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Economia / Approfondimento

I padroni dei libri di scuola: la lente dell’Antitrust sulla filiera editoriale

In Italia quattro gruppi assorbono tra il 70 e l’80% del settore dei volumi destinati a medie e superiori. La concorrenza latita anche per effetto di clausole problematiche imposte ai promotori. L’Autorità garante ha avviato un’istruttoria

Tratto da Altreconomia 234 — Febbraio 2021
© iStockphot.com

In Italia il mercato dell’editoria scolastica è una scatola chiusa. Nel 2019 ha raggiunto un valore di 769 milioni di euro: quasi un terzo dei tre miliardi del comparto editoriale complessivo, secondo i dati pubblicati dall’Associazione italiana editori (Aie) alla fine dello scorso anno. Il settore dei libri di testo per la scuola oggi è controllato principalmente da quattro gruppi: De Agostini, Mondadori, Pearson Italia e Zanichelli.

Rispetto a quanto si verifica nell’editoria generalista, la diffusione dei testi scolastici ha caratteristiche peculiari. I libri di testo non sono oggetto di forme di comunicazione pubblicitaria: a sceglierli, infatti, non sono le famiglie, che ne sostengono la spesa, ma gli insegnanti che da febbraio a maggio valutano i cataloghi delle case editrici illustrati dai promotori editoriali, ovvero agenti di commercio che cercano di convincere i professori a farsi portavoce presso il collegio docenti e il consiglio di istituto dell’adozione dei libri. C’è da rispettare un tetto massimo di spesa per i testi di ciascun anno di corso, definito dal ministero dell’Istruzione che è ancora fermo a quello del 2012/2013: nell’anno scolastico 2020/2021, per esempio, un alunno del primo anno del liceo classico ha speso fino a un massimo di 335 euro, uno studente del secondo anno del liceo artistico ha affrontato una spesa che non poteva superare i 274 euro mentre si è fermata a un massimo di 254 euro la spesa per chi sta frequentando il primo anno di un istituto tecnico-professionale. Nel 2020 la pandemia da Covid-19, le scuole chiuse e la didattica a distanza hanno interrotto l’incontro diretto tra docenti e agenti, e lo stesso succede quest’anno, ma non hanno cambiato le procedure di selezione: nel 2020 un’ordinanza, firmata dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, ha ribadito la possibilità di confermare i testi già in adozione perché gli insegnanti potevano non avere visionato i nuovi libri né incontrato i promotori.

450: sono oltre 450 le agenzie di promozione editoriale scolastica in Italia

È ripercorrendo la filiera dei promotori che l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) nel dicembre 2020 ha ricostruito la concentrazione del mercato editoriale scolastico, accentuata dai contratti che l’editore stipula con l’agente di commercio. Questi prevedono “clausole di gradimento” che attribuiscono all’editore la facoltà di autorizzare o meno il promotore a pubblicizzare una casa editrice diversa da quella con cui ha stretto il rapporto commerciale. Le clausole non hanno limiti al punto che un agente, senza l’autorizzazione dell’editore che già rappresenta, non può estendere la propria attività neanche a una casa editrice con un catalogo che, per le materie trattate, sia non sovrapponibile a quello dell’editore principale. Secondo l’Antitrust ad applicare le clausole sarebbero le quattro principali case editrici -De Agostini Scuola, Mondadori Education e Rizzoli Education, Pearson Italia e Zanichelli Editore- nei cui confronti ha avviato una istruttoria per presunti comportamenti anti-concorrenziali, procedimento che si concluderà entro il 31 dicembre 2021. La tesi è che tali clausole rappresenterebbero una forma di “restrizione verticale” che conferisce all’editore la facoltà di limitare l’operatività del promotore con effetti escludenti sul mercato editoriale restringendo così la concorrenza. Questo comporterebbe anche una violazione dell’articolo 101 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (Tfue) che vieta pratiche concordate che incidono sul commercio tra Paesi dell’Ue che potrebbero impedire, limitare o falsare la concorrenza. Contattate da Altreconomia, le case editrici interessate hanno declinato la richiesta di intervista sul tema.

“Secondo quanto previsto dal contratto possiamo rappresentare un editore diverso dal nostro solo se autorizzati. Ma il non-detto è che se volessimo farlo, il rapporto commerciale si interromperebbe. E non sarebbe conveniente”, conferma ad Altreconomia un promotore, attivo nel Centro Italia, che preferisce rimanere anonimo. “Considerando anche gli alti obiettivi di vendita che dobbiamo raggiungere in un anno, nel caso della nostra agenzia pari a un valore di circa mezzo milione di euro e per cui ci viene riconosciuta una provvigione sul venduto, non riusciremmo a rappresentare altri nomi”, prosegue. “La pandemia ci sta mettendo a dura prova perché molti docenti hanno riconfermato le stesse edizioni. Per noi ci sono state perdite economiche perché sui vecchi testi guadagniamo meno, oltre al fatto che si possono trovare sul mercato dell’usato”, aggiunge. Inoltre le “clausole di gradimento” si inseriscono all’interno di un mercato già di per sé concentrato: secondo la banca dati ESAIE, citata nel provvedimento dell’Antitrust, i quattro gruppi editoriali rappresentano infatti il 70% del settore dei testi delle scuole medie inferiori e l’80% di quello per le superiori.

