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Ambiente / Opinioni

Il caso Ex Falck è chiuso

Filippo Penati "si è lasciato prescrivere". L’inchiesta della Procura di Monza per concussione legata ai piani di trasformazione sulle aree dismesse di Sesto San Giovanni si ferma. Non si va in aula, nessun dibattimento, nessun contraddittorio. Il tutto grazie ad una legge "ad personam". [Per approfondire il libro "La caduta di Stalingrado", che Ae ha scritto per Rx Castelvecchi]

Non sapremo mai che cosa è successo davvero, qual è stata la mano che ha guidato le scelte urbanistiche che hanno trasformato Sesto San Giovanni, l’ex Stalingrado d’Italia. Le fabbriche hanno lasciato il posto a nuovi quartieri, a centri commerciali e a cittadelle dei servizi, nati a partire dalla fine degli anni Novanta dov’erano le acciaierie Falck, e sulla Marelli.

Non sapremo mai se sono stati atti di concussione a garantire il raddoppio delle cubature previste sull’area ex Falck, la più grande area dismessa d’Italia ricompresa all’interno di un Sin (Sito d’interesse nazionale) da bonificare. Non lo sapremo mai perché non si va a processo, perché l’accusa non potrà invitare i testimoni al banco, e interrogarli. Mentre la difesa rinuncia a controdedurre.

Perché l’inchiesta della Procura di Monza, quella che ha (ri)portato le troupe di tutta Italia a Sesto, e i corrispondenti a parlare di “Sistema Sesto”, si ferma prima del dibattimento in aula. È successo oggi, 22 maggio 2013, a quasi due anni dallo scoppio del “caso Falck”. Questa mattina Filippo Penati -ex sindaco di Sesto San Giovanni, ex presidente della Provincia di Milano, ex candidato del Partito democratico alla presidente della Regione Lombardia, ex capo della segreteria politica dell’onorevole Pierluigi Bersani, segretario del Pd- “si è lasciato prescrivere”, senza presentarsi in aula né dar mandato al proprio legale di fare ciò che l’ex sindaco di Sesto aveva da tempo dichiarato di voler fare: lasciarsi processare, dimostrare in aula la propria innocenza.

Penati, invece, ha sfruttato una norma approvata nella primavera del 2012, che ad alcuni parve davvero un provvedimento ad personam (Il Sole 24 Ore titolò: “Con la nuova concessione Penati prescritto”).

È un peccato: non saranno chiamati in aula gli amministratori che hanno guidato la giunta sestese dopo Penati, il sindaco Giorgio Oldrini, che ha guidato la giunta che è "arrivata in fondo”, approvando il piano d’intervento sull’area ex Falck; non saranno chiamati in aula i vertici di Banca Intesa (poi Intesa Sanpaolo), che ha curato la regia delle operazioni immobiliari legate ai trasferimento della proprietà della società Immobiliare Cascina Rubina, quella che ha in pancia l’area ex Falck, la banca a suo tempo più esposta nei confronti dei proprietari dell’area, prima la famiglia Pasini poi Luigi Zunino: dal dibattimento sarebbe senz’altro uscito un quadro interessante di quell’intreccio tra “banche, debiti e cemento” abbiamo ricostruito su Altreconomia già a fine 2010.

Resta solo una certezza: per gli stessi reati, Pasqualino Di Leva (assessore del Comune di Sesto San Giovanni al momento dell’arresto), Nicoletta Sostaro (dirigente del Comune) e l’architetto Marco Magni hanno chiesto il patteggiamentto, perché probabilmente non confidavano nel buon esito del processo.

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