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I rischi di un mondiale

Con la vittoria del Brasile sulla Croazia, il 12 giugno è partita la Fifa World Cup. La "preparazione" dell’evento ha visto in campo anche Ong e movimenti sociali brasiliani: hanno educato bambini e adolescenti contro lo sfruttamento sessuale. Chiedono, inoltre, uno "standard Fifa" per l’educazione, la sicurezza, la salute, la cultura e la democratizzazione della comunicazione. Un intervento di Paulo Lima della rivista Viração, www.viracao.org

 

Tratto da Altreconomia 161 — Giugno 2014

Altro che il Cristo Redentore con le braccia aperte indossando la maglietta della nazionale italiana. Altro che gli spot televisivi che inondano le televisioni, mostrando solo una parte del Brasile che aspetta l’inizio della Fifa World Cup. L’inaugurazione sarà il 12 giugno ma è dallo stesso mese dell’anno scorso che buona parte dei brasiliani si sono ribellati contro lo standard Fifa dei grandi eventi sportivi. Le proteste sono state battezzate “le giornate di giugno”, ma iniziate dodici mesi fa continuano tutt’ora. Tutto è partito da San Paolo, quando i giovani del Movimento pelo Passe Livre sono scesi in piazza contro un aumento di 20 centesimi sulle tariffe dei trasporti pubblici. Dopo pochissimi giorni, con l’aiuto dei social network, le manifestazioni si sono diffuse nelle capitali e nelle grandi città di tutte le regioni del Paese. In molti casi a guidarle è stato il ceto medio.

Sugli striscioni esposti, rivendicazioni in favore di uno standard Fifa anche per l’educazione, la sicurezza, la salute, la cultura e la democratizzazione della comunicazione, che prendono di mira anche il cinismo politico e la corruzione a tutti i livelli. La presidente Dilma Rousseff ha visto la sua popolarità nei sondaggi crollare di 27 punti in 3 settimane. Il movimento ha suscitato forti emozioni, in Brasile e nel mondo, e ha elettrizzato le reti sociali, mettendo in scacco persino la copertura giornalistica tradizionale.
Un coro unisono chiedeva “Fuori Rete Globo”, il canale Tv che all’inizio ha eticchettato i manifestanti di “baderneiros” (fuorilegge). Il Brasile ha speso 11 miliardi di dollari per organizzare la Fifa World Cup, fondi che -secondo chi è contrario ai Mondiali- avrebbero potuto essere investiti in maniera più proficua, per migliorare alcuni settori strategici come i trasporti, l’istruzione, l’edilizia e l’assistenza sanitaria.
Secondo un sondaggio di Datafolha, il 56% degli abitanti del Paese pentacampione del mondo sono convinti che i campionati dalla Fifa di Joseph Blatter porteranno più disagi che vantaggi alla popolazione. “Il brasiliano non è stupido. Nel 2007 gli hanno promesso vino e oggi si ritrova acqua. Non si immaginava faraoniche spese di denaro pubblico per gli stadi e tagli brutali degli investimenti per il trasporto pubblico, ad esempio”, ha detto Fernando Ferreira, esperto di marketing sportivo, commentando il sondaggio di Datafolha, che suona come un campanello d’allarme per la presidente Rousseff, alle prese con la campagna eletorale per le presidenziali di ottobre 2014.
Movimenti e organizzazioni sociali brasiliani che si occupano dei diritti dei bambini condividono però anche altre preoccupazioni. Nel 2012, lo studio “Turismo e sfruttamento sessuale dei bambini e degli adolescenti”, prodotto da John Snow Consulting Brasile, ha dimostrato che a Salvador de Bahia (una delle città a più alto flusso turistico e “sede” della nazionale italiana), ogni 372 turisti internazionali uno è stato accusato di sfruttamento sessuale dei bambini. L’analisi è stata condotta tra il 2008 e il 2010.
Esperti ed attivisti dei diritti umani avvertono che i Mondiali potrebbero portare a un aumento dei casi di sfruttamento sessuale dei bambini durante il periodo di questo evento. Inoltre, altre violazioni dei diritti dei bambini e degli adolescenti possono essere “in gioco”, nel senso negativo del termine: il grande movimento intorno agli stadi che ospiteranno le partite potrebber portare a utilizzare il lavoro minorile anche utilizzato nei servizi di commercio non regolamentati.
Il Paese dispone di servizi specifici per raccogliere le denunce, che possono essere fatte in forma anonima, e di un sistema di agenzie di servizio pubblico per aiutare a risolvere questi problemi. L’assistenza va dal momento della prima accoglienza fino all’arrivo di fronte ai giudici, che possono decidere, in casi più estremi, chi dovrà proteggere il bambino o l’adolescente che vive una situazione di vulnerabilità. Eppure questo sistema di garanzia dei diritti non può gestire una questione importante: la consapevolezza della persone. Per questo, è fondamentale il ruolo delle ong e dei movimenti sociali, che attraverso conferenze, azioni di strada e la distribuzione di materiali stampati trasmettono questo avvertimento alla società.
Questi gruppi organizzati vogliono costruire una “cultura di denuncia” nella popolazione. Questa attività è guidata dalla Rete di adolescenti e giovani per lo sport sicuro ed inclusivo (Rejupe), e facilitato dalla ong Viração, che lavora su comunicazione e diritti umani con il sostegno dell’UNICEF.
Formata da adolescenti, la Rejupe ha programmato a San Paolo, nel primo giorno dei Mondiali, un’azione per le strade, con striscioni e la distribuzione di adesivi con il numero di telefono per le denunce e l’indicazione di una applicazione da scaricare sul proprio cellulare con le istruzioni per riconoscere i casi di violazioni dei diritti umani e le indicazioni su come comportarsi in queste situazioni.
“Sarà importante perché porteremmo l’informazione al pubblico. In generale, le persone non sanno come riconoscere una situazione di sfruttamento sessuale. Credo che molti non pensino che questo possa realmente accadere”, dice Caterine Soffiati, 16 anni, un membro della rete.
Rejupe organizzerà anche un’attività più ludica, un concorso di sport inclusivi, una risposta alla possibilità di discutere politiche pubbliche nel bel mezzo di un gioco. Una giornata piena di competizioni sportive, che vedranno vincere coloro che saranno capaci di garantire criteri quali la pari partecipazione di ragazze e ragazzi, di stabilire punteggi più alti per quelli senza competenze sportive e capaci di mediare i conflitti in gruppi. Tutto questo sotto un ombrello di tutela dei diritti umani.
“Il pubblico del concorso sarà soprattutto di adolescenti, e vogliamo cogliere quest’occasione per invitarli a partecipare alla nostra lotta, per porre fine alla violenza sui bambini e sugli adolescenti. La metodologia del ‘concorso’ è stata pensata per favorire l’inclusione, dandoci l’opportunità di spiegare che questo modello di attività dovrebbe essere garantito a tutti, e che questo non succede oggi”, dice Rafael Silva, educatore di Viração.
L’anno scorso Rejupe ha organizzato sull’Avenida Paulista, una delle principali arteria di San Paolo, un flashmob sulla questione dell’abuso minorile. I ragazzi chiedono uno standard Fifa anche nella protezione dei diritti dei bambini e adolescenti. — (traduzione di Juliana Winkel)

* Viração (www.viracao.org)

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