Il 70% del settore dei libri di testo delle scuole medie inferiori è rappresentato dalle quattro case editrici

Tutti lavorano attraverso i loro marchi: Zanichelli Editore, al primo posto per fatturato che nel 2019 è stato di 157,7 milioni di euro, lavora con Atlas, Loescher e Zanichelli; Pearson Italia, controllata interamente da Pearson PLC, è attiva con i marchi Pearson, Paravia e Bruno Mondadori e nel 2019 ha registrato un fatturato da 115 milioni di euro; Mondadori Education e Rizzoli Education, entrambe di proprietà del gruppo Mondadori, sono attive con un catalogo di 30 marchi e hanno rispettivamente registrato un fatturato da 81,7 e 83,1 milioni di euro. Infine De Agostini Scuola, società del gruppo editoriale De Agostini, lavora con Black Cat, Cedam Scuola, De Agostini, Garzanti Scuola, Garzanti Linguistica e Thoerema: nel 2019 ha avuto un fatturato pari a 75,7 milioni di euro. Gli accordi contrattuali attribuiscono agli agenti di commercio una specifica area da coprire, provinciale o interprovinciale, con i relativi istituti scolastici. Su tutto il territorio nazionale le agenzie promozionali -che, secondo l’Antitrust, sono indipendenti dagli editori fatta eccezione per Zanichelli che si avvale di filiali controllate direttamente- sono circa 450 e la loro diffusione è legata alla presenza della popolazione scolastica.

157,7 milioni di euro è il fatturato di Zanichelli Editore nel 2019

“Ricopriamo un ruolo strategico per gli editori perché siamo i soli che entrano a scuola e parlano con i docenti. La componente relazionale è fondamentale perché riuscire a spingere un professore ad adottare un libro è spesso il risultato di un rapporto personale che si coltiva negli anni”, spiega un altro agente attivo nel settore da più di 20 anni. “Adesso che non possiamo entrare a scuola il lavoro si fa con email, messaggi, telefonate”. Se gli insegnanti decidono di cambiare il testo, la scelta deve essere motivata dal collegio docenti e poi ratificata dal consiglio di istituto. Nelle scuole secondarie i libri possono essere cambiati ogni anno perché nel 2012 è stata abrogata la norma che stabiliva che i testi dovevano essere mantenuti almeno cinque anni per limitare la spesa delle famiglie con più figli: “A scuola ora tutti gli insegnanti di una stessa materia di ogni sezione cercano di usare lo stesso materiale. E anche nel caso in cui il testo si cambi, spesso si adotta la medesima edizione aggiornata. Non ci sono stati cambiamenti sul tetto di spesa per il nuovo anno scolastico e ancora attendiamo eventuali decisioni del ministero per sostenere la spesa dei libri. Gli interventi governativi per ora si sono fermati a supportare la didattica a distanza”, spiega una professoressa di latino e greco in un liceo della provincia di Roma, membro del collegio docenti.

Secondo l’Antitrust le “clausole di gradimento” conferirebbero all’editore la facoltà di limitare l’operatività del promotore con effetti escludenti sul mercato

Anche la dimensione locale, secondo l’Antitrust, contribuisce a chiudere il mercato: gli editori minori e indipendenti che vogliono entrare nel settore difficilmente possono trovare sul territorio promotori ulteriori rispetto a quelli già presenti e legati ai gruppi maggiori. Questo anche perché il settore della promozione si è nel tempo ridotto, disincentivato dalla bassa redditività e dall’andamento stabile della domanda di libri per la scuola secondaria. “Il territorio è fondamentale perché serve ad avere legami di fiducia che devono essere mantenuti nel tempo. Entriamo in aula a febbraio per presentare il catalogo ma il nostro lavoro non si ferma certo qua”, racconta un altro promotore che, invece, rappresenta diverse case editrici indipendenti. “Dobbiamo essere disponibili per qualsiasi evenienza nel corso dell’anno e al telefono rispondiamo sempre. Spesso si usano anche alcuni stratagemmi per convincere i professori: si lasciano saggi in regalo, si aiuta se c’è qualsiasi necessità anche se ad avere bisogno è un alunno. Si potrebbe dire che un professore più che un libro adotti un promotore”.

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