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Economia / Attualità

I profitti delle banche europee nei paradisi fiscali: un affare da 20 miliardi di euro l’anno

Un’analisi di Eu Tax observatory su 36 istituti di credito del Vecchio Continente evidenzia come il 14% dei profitti venga registrato in Paesi a fiscalità agevolata. Un’aliquota minima al 25% genererebbe tra i 10 e i 13 miliardi di euro di tasse in più ogni anno. I casi di Intesa Sanpaolo e Mps

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Venti miliardi di euro l’anno. A tanto ammontano, in media, i profitti annuali delle principali banche europee registrati in 17 Paesi e territori che applicano una tassazione agevolata. Una cifra, pari al 14% dei profitti totali registrati ogni anno tra il 2014 e il 2020 da istituti di credito come l’inglese Barclays, la svizzera HSBC, la tedesca Deutsche Bank oltre alle italiane Intesa Sanpaolo e Monte dei Paschi di Siena. È quanto emerge dal reportHave European baks left tax havens? Evience from country-by-country dataun’analisi condotta dal’Eu Tax observatory, un gruppo di ricerca indipendente, finanziato dall’Ecole d’economie di Parigi e dalla Commissione europea, sulla base dei dati forniti da 36 istituti di credito che sono tenuti a rendere pubblici i risultati delle loro attività, Paese per Paese.

E proprio “Paese per Paese” i ricercatori hanno analizzato gli utili registrati dagli istituti di credito. Mettendo sotto la lente le operazioni condotte in 17: dalle Bahamas alle Bermuda, dalle Isole Cayman a Hong Kong passando per il Kuwait e Macao fino ad arrivare in Europa (Malta, Lussemburgo, Isola di Man, Jersey e Irlanda). In media le 36 banche realizzano il 65% dei propri profitti fuori dai confini nazionali e il 14% viene prodotto nei paradisi fiscali: un dato rimasto sostanzialmente stabile tra il 2014 e il 2020. Il report evidenzia in particolare il fatto che gli “utili per dipendente” sono molto più elevati nei paradisi fiscali (238mila euro per dipendente) rispetto a quelli realizzati negli altri Paesi (65mila euro). Un’anomalia, per gli autori del rapporto, secondo cui “questo suggerisce che i profitti realizzati nei ‘rifugi’ fiscali vengono essenzialmente spostati da altri Paesi dove si realizza la produzione di servizi -si legge-. Circa il 25% dei profitti realizzati dalle banche europee nel nostro campione sono realizzati in Paesi con un livello di tassazione effettivo inferiore al 15%”.

Le due banche italiane analizzate nel rapporto (Monte dei Paschi di Siena e Intesa Sanpaolo) figurano tra gli otto istituti di credito che, nel periodo preso in esame dalla ricerca, hanno registrato un aumento dei profitti: +19,4% per l’istituto di credito senese e +12,2% per Intesa Sanpaolo. Seguono  HSBC (+7,9%), Barclays (+4,3%), Nordea (+2,1%), BBVA, (+1%), Banco Santander (+0,8%) e Rabobank (+0,7%).

L’aliquota fiscale media registrata da Eu Tax observatory per le 36 banche prese in esame è del 20%, ma con importanti oscillazioni: si va infatti da un minimo del 10% a un massimo del 30%. “In particolare, sette istituti di credito mostrano un’aliquota fiscale effettiva particolarmente bassa, inferiore o uguale al 15% -si legge nel testo-. Queste sono RBS, Barclays, Bayern LB, Nord LB, HSBC, KBC e Intesa Sanpaolo”.

Ma cosa succederebbe se gli istituti di credito pagassero una tassa minima globale? I ricercatori di Eu Tax observatory hanno effettuato tre simulazioni: con aliquote minime al 15% al 21% e al 25%. Applicare una tassazione globale minima del 15% alle 36 banche prese in esame -l’aliquota proposta al G20 del luglio 2021- andrebbe a generare un ulteriore gettito fiscale pari a 3-5 miliardi di euro: circa il 13% in più rispetto a quanto viene pagato oggi. L’aliquota al 21% porterebbe un gettito fiscale ulteriore di 6-9 miliardi di euro (+26% di gettito fiscale) mentre con un’aliquota minima al 25% le banche europee pagherebbero 10-13 miliardi di euro di tasse in più ogni anno.

Eu Tax observatory ha calcolato anche l’impatto che l’introduzione di una tassa minima globale del 15% avrebbe nei singoli Paesi europei in termini di maggior gettito fiscale. In base a questo meccanismo una banca tedesca che paga il 10% di imposte sui profitti generati a Singapore, andrebbe a pagare un ulteriore 5% sui quei profitti al governo di Berlino.

Sarebbe il Regno Unito a trarre i maggiori benefici dall’introduzione di un’aliquota minima al 15%, dal momento che le più importanti banche europee, come HSBC, hanno sede nel Paese: secondo le stime dei ricercatori stiamo parlando di 1,099 miliardi di euro nel 2018; 1,471 miliardi nel 2019 e 940 milioni di euro nel 2020. Segue, con ampio distacco, la Francia dove hanno sede istituti bancari importanti come BNP Paribas e Socieété Generale: con l’introduzione di un’aliquota al 15% Parigi avrebbe incassato ulteriori 356 milioni di euro nel 2018, 314 milioni nel 2019 e 343 milioni di euro nel 2020. “Il gettito fiscale aumenterebbe per altri paesi della UE, come Italia, Germania e Spagna, ma in misura minore”, scrivono i ricercatori. Per il nostro Paese Eu Tax observatory stima maggiori entrate per 268 milioni di euro nel 2018; 156 milioni di euro nel 2019 e 69 milioni di euro nel 2020.

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