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Il capitale delle relazioni

Esce un libro che rappresenta un viaggio nel futuro: quando il sistema produci-consuma-crepa sarà soppiantato dall’economia solidale

Tratto da Altreconomia 117 — Giugno 2010

Da tempo contro il sistema del profitto e del consumo è in atto una ribellione. Come racconta Paul Hawken in Moltitudine inarrestabile (Edizioni Ambiente, 2009) in tutto il mondo milioni di persone e centinaia di organizzazioni si battono da anni per la giustizia sociale e la difesa dell’ambiente.

Secondo l’autore è la risposta collettiva che la Terra sta generando per affrontare le mille crisi locali e globali; il sistema immunitario dell’umanità reagisce a tossine quali la globalizzazione, il pensiero unico economico e il degrado ecologico. Il movimento dell’economia solidale è una di queste famiglie di “anticorpi”. Una ribellione non violenta, festosa e collettiva. Milioni di persone che non accettano più le regole del gioco della nostra vita imposte dalla società dei consumi e dal marketing che ci dicono cosa dobbiamo comprare, quanto, a quale prezzo. O perfino quali sono i nostri gusti, come dobbiamo vestirci, che cosa dobbiamo mangiare. Quanto dobbiamo lavorare e quanto guadagnare.

A chi vanno i soldi. E a chi resta solo il sudore.
Nelle storie di questo libro, curato dal Tavolo per la Rete italiana di economia solidale, coordinata da Andrea Saroldi, sono protagoniste persone che hanno spento la tv e sono uscite di casa; hanno riflettuto e formulato proposte; hanno cambiato le loro vite e il modo stesso di intendere il benessere; e hanno scoperto che è possibile fondare l’economia sulla condivisione e sulla gratuità invece che sul profitto. Ma soprattutto queste persone si sono incontrate. Il cuore di questa ribellione è proprio in questa parola: relazione. Nella “rivoluzione delle reti”, infatti, non ci sono più produttori, distributori, consumatori, ma cittadini con un volto, idee e valori che vogliono conoscere la storia dei prodotti, diventarne co-produttori e vivere la “legge” della convivialità, anziché quella di domanda e offerta.

Le sfide che le reti -dai gruppi d’acquisto ai distretti di economia solidale- hanno posto al sistema economico non hanno ancora grandi numeri, tuttavia stanno già costringendo multinazionali e grande distribuzione a fare i conti con la domanda di biologico, di filiera corta, di sostenibilità, di trasparenza. Parole che ormai sono patrimonio di tutti. Il “popolo” dei gruppi di acquisto solidali, delle botteghe del commercio equo, delle associazioni e dei mille gruppi informali ha scalfito il sistema. Le reti che hanno costruito sono dei veri e propri presìdi di partecipazione, e -in questo momento di difficoltà e di disaffezione politica- sono anche un’inedita forma di democrazia.
Troppe aspettative? Forse. Ma per quanto incerto sia il futuro, è questo il capitale che crediamo darà buoni frutti e su cui vale la pena investire: quello delle relazioni. Il capitale delle relazioni è proprio  il veicolo per la trasmissione del “contagio positivo”. Nelle prossime pagine vi anticipiamo molte delle 50 storie di economia solidale contenute nel libro. Un vero e proprio manuale che descrive i punti di forza e gli aspetti critici di tutte le reti, dai Gas alle esperienze di filiera corta e co-produzione, dalle fiere solidali al turismo responsabile. E che -speriamo- fa venire voglia di moltiplicarle.

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