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Ambiente

I rifiuti non sono rifiuti. E il tunnel Tav sotto Firenze si sblocca

I materiali che verranno estratti dalla “talpa” che scaverà i due tunnel Tav sotto Firenze presto potrebbero non essere più un “ostacolo” alla realizzazione della grande opera. Una bozza di decreto, ora al vaglio del Consiglio di Stato, non classifica più le terre di scavo come rifiuto speciale, quindi da smaltire in apposite discariche, trasformandole in materiale riutilizzabile, per esempio, per i ripristini ambientali.
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I materiali che verranno estratti dalla “talpa” che scaverà i due tunnel Tav sotto Firenze presto potrebbero non essere più un “ostacolo” alla realizzazione della grande opera. Una bozza di decreto, ora al vaglio del Consiglio di Stato, firmata dall’ex ministro all’Ambiente Stefania Prestigiacomo pochi giorni prima delle dimissioni del governo Berlusconi, modifica le disposizioni contenute nel dl n.152 del 3 aprile 2006 che classifica le terre di scavo come rifiuto speciale, quindi da smaltire in apposite discariche, trasformandolo in materiale riutilizzabile, per esempio, per i ripristini ambientali.

A renderlo noto il consigliere comunale della lista civica PerUnaltracittà, Ornella De Zordo, che denuncia come «vari studi tecnici dimostrino il contrario». L’utilizzo di una fresa che sfrutta la tecnologia “Tunnel Boring Machine” come la “Monna Lisa”, il nome della “talpa” che perforerà il sottosuolo fiorentino, comporta l’utilizzo di additivi chimici che contaminano il terreno estratto che diventa così rifiuto speciale. Contro questa previsione, il progetto originario dei tunnel per il sottoattraversamento AV di Firenze prevedeva il conferimento di parte dei materiali, in totale si stima circa 3 milioni di metri cubi, nell’ex miniera Enel di Santa Barbara, a Cavriglia (Arezzo), per la sua rinaturalizzazione. Un problema da tempo al centro delle preoccupazioni avanzate dal comitato No Tav fiorentino e dall’associazione ambientalista Idra che da anni si battono contro la realizzazione del nodo Alta velocità di Firenze e che hanno più volte richiesto alle autorità competenti di fare chiarezza a riguardo.

«La “soluzione” contenuta nel progetto dell’ex miniera di Santa Barbara, stando alle leggi vigenti, non sarebbe possibile perché potrebbe comportare un rischio ambientale» denuncia Ornella De Zordo. Del resto, come fanno notare i No Tav fiorentini «a questo si aggiunge il fatto che smaltire le terre di scavo in apposite discariche piuttosto che impiegarle per progetti di rinaturalizzazione comporterebbe un notevole aumento dei costi in corso d’opera». Invece, se il decreto legge proposto dalla Prestigiacomo venisse approvato, l’ostacolo dello smaltimento delle terre di scavo, e dei suoi costi, verrebbe definitivamente risolto e i lavori della talpa, annunciati per ottobre ma non ancora iniziati, potrebbero partire con il nuovo anno. Poco importa che non molto lontano da Firenze proprio nell’ambito dello stoccaggio dello smarino, il materiale residuo delle perforazioni, ci sia un precedente: «vogliamo veramente ripetere quanto avvenuto nel Mugello dove le terre di scavo per la realizzazione della variante di valico autostradale sono state abusivamente usate per un presunto risanamento ambientale che – sul caso sta indagando la magistratura – potrebbe aver contaminato terre e acque?» si chiede il consigliere Ornella De Zordo che già nel maggio scorso aveva interrogato il sindaco di Firenze Matteo Renzi sulla questione. «Dobbiamo proprio aspettare che sia la Magistratura a intervenire per porre mano a problemi sollevati da comitati e associazioni?».
 
 

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