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Desertificazione e degrado del suolo: in 500 milioni vivono in aree di “grave deterioramento”

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Il punto dell’Ispra alla vigilia della Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione e alla siccità indetta dalle Nazioni Unite. La situazione è particolarmente grave anche in Italia dove il 28% del territorio presenta “segni evidenti di degrado”. Anche in Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna

La desertificazione e il degrado dei suoli sono fenomeni in crescita in tutto il mondo, Italia compresa. Secondo le stime dell’ultima edizione del “Global Land Outlook”, pubblicato ad aprile dalla Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione e agli effetti della siccità (Unccd) circa il 70% delle aree del Pianeta libere da ghiacci è stato alterato dall’uomo, con conseguenze indirette su circa 3,2 miliardi di persone. Di queste circa 500 milioni vivono in aree dove il degrado ha raggiunto il suo massimo livello, ovvero la perdita totale di produttività e la desertificazione. Se non ci sarà un’inversione di tendenza, entro il 2050 la quota di superficie terrestre alterata dall’uomo raggiungerà il 90%.

A lanciare l’allarme è l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) alla vigilia della Giornata mondiale indetta dalle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione e alla siccità del 17 giugno. “Tutto il Pianeta è soggetto a fenomeni di degrado del territorio e del suolo rapidamente crescenti -avverte Ispra- che minano la fornitura dei servizi ecosistemici sui cui si fonda la vita umana e che è il risultato di azioni di sovrasfruttamento indotte dall’uomo, causando il declino della sua fertilità, della biodiversità che ospita, con evidenti danni complessivi anche alla salute umana, azioni i cui impatti sono fortemente inaspriti dai cambiamenti climatici”.

L’Africa, in particolare la zona che si trova a Sud del deserto del Sahara, è la più colpita da questo fenomeno: il 73% delle terre aride coltivabili sono già degradate o completamente desertificate. Anche Asia, Medio Oriente, Sudamerica presentano un alto rischio di degrado del suolo. Così come Paesi ad alto reddito, come Stati Uniti o Australia, che presentano aree con alto rischio di desertificazione, si pensi agli Stati centrali e occidentali degli Usa. Nell’Unione europea i Paesi più coinvolti e che si sono dichiarati affetti da fenomeni di desertificazione e da effetti della siccità sono senza dubbio quelli del bacino Mediterraneo (Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Croazia, Cipro e Malta) ma non sono immuni da analoghi fenomeni l’Ungheria, la Slovenia e la Romania.

Il fenomeno della desertificazione -aggravato da lunghi periodi di siccità- interessa appunto anche l’Italia dove, secondo le stime di Ispra, circa il 28% del territorio presenta “evidenti segnali di degrado”. Queste aree sono concentrate soprattutto nelle regioni meridionali “dove le condizioni meteoclimatiche contribuiscono fortemente all’aumento del degrado e quindi alla vulnerabilità alla desertificazione” ma l’Istituto segnala “significativi peggioramenti” anche in diverse regioni del Nord Italia come Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna.

Di fronte a una minaccia crescente occorre rafforzare le misure, fermare e invertire il degrado dei suoli. Nel novembre 2021, in collegamento con la Strategia europea per la biodiversità, è stata presentata un’articolata e ricca Strategia europea per il suolo al 2030, che contiene iniziative concrete per proteggere e ripristinare i suoli e garantire che siano utilizzati in modo sostenibile, definendo obiettivi per i terreni sani entro il 2050 ed azioni entro il 2030. La Strategia è il primo passaggio verso la definizione di una nuova legge europea sulla salute del suolo entro il 2023 per garantire parità di condizioni e un elevato livello di protezione dell’ambiente e della salute, per la cui predisposizione è stato avviato un intenso processo preparatorio che vede impegnati tutti i 27 Paesi dell’Unione. Anche la Cop15 -che si è tenuta in Costa d’Avorio dal 9 al 20 maggio- ha ribadito l’urgenza di garantire azioni coordinate e di investire per fermare e recuperare il degrado di territorio e suolo, lanciando un appello ai governi di tutto il mondo ad agire per invertire i processi in corso.

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