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Diritti

I rastrellamenti e la favola della Lega “moderata”

Tutti i distratti e tutti i minimizzatori, tutti quelli che osservano l’Italia di questi mesi e anni senza notare segni evidenti di razzismo e di abbandono dei princìpi di democrazia, riflettano cinque minuti sulla pantomima sceneggiata dal partito leghista dopo…

Tutti i distratti e tutti i minimizzatori, tutti quelli che osservano l’Italia di questi mesi e anni senza notare segni evidenti di razzismo e di abbandono dei princìpi di democrazia, riflettano cinque minuti sulla pantomima sceneggiata dal partito leghista dopo l’episodio dell’accoltellamento di un ragazzo egiziano a Milano e le successive violenze di strada.

Matteo Salvini, dirigente ed eurodeputato della Lega Nord, partito che esprime nientemeno che il ministro degli Interni, ha indicato la necessità di procedere a verifiche "citofono per citofono, casa per casa" per scovare immigrati irregolari – lui li chiama "clandestini" – e "intervenire pesantemente", "sguinzagliando centinaia di vigili urbani". I media hanno sintetizzato utilizzando il termine "rastrellamento", che ci riporta alla persecuzione degli ebrei e altre analoghe: lungi dallo scandalizzarsi per l’evocazione di questo passato attraverso una parola così forte, il gotha leghista, Umberto Bossi in testa, è intervenuto per correggere apparentemente il tiro, ma ricorrendo proprio a quel termine – ha detto: "però i rastrellamenti lasciamoli stare" – e confermando la sostanza: l’Italia è un paese nel quale si comincia a parlare di rastrellamenti per individuare chi non è in regola coi permessi di soggiorno e le altre regole che rendono la vita impossibile a chi non sia autoctono.

E’ un gioco che conosciamo bene. Uno, il più truce, viene mandato avanti – di solito tocca a Salvini, Borghezio, Gentilini – poi arrivano i presunti moderati – di solito Bossi, Maroni – che correggono leggermente il tiro ma senza sconfessare nessuno e intanto il messaggio è passato, un altro mattone al muro della discriminazione è stato messo, un altro passo lontano dal principio d’uguaglianza è stato compiuto.

Il "rastrellamento" evocato da Salvini e Bossi (e Maroni), del resto, in alcuni Comuni amministrati dalla Lega è stato promosso attraverso provvedimenti e campagne che invitano i cittadini a segnalare la presenza di "clandestini", divenuti fuorilegge in virtù di una delle leggi più infami che siano state introdotte nel nostro ordinamento – quella che prevede il cosiddetto reato di clandestinità -, una legge che pesa come una macchia indelebile sul percorso politico e umano di chi l’ha approvata col prioprio voto.

Se qualcuno crede ancora alla favola della Lega "moderata" stacchi un po’ la spina, rilegga qualche libro di storia e poi ripensi tutto con la mente sgombra dalla propaganda dei media e dai giochini verbali dei dirigenti leghisti.

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