa Giulia insieme all’imprenditore Giuseppe Grossi. È a capo della segreteria di Sandro Bondi e come politico di Pavia è grande sponsor della Broni-Mortara, l’autostrada tra Piemonte e Lombardia. Dopo i deludenti risultati elettorali (solo 7mila preferenze a Pavia) ha deciso di optare per l’incarico da deputato. Mantiene però ufficio ed autista a Milano.
Marco Pagnoncelli (relazioni con gli Enti locali, qui sotto con Formigoni) è stato assessore all’Ambiente nella precedente legislatura regionale. Ha dovuto dimettersi a luglio 2008 dopo una denuncia dei Verdi di Bergamo: un’azienda di famiglia era in società con il Gruppo Locatelli specializzata in escavazioni e costruzione e molto attenta, per motivi professionali, ai piani cave regionali dove si decide la quantità di ghiaia e sabbia da scavare a livello provinciale. Negli stessi piani cave di competenza di Pagnoncelli assessore. Dopo sei mesi dalle denunce e una petizione online sono arrivate le dimissioni con il rimpasto della Giunta. E non è la prima volta: pochi mesi prima si era dimesso anche da consigliere proviciale di Bergamo.
Monica Guarischi ha la delega alle Pari opportunità. Consulente per progettazione di edifici civili, è sorella di Luca Guarischi, ex enfat prodige del Psi lombardo decaduto dall’incarico di consigliere regionale dopo che, il 19 settembre 2009, la Cassazione ha reso definitiva una condanna in appello a cinque anni di carcere. Insieme al fratello era stata coinvolta nelle tangenti per dissesto idrogeologico in Lombardia. Una brutta storia per la quale è stata prosciolta nel 2004 dalle accuse di corruzione e turbativa d’asta.
Roberto Baitieri (Promozione delle aree montane, in basso a destra) è nel consiglio di amministrazione di Fiera Milano Spa. Baitieri è stato fino al 2010 presidente del Club Lombardia, la fondazione nata per la promozione dei mondiali di sci 2005 in Valtellina. Nonostante i grandi investimenti, la Corte europea di giustizia ha condannato l’Italia per i lavori realizzati durante i mondiali.
Fabio Saldini è stato scelto per la moda, design e tutela dei consumatori. Ma Saldini è conosciuto per l’affare Cascinazza di Monza, alle porte di Milano. Qui ha firmato, come architetto, il Piano di lottizzazione per conto della proprietà di Paolo Berlusconi sull’area della Cascinazza. Ben 388mila metri cubi per un nuovo quartiere in zona a rischio esondazione del fiume Lambro. Nel 2007 con la nuova giunta di centrodestra l’attuale ministro alle comunicazioni Paolo Romani lo voleva assessore all’urbanistica, ma è stato fermato dall’opposizione che ha sollevato il suo conflitto di interesse. 
Infine, Pier Gianni Prosperini: era assessore al Turismo della Regione Lombardia, al momento dell’arresto, a dicembre 2009, per corruzione e truffa. Per l’accusa avrebbe usato i soldi dei cittadini lombardi per pagare le sue apparizioni tv, e si ritiene abbia trasferito in Svizzera una presunta tangente di 230mila euro. In primavera è stato scarcerato dopo aver patteggiato 3 anni a 5 mesi di reclusione. Dietro c’è anche la rete di traffici con il Corno d’Africa che vedono Prosperini come referente italiano del regime eritreo: nell’inchiesta ci sono, infatti, armi che finivano in Eritrea, Somalia e Iran.

Il palazzo del governatore
Il Palazzo Lombardia, nuova sede della Regione, secondo la Giunta è costato 400,4 milioni di euro. Denaro speso in conto capitale, cioè con risorse proprie dell’ente. Per la costruzione e gli allacciamenti sono stati spesi 263,3 milioni di euro e 78 per oneri e urbanizzazione e acquisto dell’area. Eppure nel comunicato stampa del 30 aprile 2004, all’indomani della scelta del progetto, Regione Lombardia dichiarava 175 milioni. Perché una crescita di 88 milioni? “Probabilmente era una stima iniziale” risponde l’ufficio stampa. Analizzando i bilanci annuali della Regione, sotto la voce “spese per acquisto beni immobili e attività connesse all’acquisizione della nuova sede”, si scopre il valore reale dell’opera. Nel 2003 vengono accantonati più di 35 milioni di euro, 56 per il 2004, quasi il doppio nel 2005 con 105 milioni. E si continua fino a 161 milioni del 2009. Il costo totale si scopre col bilancio del 2010: il “conto” sfiora 609 milioni di euro.

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